IL SECONDO SETTE OTTOBRE – COSE FUORI DAL COMUNE

Oggi è il 7 ottobre, quindi è il secondo anniversario dell’attacco compiuto dalle organizzazioni armate palestinesi di Gaza nei confronti di Israele. Furono colpite persone in divisa ma anche civili, uomini, donne e bambini. Certo, oggi sappiamo che moltissime uccisioni sono state compiute dagli stessi Israeliani in esecuzione della cosiddetta direttiva Annibale che contempla la deliberata eliminazione di chi cade nelle mani del nemico. Sappiamo anche che molte delle efferatezze narrate a ridosso dell’evento erano totalmente inventate: ad esempio la balla sesquipedale dei 40 bambini a cui sarebbe stata mozzata la testa nel kibbutz di Kfar Aza. È però incontestabile che, per gli standard adottati in Europa, va considerato un attacco con modalità terroristiche. Non ci sono dubbi, infatti, che si è avuto un uso intenzionale della violenza verso la popolazione civile per causare terrore tra gli Israeliani. Ha avuto come obiettivo un numero notevole di persone. Ed altri lo avevano preceduto. Così come non ci devono essere dubbi nel considerare atti di terrorismo quelli compiuti dagli Israeliani. Iniziati ben prima della comparsa di uno Stato chiamato Israele e parte della strategia di ampliamento territoriale adottata da quello Stato dopo la sua fondazione.

Ciò detto, non va però perso di vista il contesto di Gaza. Ossia va considerato lo stato di totale assedio di Gaza che va avanti senza interruzioni dallo smantellamento delle colonie israeliane nel 2005: niente entra e niente esce, nemmeno via mare, dove è vietato anche pescare… Già dal 2006 iniziarono i periodici massacri della popolazione con l’operazione “Piogge estive”, a cui seguì l’operazione “Piombo fuso” nel 2008, ecc. Indipendentemente dalle grandi operazioni, praticamente da sempre l’IDF entra ed esce dalla striscia, che dovrebbe essere autonomamente governata, a proprio piacimento, uccide, rapisce persone, commette violenze. Mancano solo le violenze dei coloni che si svolgono invece in Cisgiordania, ma solo perché mancano i coloni. Tutta Gaza era un campo di concentramento. E da questo campo di concentramento sono fuoriuscite le organizzazioni armate palestinesi il 7 ottobre 2023 ed anche palestinesi non organizzati che hanno approfittato dell’apertura di varchi. A parte i centri militari e il Nova Festival, la popolazione civile presa di mira il 7 ottobre era composta dagli abitanti dei kibbutz, ossia insediamenti sionisti armati organizzati per l’autodifesa realizzati su terra precedentemente palestinese occupata. Così come era palestinese, ovviamente, il territorio su cui si svolgeva il festival Nova, nei pressi del kibbutz di Re’im.

A livello internazionale prima del 7 ottobre 2023 procedevano rapidamente i cosiddetti accordi di Abramo, finalizzati a normalizzare completamente i rapporti tra i Paesi arabi ed Israele senza alcuna considerazione della situazione palestinese. Nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni unite, tenutosi poco prima del 7 ottobre 2023, Netanyahu aveva presentato una mappa del «Nuovo Medio Oriente», che raffigurava lo Stato di Israele esteso dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo senza nessuna presenza di Gaza e della Cisgiordania. La vita in Palestina per i Palestinesi era praticamente impossibile da sopportare anche prima del 7 ottobre 2023, sia dentro che fuori la striscia di Gaza. Sia in Cisgiordania che nello stesso Israele. La discriminazione è continua, la violenza pure, gli arresti, le uccisioni, le distruzioni, l’ampliamento delle cosiddette colonie sono nella normalità. Oggi fa rabbrividire il numero di giornalisti uccisi a Gaza dall’IDF, ma l’11 maggio 2022 era già toccato a Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese e statunitense, durante un servizio a Jenin. E si potrebbe continuare ma si tratta di frammenti di una realtà oggi annichilita da centinaia di migliaia tra morti e feriti palestinesi in quel genocidio che viene ancora chiamato la legittima difesa di Israele dall’aggressione del 7 ottobre.

Venerdì l’Italia si è fermata per gli scioperi dichiarati dai sindacati di base e dalla CGIL. Due milioni di persone sono sfilate nei cortei delle città italiane di cui diecimila a Ravenna. Sabato un milione di persone ha invaso Roma da porta San Paolo a piazza San Giovanni. È l’onda crescente della marea delle proteste contro l’annichilimento dei palestinesi e del diritto all’autodeterminazione di un popolo portato avanti da Israele. L’ambasciatore israeliano in Italia ha dichiarato: «Il massacro del 7 ottobre è stato un atto di brutale terrorismo: stupri, mutilazioni, esecuzioni sommarie, persone bruciate vive e rapimenti di civili innocenti commessi da Hamas. Chi è sceso in piazza a giustificarlo dimostra di non voler la pace. Ci aspettiamo che le autorità italiane si oppongano con fermezza a queste iniziative. Confidiamo che l’Italia impedirà manifestazioni che esaltano il terrorismo e tradiscono i valori della nostra civiltà democratica».

Il 7 ottobre 2023 è avvenuto un atto di terrorismo ma anche un evento complesso in una realtà complessa. Un atto terroristico in un contesto di violenza generalizzata da parte di Israele. La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto nei confronti dei leader di Hamas e di quelli di Israele, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e l’ex ministro della difesa israeliano Yoav Gallant. I mandati nei confronti di Hamas non sarranno mai eseguiti perché Israele ha assassinato i palestinesi impedendone l’arresto e il processo. Anche i mandati nei confronti degli israeliani non saranno eseguiti per la complicità nel genocidio dei Paesi occidentali. Quegli stessi Paesi che hanno definito lo standard di ciò che è terrorismo. La popolazione che protesta ha compreso questa complessità, se ne faccia una ragione l’ambasciatore israeliano, ma ha anche compreso che non c’è nessuna guerra in Palestina. C’è un oppressore e c’è un oppresso. A chi debba andare il sostegno lo hanno compreso milioni di persone. Le Istituzioni si dimostrino all’altezza dei popoli che affermano di rappresentare.

Interrompiamo ogni legame con Israele. Facciamo di Israele il paria del mondo. E, intanto, sosteniamo la denuncia del Governo Italiano alla Corte penale internazionale per complicità con il genocidio.

[nell’immagine: Piazza del Popolo invasa dai manifestanti a sostegno della Palestina il 3 ottobre 2025]

#RavennainComune #Ravenna #Israele #Palestina

_________________________

L’ambasciatore israeliano sui cortei per Gaza: “Chi è sceso in piazza non vuole la pace. L’Italia blocchi le proteste che esaltano il terrorismo”

Fonte: il Fatto Quotidiano del 6 ottobre 2025

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.