Mercoledì sera abbiamo ascoltato un illuminante dibattito su due modelli diversi di sanità, uno pubblico ed uno privato “en travesti”. L’occasione si è presentata grazie all’incontro “Dialogo tra due sanità” organizzato dal Circolo ravennate “Vilma Espin Guillois” dell’Associazione di Amicizia Italia Cuba al quale come Ravenna in Comune abbiamo contribuito e direttamente partecipato, traendone le conclusioni.
La dott.ssa Damarys Alvarez Zapata è un esperto medico cubano che, assieme ad altre centinaia di colleghe e colleghi, sta contribuendo a fornire le cure sanitarie in Calabria, un territorio che si trova commissariato da 14 anni. Questo avviene in base ad un contratto concluso tra la Repubblica caraibica ed il Presidente della Regione (Roberto Occhiuto, vicesegretario di Forza Italia) in base al quale da due anni i sanitari cubani operano nelle strutture calabresi. Altri professionisti cubani sono in arrivo sino al completamento del numero previsto (circa 500) che rappresenta all’incirca un quarto dell’intero corpo medico calabrese ospedaliero. Va fatto tenuto presente che al momento della Rivoluzione in tutta Cuba operavano non più di 3mila medici mentre oggi il servizio sanitario, completamente pubblico e gratuito, garantisce le prestazioni di un medico ogni 157 abitanti con una spesa annua per la sanità pari all’8,0% del Prodotto Interno Lordo nazionale dell’isola. Dati che andrebbero confrontati con quelli italiani dove il rapporto è quello di un medico ogni 410 persone e la spesa annua per la sanità nel 2023 è stata pari al 6,2% del Pil.
Il dott. Gianluigi Trianni (che nel proprio curriculum annovera, tra gli altri incarichi rivestiti, quello di direttore sanitario e di direttore generale ausl) ha da parte sua evidenziato come l’organizzazione cubana delle prestazioni mediche di base, con un pool di professionisti, medici ed infermieri, in grado di affrontare tutte le occorrenze sanitarie della popolazione, avrebbe dovuto essere replicata in Italia nella implementazione delle Case della Salute. Queste, invece, dove sono state realizzate sono totalmente inefficaci perché prive di quella indispensabile capacità professionale. Sia Cuba che l’Italia sanciscono nel proprio ordinamento il diritto alle cure. L’Italia però oggi sta violando la Carta Costituzione e in particolare l’articolo 32: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Milioni (milioni!) di Italiane e Italiani rinunciano ogni giorno in tutto o in parte ad aver cura della propria salute in quanto le loro condizioni economiche non glielo consentono. E lo Stato se ne frega.
Certo non è che a Cuba tutto vada bene. È assolutamente vero che la Repubblica socialista garantisce un sistema sanitario gratuito e che ha un’istruzione pure gratuita, aperta anche ai non cubani non abbienti, che ha consentito non solo di coprire le esigenze dell’isola ma anche quelle dei Paesi che ne hanno necessità. Tra i quali figura l’Italia. Però il cosiddetto “bloqueo”, cioè l’embargo imposto dagli Stati Uniti, impedisce un’adeguata fornitura di materiale sanitario (e non solo, naturalmente) tramite le ordinarie transazioni commerciali. La rete di amicizia Italia-Cuba (di cui hanno parlato Giuliana Liverani – Segreteria circolo ravennate Ass. Amicizia Italia Cuba, Pino Scarpelli – Segreteria Ass. Amicizia Italia Cuba e Rodolfo Dal Pane – Responsabile progetti Italia Cuba Emilia-Romagna) cerca di supplire parzialmente con l’invio delle indispensabili forniture dando un importante contributo a Cuba grazie all’attività di volontarie e volontari che associa. Sotto l’aspetto delle criticità causate dal “bloqueo”, quello attuale per Cuba è il peggior momento da anni, eppure Cuba non ha rinunciato al proprio sistema interamente pubblico sanitario e di istruzione pubblica alla professione medica ed infermieristica.
In Italia, invece, questa rinuncia è già stata compiuta da anni, come evidenziato nel dibattito e nelle sue conclusioni. Solo nel 1978 la normativa italiana ha attuato i principi costituzionali istituendo un sistema sanitario nazionale pubblico, facendo venir meno quello basato sulle mutue delle categorie produttive ereditato dal periodo fascista. Già dal 1992, però, ha iniziato a smantellarlo con l’aziendalizzazione, la regionalizzazione e la privatizzazione del sistema. Si è trattato di un processo ampiamente condiviso da centrodestra e centrosinistra. Al primo si deve ad esempio la legislazione Calderoli sull’autonomia differenziata che condurrà ad un ulteriore sfacelo il SSN inteso come pubblico e disponibile a tutte e tutti in maniera uguale nel Paese. Al secondo si deve l’introduzione stessa dell’autonomia differenziata nella Costituzione. Il sistema cooperativo si è integrato ben volentieri nel ruolo di privato fornitore di servizi. E il sindacato ha contribuito a sdoganare le assicurazioni nel welfare privatizzato all’interno dei contratti di lavoro. L’Emilia Romagna a guida centrosinistra ha stipulato uno dei primi accordi sull’autonomia differenziata (tra Bonaccini e Gentiloni) e incentra il servizio sanitario regionale sulle prestazioni dei privati convenzionati. E non c’è da attendersi cambiamenti, se non in peggio, dalla nomina di de Pascale a Presidente della Regione, stando a quanto già ha dimostrato come Sindaco. Quanto all’istruzione, si è andata via via restringendo sino a far mancare il numero minimo di lavoratori necessari, anche per le condizioni di lavoro offerte.
Come Ravenna in Comune non abbiamo mai avuto dubbi a dichiarare che solo un sistema interamente ed effettivamente pubblico, con prestazioni fornite da lavoratrici e lavoratori esclusivamente dipendenti pubblici, secondo il modello attuato a Cuba, sia in grado di garantire un futuro sostenibile al perseguimento dei diritti costituzionalmente previsti nel nostro Paese. Per aver contribuito a fare chiarezza anche su questo aspetto, Ravenna in Comune ringrazia le relatrici, i relatori e la cittadinanza che è intervenuta e ha partecipato attivamente al dibattito, l’Associazione Italia Cuba per il fondamentale apporto organizzativo con il contributo del circolo di PRC di Piangipane. La sanità o è interamente pubblica o è privata “en travesti”, come quella Italiana ed Emiliano-Romagnola in particolare dimostrano.
[Nell’immagine: un momento del dibattito “Dialogo tra due sanità”, Sala Ragazzini di Ravenna, 27 novembre 2024]
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Ravenna in Comune: “Sanità: il modello cubano e quello italiano”