Anticipiamo al sabato la rubrica “cose fuori dal comune” per parlare di manifestazioni per Gaza. Perché oggi si tiene una importante manifestazione, a Roma, per fermare il genocidio in terra di Palestina. “In piazza per Gaza”. E poco importa che il sottotitolo reciti “massacro” dove ben avrebbe dovuto figurare “genocidio”. Resta il fatto che, almeno nel titolo, non vi siano le ambiguità di ieri, alla manifestazione, al chiuso di un teatro, a Milano. “Due popoli, due stati, un destino”. Con le bandiere di Palestina ed Israele sventolate apposta per veicolare un messaggio che vuole cancellare le differenze, mettere sullo stesso piano quanto accade a chi avrebbe diritto di starci (sullo stesso piano) ma, obiettivamente, riceve un trattamento molto diverso a seconda che sia palestinese o israeliano. Oggi no. Pur con una carrettata di “se”, messi in fila da PD, AVS e 5Stelle che l’hanno organizzata, resta in primo piano quello che è innegabile: a morire, essere affamati, torturati, imprigionati, privati di cure, privati di istruzione, privati dei più fondamentali diritti, nell’ordine delle decine di migliaia di individui, di cui al 70% donne e minori, sono i palestinesi, non gli israeliani. Il ruolo svolto dagli israeliani non è quello di stare sullo stesso piano ma di stare sopra: di uccidere, affamare, torturare, imprigionare, privare di cure, privare di istruzione, privare dei più fondamentali diritti i palestinesi.
Però il Movimento degli studenti palestinesi non sarà in Piazza San Giovanni, né parteciperà al corteo: «Dopo quasi due anni di genocidio, bombardamenti incessanti e distruzione sistematica, Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle annunciano una manifestazione nazionale “per Gaza”. Ma nella grafica ufficiale non c’è traccia della parola Palestina. Questa piazza non è la nostra. È la piazza dei complici, non dei solidali. È la piazza della finta opposizione, non della liberazione, è stata organizzata perché sono partiti che vanno al ballottaggio e hanno bisogno di recuperare consenso». E lo stesso concetto è ribadito dall’Associazione dei Palestinesi in Italia: «Non siamo disposti a manifestare accanto a chi ha sempre ignorato, delegittimato o strumentalizzato la lotta del popolo palestinese». E chi meglio degli stessi palestinesi dovrebbe saperlo?
Al contempo la Comunità Palestinese d’Italia scende in piazza «per ringraziare l’Italia democratica e amante della libertà, della giustizia e della solidarietà fra gli uomini e i popoli del mondo. La pace giusta è possibile e fattibile, solo sulla base del rispetto e dell’applicazione delle risoluzioni Onu e della legalità internazionale. No alle armi, alle guerre, all’occupazione, alla distruzione e alla morte. Per un mondo diverso, più giusto e più civile. Palestina libera».
Non ci sono i partiti di Calenda, Renzi e Bonino oggi a Roma. Né destra e centrodestra. Ci sono Socialisti, Partito della Rifondazione Comunista e il Partito dei CARC. Mancano altre voci da sinistra. Che dovrebbero però essere tutte presenti il 21 giugno prossimo, sempre a Roma, alla manifestazione “NO GUERRA, RIARMO, GENOCIDIO, AUTORITARISMO” in cui sarà messo in primo piano il ruolo delle armi e degli armamenti europei nel genocidio di Gaza. E ci saranno anche ARCI e CGIL e altre associazioni e reti.
Ravenna in Comune mantiene ferma la posizione assunta con la nuova fase della guerra tra Ucraina e Russia e ribadita durante il genocidio di Gaza: siamo favorevoli e sosteniamo ogni iniziativa, manifestazione, sit-in, sciopero e altro ancora che abbia al suo centro l’imposizione di un cessate il fuoco che arresti le violenze contro la popolazione civile tutta. Siamo contrarie e contrari a qualunque tipo di riarmo e di commercio di armamenti comunque giustificato. Chiediamo che non si perda mai di vista quali vicende portano alle crisi perché altrimenti queste non si risolveranno mai. Così ribadiamo il ruolo della NATO nella guerra tra Ucraina e Russia. E altrettanto non dimentichiamo la lunga oppressione israeliana nei confronti delle popolazioni palestinesi.
Detto questo risuonano ancora nelle nostre orecchie le parole pronunciate da Yousef Hamdouna, palestinese, responsabile dell’ONG EducAid per la Striscia di Gaza, il 27 marzo 2024 durante l’incontro che organizzammo assieme ad altre forze della sinistra ravennate nell’ambito del Coordinamento per la Libera Informazione: “A fianco di un popolo per la libertà. Un genocidio che ci riguarda”. Disse Hamdouna che occorreva sempre lavorare perché prevalesse il comune denominatore rispetto alle differenze, naturalmente presenti (altrimenti non vi sarebbe pluralità di sindacati, forze politiche, associazioni), nella costruzione del più vasto fronte comune di pressione interna ed internazionale perché abbia a cessare la violenza contro il popolo palestinese. È il compito che abbiamo deciso di assumerci, quello di lavorare per un fronte comune tra vicini benché diversi al fine di fare prevalere l’obiettivo di una pace giusta. E di una società più giusta nel nostro più piccolo territorio.
Free, free Palestine.
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Manifestazione per Gaza a Roma
Fonte: Rai News del 7 giugno 2025