L’8 e il 9 giugno prossimi si potrà votare per i 5 referendum. Ravenna in Comune, come detto molte volte, promuove 5 Sì. Il risultato è considerato scontato: nessuno dubita che, a conclusione dello spoglio delle schede, il numero dei Sì, ossia delle risposte affermative rispetto ai quesiti, risulterà prevalente rispetto al numero di chi avrà scelto il No. Questo tuttavia non è sufficiente per l’accoglimento di una chiara volontà popolare. Occorre infatti che si rechi alle urne almeno la metà di chi è iscritto/a tra gli/le aventi diritto ad esprimersi con il voto. E questo, invece, non è affatto un esito scontato.
Il 25 e il 26 maggio scorsi, in occasione delle elezioni amministrative, nel Comune di Ravenna ha votato meno della metà di elettrici ed elettori: il 49,55%. Se quanto accaduto a Ravenna si dovesse replicare domenica e lunedì prossimi a livello nazionale, la volontà popolare verrebbe disattesa.
Lunedì 2 giugno si è ricordato il referendum tenutosi nella stessa data nel 1946 per la scelta della forma di Stato. Anche in quel caso, almeno nel nostro Comune, il risultato della consultazione era facilmente prevedibile prima ancora che si tenesse. Al termine dello spoglio risultò aver votato per la Repubblica il 91,18% dell’elettorato. A partecipare al referendum, a Ravenna, fu il 92,79% delle donne e degli uomini che avrebbe potuto farlo.
Ci sono tante ragioni che spiegano la disaffezione rispetto a momenti essenziali della nostra democrazia, sia quella diretta, dei referendum, che quella indiretta, della scelta dei rappresentanti nelle Istituzioni.
Dal 2011, in occasione di un’altra tornata referendaria, nonostante il raggiungimento del quorum, la volontà popolare attende ancora di essere rispettata. L’acqua non è tornata pubblica. I servizi continuano ad essere gestiti dal privato. Si ritorna a spingere sul nucleare…
Le elezioni comunali di pochi giorni fa hanno rilanciato il messaggio di ininfluenza del voto rispetto ad una realistica possibilità di cambiamento a causa del sistema elettorale adottato. Presto analizzeremo collettivamente in Assemblea partecipazione e risultato di un’elezione che, evidentemente, non può considerarsi soddisfacente quanto all’esito.
Il referendum del 1946, tenutosi a poco più di un anno dalla fine della guerra civile sul suolo italiano, era al contrario percepito come un momento fondamentale per la scelta del futuro che le italiane e gli italiani avrebbero voluto. La partecipazione fu elevatissima nel nostro Comune (e restò tale per molte elezioni successive) proprio per questa ragione.
Con tutti i limiti che vanno riconosciuti al momento del voto per la rappresentanza e a quello per i referendum, si tratta dei pochi passaggi che caratterizzano come democratica la vita politica della nostra Repubblica. Una guerra è stata combattuta per poterli ottenere. Molte vite si sono interrotte anzi tempo proprio per conquistare questo risultato. Non è un regalo. Ravenna in Comune chiede alla cittadinanza di tenerlo a mente nel momento in cui sceglierà di recarsi o meno alle urne domenica e lunedì prossimi. E di rammentare anche che i poteri economici e finanziari italiani ed esteri continuano a ritenere un lusso da sopprimere la nostra Costituzione che tale possibilità di voto prevede. Buon voto.
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Referendum 8 e 9 giugno. Informazioni sul voto per gli elettori del Comune di Ravenna