
La vicenda processuale che ruotava attorno alla Berkan B e al suo affondamento nella Piallassa dei Piomboni si è conclusa. E abbiamo letto sulla stampa come: «Affondamento Berkan B, reato c’è, ma fatto tenue: assolto Daniele Rossi. Per l’ex presidente dell’Autorità portuale l’accusa di inquinamento derubricata da dolosa a colposa. Dovrà comunque risarcire le associazioni ambientaliste. Resta l’inquinamento, resta la carcassa della nave semi-affondata, resta il danno ambientale alla Piallassa dei Piomboni». Così Il Resto del Carlino dello scorso 3 luglio, il giorno dopo la pronuncia della sentenza.
Così ha commentato Italia Nostra che si era costituita parte civile dopo aver denunciato quanto stava accadendo nel febbraio 2019: «l’assoluzione per particolare tenuità del fatto implica il riconoscimento della responsabilità dell’imputato per quanto accaduto. Ma il Giudice ha ritenuto che il danno comportato sia stato esiguo e riparato – con oltre 10 milioni di euro di soldi pubblici – dalla rimozione del relitto.
Il “colpevole” è stato dunque individuato, ma la colpa commessa trascurabile. In poche parole, il contrario di ciò che premeva evidenziare da parte di chi si è mobilitato per denunciare il fatto e doverosamente costituito parte civile: ovvero non puntare il dito contro questo o quel personaggio, ma indicare il danno ambientale patito dal nostro territorio, con l’auspicio che episodi del genere potessero non accadere più».
Come Ravenna in Comune abbiamo contribuito, per quanto possibile, a mantenere desta l’attenzione pubblica sin dal 3 gennaio 2019 (La Piallassa dei misteri) ponendo domande sulle «navi arenate. Quando verranno rimosse? Al momento, invece di calare, sono anzi aumentate di un’unità, o almeno si sono aggiunti i pezzi semiaffondati della Berkan B. Un cimitero navale a cielo aperto». Così scrivevamo. Di fatto in Consiglio Comunale e in Commissione Consultiva l’allora nostro capogruppo, Massimo Manzoli, ha ripetutamente sollecitato quell’intervento che continuava a mancare. A mancare non sono state invece le minacce dell’ex Presidente dell’Ente Porto che ha continuato a negare l’inquinamento e a promettere di querelare chiunque avesse detto il contrario.
Dopo pochi giorni dalla sentenza, sono già spariti dalle cronache sia la Berkan B, che ha lasciato “il suo posto” nella Pialassa, che Rossi, che ha lasciato “il suo posto” nell’Autorità Portuale. Probabilmente entro poco tempo nessuno si ricorderà più dei loro nomi, ma sarebbe bene invece che non fosse così. C’è ancora quel cimitero navale di cui parlavamo più di sei anni fa da togliere di mezzo. Come Ravenna in Comune riteniamo perciò indispensabile rinnovare l’attenzione sulle altre 5 imbarcazioni che ingombrano la Piallassa dei Piomboni. Non occorre un’indagine particolarmente raffinata per scoprirle. Basta andare su Google Maps per trovare, giusto ingrandendo un po’ l’immagine, il “Cimitero delle Navi di Ravenna”. Quasi che fosse la tappa di un giro turistico.
Secondo le informazioni a suo tempo diffuse dall’Ente Porto, l’Autorità Portuale avrebbe dovuto rimuovere almeno uno dei natanti entro il 2024, Oremburggazprom, per passare poi ad un secondo (V. Nikolayev) nel 2026. Erano considerati lavori urgenti. Che ne è stato? Eppure dalla documentazione pubblicata dall’AdSP-MACS si evinceva che «l’ispezione e ricognizione effettuata dalla Capitaneria di Porto di Ravenna in data 21.01.2021 ha riscontrato, in vari punti, riduzioni dello spessore della lamiera che hanno causato cedimenti strutturali con voragini e crepe profonde visibili anche dalla superficie ed in immersione, presumibili conseguenza dell’azione corrosiva dell’acqua marina e delle intemperie».
La Piallassa dei Piomboni non è il Mare della Serenità che sta sulla Luna o la Pianura Dorata che si trova su Marte. È un bacino di acqua salmastra a due passi dalle spiagge turistiche ravennati. Il Cimitero delle Navi è contiguo ad un’area ZSC ZPS, zona del Parco del Delta del Po ovvero sottoposta alle stringenti Direttive europee per la conservazione dell’ambiente e della fauna selvatica. Siamo nel Comune di Ravenna, nella Provincia di Ravenna, nella Regione Emilia-Romagna, nella nazione chiamata Italia che aderisce alla Unione Europea. Come è possibile che, senza arrivare alla UE, né il Ministro dell’Ambiente, né la Regione, né il Parco del Delta, né la Provincia, né il Comune, l’AUSL Romagna, ARPA-ER, la Capitaneria di Porto, l’Agenzia del Demanio, e qualche altro ente ci sfuggirà, insomma nessuno si curi della eliminazione del Cimitero delle Navi da parte dell’Autorità Portuale ravennate? Non è certo un’assurdità giungere alla conclusione che, senza la denuncia di Italia Nostra, il Cimitero delle Navi sarebbe ancora composto da sei unità! E, a proposito, cosa aspettano le assessore comunali ai diritti degli animali, alle aree naturali e alle autorizzazioni ambientali a ringraziarne pubblicamente l’operato di alta valenza civica?
Il nuovo Sindaco ha appena presentato le sue Linee programmatiche. Almeno a parole ha messo in testa ad ogni altra priorità “Ambiente, tutela e salvaguardia del territorio”. Ravenna in Comune chiede allora al Sindaco di tener fede al proprio programma: chieda al neo commissario dell’AdSP-MACS, il Professor Francesco Benevolo, di dare priorità all’eliminazione del Cimitero delle Navi dalla Piallassa del Piombone. Altrimenti con i ritmi attuali non c’è nessuna possibilità che si ripristini l’habitat entro i cinque anni di mandato della giunta Barattoni, per quanto sia appena iniziato. E nemmeno del mandato del Prof. Benevolo, per quanto, come Presidente, debba ancora inaugurarlo. A nome della cittadinanza restiamo in attesa di un pubblico riscontro. Oppure, ce lo dica chiaramente: “Ambiente, tutela e salvaguardia del territorio” sono solo fuffa senza sostanza.
[nell’immagine: il cimitero delle navi di Ravenna “pubblicizzato” su google maps; nel riquadro, l’Oremburggazprom e le altre]
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Affondamento Berkan B, reato c’è, ma fatto tenue: assolto Daniele Rossi
Per l’ex presidente dell’Autorità portuale l’accusa di inquinamento derubricata da dolosa a colposa. Dovrà comunque risarcire le associazioni ambientaliste
Fonte: il Resto del Carlino del 3 luglio 2025
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Linee programmatiche 2025-2030 – Alessandro Barattoni
