IL RUOLO DEL PD NELLA FINE DELLA CMC

Formalmente non si parla di fallimento ma la CMC come cooperativa con 124 anni di storia alle spalle non c’è già più. La richiesta di fallimento presentata dalla procura e sospesa in attesa dell’esito della procedura di vendita è destinata a venire meno dopo l’aggiudicazione per 17 milioni e mezzo di euro alla società fiorentina Alpha General Contractor. Che è stata l’unica a presentare un’offerta in un bando che era stato costruito sull’offerta di un altro soggetto, il gruppo Todini, che invece al dunque si è tirato indietro. E che entro domani dovrà produrre garanzia di riuscire a pagare il conto. Nel conto non ci sono i debiti certificati nel concordato: tutti i debiti anteriori al dicembre 2018, infatti, saranno esclusi dal trasferimento. Trasferimento che dunque riguarda il ramo d’azienda principale, le partecipazioni societarie e consortili, le attrezzature, le sedi operative in Italia e all’estero e 597 lavoratori. In particolare, tra le passività che seguiranno il ramo, vi sono i debiti verso il personale maturati dopo l’apertura del concordato preventivo e non ancora saldati: 616.747 euro per retribuzioni arretrate, 653.000 euro per tfr e 563.230 euro per ferie e permessi, per un totale di 1,88 milioni. Quel che è rimasto di una cooperativa nata nel 1901 entrerà a far parte di una società nata a fine 2019 e che nel 2020 aveva 3 dipendenti, oggi arrivati ad un centinaio. E, come commenta Roberto Martelli, segretario generale Fillea Cgil di Ravenna, «Incrociamo le dita, anche perché altri acquirenti sul mercato non ce n’erano».

C’è sempre stato un rapporto privilegiato tra il partito che tiene le fila dell’Amministrazione cittadina, il PD, ed il gruppo dirigente della CMC. Quello che, scorrettamente, viene chiamato dalla destra sistema cooperativo (come se fosse nello statuto cooperativo il guaio e non, all’opposto, nella degenerazione di quell’ideale), riguarda in realtà questo malsano rapporto. Un vincolo talmente forte che de Pascale, al momento dell’omologazione del concordato, aveva solo parole di elogio per i vertici che avevano condotto al disastro e non pensava nemmeno di sfuggita a criticarne l’operato. Come scrivevamo allora «è come se i 2 miliardi di euro di passivo, per cui la più che secolare cooperativa ha rischiato il fallimento e lo ha per ora allontanato nel tempo, fossero apparsi improvvisamente nei bilanci per colpa del destino cinico e baro. E non fossero invece il frutto di scelte precise e continuate nel tempo da parte dello stesso gruppo dirigente che c’era prima, durante e dopo». E aggiungevamo: «Come Ravenna in Comune siamo dalla parte dei lavoratori e soci di CMC nel tentativo di dare continuità e, soprattutto, occasioni di reddito da lavoro ad una storia centenaria. Non condividiamo affatto, però, la palese volontà di garantire sopravvivenza all’attuale gruppo dirigente, responsabile della situazione attuale assieme a quello che l’ha preceduto, dando continuità alle pratiche che sono state la causa della crisi attuale e che, temiamo, a breve riproporrebbero analogo esito qualora venisse schivato il presente rischio di fallimento: “grandi opere e finanziarizzazione spinta”. Se il PD, Sindaco in testa, continuerà a farsi garante di questo gruppo dirigente, porterà su di sé la piena responsabilità a che la CMC venga trascinata a fondo dal suo passato. Che è poi un ingombrante presente. Sarà colpa del PD se non agguanterà la ciambella di salvataggio di un concordato per nulla scontato e ancora tutto da applicare, rinnovandosi nelle attività e nelle modalità, nelle persone a cui si affida e nei fini perseguiti. Sarà colpa del Sindaco e del suo partito se la CMC dovesse affogare e trascinare con sé nel gorgo una buona fetta di economia cittadina».

Come detto, l’ideale cooperativo se n’era andato da tempo. Poco prima dell’esplosione, del resto, proprio quel gruppo dirigente aveva valutato l’opzione della trasformazione in Società per Azioni. Ora che un importante secolo e passa di storia giunge a conclusione, come avevamo previsto ma certo non auspicato, la responsabilità del PD non può essere taciuta. E poco importa se i suoi attuali dirigenti faranno orecchie da mercante. Resta il fatto, inconfutabile, che quello stesso rapporto privilegiato che portava i vertici romani del PD alle assemblee della cooperativa e che faceva chiudere entrambi gli occhi ai vertici locali dello stesso partito di fronte alla corsa verso il dirupo impressa dai dirigenti della CMC, ha avuto un ruolo fondamentale nel mettere la parola fine alla Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna. E questo, la cittadinanza, i soci ed i lavoratori che hanno fatto parte di quella grande storia cooperativa non se ne devono dimenticare.

[nella foto: a sx Enrico Letta, vicesegretario PD, all’assemblea dei soci CMC nel marzo 2012; a dx lo stesso Letta, segretario nazionale PD, Barattoni, segretario provinciale PD, e de Pascale, ex segretario provinciale PD e sindaco di Ravenna, ad un incontro con i soci CMC nell’agosto 2022]

#RavennaInComune #Ravenna #CMC

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La Cmc guarda avanti: “Nessuna cooperativa locale si è fatta avanti”

Dopo l’acquisto dell’azienda da parte di Alpha General Contractor. Martelli (Fillea-Cgil): “Nessuno qui aveva 17,5 milioni da investire? Siamo stupiti”.

Fonte: il Resto del Carlino del 15 giugno 2025

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