La natura abrogativa dei referendum che si terranno domenica 8 e lunedì 9 giugno rende problematica, come sempre, la comprensione diretta dei quesiti proposti. Quesiti come questo, nel referendum sul divorzio del 1974, non si leggono più da tempo: «Volete che sia abrogata la legge 1º dicembre 1970, n. 898, “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”?». Perfino quando è direttamente richiesta l’abrogazione di un’intera norma, infatti, questo raro istituto di democrazia diretta produce delle domande decisamente meno semplici da comprendere. Il primo quesito di quest’anno, ad esempio, recita:
«Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, come modificato dal d.l. 12 luglio 2018, n. 87, convertito con modificazioni dalla L. 9 agosto 2018, n. 96, dalla sentenza della Corte costituzionale 26 settembre 2018, n. 194, dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145; dal d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, dal d.l. 8 aprile 2020, n. 23, convertito con modificazioni dalla L. 5 giugno 2020, n. 40; dalla sentenza della Corte costituzionale 24 giugno 2020, n. 150; dal d.l. 24 agosto 2021, n. 118, convertito con modificazioni dalla L. 21 ottobre 2021, n. 147; dal d.l. 30 aprile 2022, n. 36, convertito con modificazioni dalla L. 29 giugno 2022, n. 79 (in G.U. 29/06/2022, n. 150); dalla sentenza della Corte costituzionale 23 gennaio 2024, n. 22; dalla sentenza della Corte costituzionale del 4 giugno 2024, n. 128, recante “Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183” nella sua interezza?».
È dunque indispensabile apprendere anticipatamente quale effettivo contenuto viene messo in votazione. Come Ravenna in Comune abbiamo ritenuto opportuno riportare di seguito le chiare indicazioni fornite dalla CGIL. In calce all’articolo il lettore troverà i link al contenuto dell’ultimo numero di Tracce Migranti, molto opportunamente uscito prima del voto. Ravenna in Comune, è bene ribadirlo, sostiene la partecipazione ai referendum ed il voto Sì a tutti i quesiti.
1. Stop ai licenziamenti illegittimi | |
Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo. | |
2. Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese | |
Nelle imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione rispetto alla/al titolare. Abroghiamo questo limite, aumentiamo l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età della lavoratrice e del lavoratore. | |
3. Riduzione del lavoro precario | |
In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato. | |
4. Più sicurezza sul lavoro | |
Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro. | |
5. Più integrazione con la cittadinanza italiana | |
Riduciamo da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese. |
- https://www.nuovetracce.org/politica-e-società/prima-dell-estate-uno-sguardo-sul-mondo-1
- https://www.nuovetracce.org/letture/adania-shibli-la-lingua-e-l-indicibile
- https://www.nuovetracce.org/diritti/three-and-a-half-years-under-the-taliban-rule-life-in-afghanistan-from-women-s-perspective
- https://www.nuovetracce.org/politica-e-società/borders-and-borderlands-venezuelan-migrants-in-colombia-a-crisis-of-displacement-resilience-and-shared-humanity
- https://www.nuovetracce.org/poesia/la-scomparsa-del-mondo
#RavennainComune #Ravenna #referendum
____________________
Manuela Trancossi (Cgil) sui referendum: “Votiamo Sì per scegliere più diritti e sicurezza. Non andare a votare significa decidere di non contare”