IL PERICOLO VIENE DAL PADRONE NON DAL BULLONE

Ieri abbiamo imparato che si può essere feriti, mentre si lavora, per l’azione di un bullone. Abbiamo letto così: «Incidente sul lavoro questa mattina verso le 11 a Ravenna in una azienda in via Edison. Un operaio è rimasto ferito da un bullone partito in alta pressione. L’oggetto metallico è schizzato come un proiettile, ferendolo sotto l’ascella di un braccio. Immediato l’intervento dei sanitari del 118 con ambulanza ed elimedica: l’uomo, un 36enne iraniano residente a Ravenna, è stato elitrasportato in condizioni di media gravità all’ospedale Bufalini di Cesena».

Il giorno prima avevamo invece scoperto quanto possono essere micidiali i pali: «A Faenza camionista schiacciato da un palo nella cabina del mezzo: ricoverato al Bufalini».

Il 2 maggio, ad assalire il lavoratore era stato un bidone: «Per cause in corso di accertamento, il contenitore è improvvisamente esploso, fortunatamente senza innescare un incendio, facendo saltare il coperchio. Il lavoratore è stato soccorso dal personale del 118 e trasportato in ambulanza all’ospedale di Ravenna». 

Più pericolosi ancora i muletti. L’altro ieri «Un altro incidente mortale sul lavoro nel Ravennate. Nel pomeriggio di lunedì intorno alle 15.30 un uomo di 57 anni di origine albanese è morto mentre operava in un cantiere per la sistemazione di alcune idrovore a Sant’Agata sul Santerno, lungo il fiume. L’uomo si sarebbe trovato a bordo di un muletto che si sarebbe rovesciato e sarebbe finito giù nella scarpata. L’uomo è morto sul colpo».

Per non parlare della ferocia delle case in costruzione. È morto dopo una lunga agonia, infatti, il lavoratore che vi stava operando il 28 aprile: «È accaduto a Russi, in largo Cantagalli, nell’ambito del cantiere di una casa in costruzione. Le dinamiche dell’incidente sono ancora da chiarire. Stando alle prime informazioni, un operaio marocchino di 48 anni che stava svolgendo dei lavori all’ultimo piano di un’abitazione sarebbe stato trovato a terra, privo di conoscenza».

Bulloni e pali che feriscono; bidoni che esplodono; muletti e case che uccidono. Sembra uno scherzo macabro ma, invece, è come sono stati riportati gli omicidi e i tentati omicidi che per 5 volte si sono verificati nella nostra provincia in un intervallo di pochi giorni. Invece, come detto, si tratta di omicidi riusciti o tentati: manca solo il reato specifico nel codice penale, ma nella coscienza dei lavoratori non c’è dubbio che si devono qualificare così.

Ripetiamo di seguito concetti che Ravenna in Comune ha già espresso molte volte. E ci fa male farlo, perché l’occasione per la ripetizione è sempre un lavoratore che non rientra a casa a fine turno. La nostra solidarietà va tutta alle vittime e alle loro famiglie. Resta il fatto che «la morte o il ferimento sul lavoro non è un incidente. È l’evento che consegue ad azioni che, dopo esser stato messo in conto che potessero accadere (il rischio), si è consentito che accadessero. Per cause immediate differenti ma per una causa prima chiamata profitto. È sempre così. Le indagini proveranno ad accertare la catena degli avvenimenti e quella delle responsabilità. Seguirà il processo, se il procedimento lo riterrà necessario. Seguiranno, solo in quel caso, i gradi di giudizio. Alla fine, se ci sarà stato un processo, se sarà giunto in fondo senza prescrizioni, ci sarà una sentenza». Le sentenze che giungono ad una condanna sono rarissime. E quando accade, per lo più, colpiscono un collega della vittima. Un altro lavoratore, un’altra vittima, sopravvissuta all’accaduto solo per trovarsene addebitata la responsabilità. Qualche rarissima volta anche qualche manager si troverà coinvolto nel processo. Il padrone, quello vero, quello che intasca i soldi, mai! Lo ripetiamo fino alla nausea. Fino a che un padrone non sarà condannato a pena grave per aver prodotto lo spegnimento di una vita o esserci andato vicino e sconterà quella pena, le morti continueranno a succedersi, anche se non dovrebbero, perché tutte potenzialmente evitabili.

Ravenna in Comune vuole tornare in Consiglio Comunale per sbattere questa verità in faccia alle Istituzioni che, oramai, non si scomodano nemmeno più a mandare le condoglianze alle famiglie delle vittime. Vogliamo vedere i dati che dovrebbe avere raccolto l’Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza sul Lavoro che conquistammo nel 2019 e di cui le altre forze politiche si sono totalmente disinteressate dopo la nostra uscita dal Consiglio Comunale. Pretendiamo che da Palazzo Merlato si faccia pressione sulle altre Amministrazioni affinché si facciano frequenti ispezioni, si coprano tutti i luoghi in cui è più frequente che un lavoratore muoia o rimanga ferito. Pretendiamo che si smetta di far finta di essere interessati soltanto il 13 marzo nell’anniversario dei 13 morti della Mecnavi. Chiediamo alle lavoratrici ed ai lavoratori il voto per continuare a fare il lavoro che abbiamo forzatamente interrotto nel 2021. Un lavoro che solo noi abbiamo dimostrato di saper e voler fare.

[nella fotografia di Massimo Fiorentini: l’intervento dei soccorsi dopo il ferimento del lavoratore in via Edison a Ravenna il 13 maggio]

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Ravenna, incidente sul lavoro: un bullone schizza come un proiettile e trafigge un operaio

Fonte: Corriere Romagna del 13 maggio 2025

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