JOVANOTTI E RAVENNA UNITI DAL “VOGLIO DI +”

Dei 37 chilometri di spiagge ravennati è stato sfruttato commercialmente tutto il possibile. O almeno tutto quanto non vincolato dal poligono militare della foce del Reno o dalla Riserva naturale nella zona del fiume Bevano. Il preannunciato arrivo di una tappa del Jova Beach Party, nella parte di spiaggia a ridosso del Parco del Delta del Po, immediatamente a sud del molo, a Marina di Ravenna, non è sorprendente. Fare accorrere spettatori ai concerti diventa complicato se non si hanno effetti speciali con cui stupire il pubblico pagante. Già nel 1994 Jovanotti cantava “Voglio di +”. Questo di più è la trovata spiazzante. Spostare lo spettacolo in un luogo suggestivo e in estate non c’è nulla di meglio di una spiaggia. L’idea che l’ambiente intorno noi sia qualcosa di gratuito, da sfruttare senza limiti fino all’esaurimento per poi lamentare il dissesto del territorio, l’inquinamento e il degrado ambientale, sembra persistere. In termini ben più gravi, abbiamo come esempio una piattaforma che estrae gas a poche centinaia di metri da Lido di Dante e che contribuisce ad aumentare la subsidenza di quella località, con gravissimi problemi di erosione costiera. Eppure l’estrazione continua.

Oggi, le spiagge sono mantenute come ambienti artificiali, modellate in base alla stagione funzionali al turismo balneare. Scomparse quasi del  tutto le dune naturali, continuamente ripulito con mezzi meccanici il litorale da quanto porta il mare, eliminate le inopportune piante caratteristiche per meglio allietare il soggiorno dei bagnanti. La spiaggia così alterata è diventata un luogo tanto ricercato dall’industria del divertimento quanto ostile per le specie animali e vegetali che hanno nella spiaggia il loro ambiente naturale. È ormai conosciuta la vicenda del fratino, un piccolo uccello trampoliere in via di estinzione che si riproduce proprio sulle spiagge. Uso intensivo delle persone e riproduzione animale non vanno d’accordo tanto che sono molti i volontari che si impegnano a far sì che questi piccoli uccelli riescano a nidificare e crescere i loro piccoli. Quando si dice “padroni a casa nostra” cosa dovrebbero dire i fratini che neppure sono liberi di riprodursi?

A chi invita a fare poche storie stupirà non poco che i  biologi marini studiano anche l’entità dei danni alla fauna provocati dalle persone con il loro calpestìo (“trampling”) nelle spiagge. Se la pressione dei bagnanti è già estrema durante la normale stagione balneare si può immaginare cosa succede movimentando mezzi pesanti per la costruzione di un palco, concentrare decine di migliaia di persone in un’area ristretta con musica a oltre 100 decibel.

Ecco quindi diversi motivi argomentati per non usare ambienti naturali come le spiagge per concerti. Per tutto questo, non è credibile quanto cordialmente scritto da Jovanotti su Facebook il 2 settembre 2019 al termine del primo Jova Beach Party. “Ci siamo presi cura di ogni aspetto legato alla tutela dell’ambiente investendo più delle risorse disponibili, e ci siamo sottratti alla spocchia pelosa di molti farabutti che dietro alla maschera dell’ambientalismo nascondono ansia di protagonismo”.

Jovanotti svolge la propria professione e chiede di esibirsi nei luoghi che la sua agenzia ritiene più adatti alla riuscita dei propri spettacoli. Dovrebbe essere compito della Pubblica Amministrazione essere in grado di rifiutare i luoghi, come le spiagge, che vanno preservati.

In fondo Jovanotti ha scelto bene. Anche a Ravenna vige il “Voglio di +”. 

Più consumo di suolo con centinaia di ettari di terreno agricolo che sono destinati a case, centri commerciali e piattaforme per la logistica portuale, più aumento dell’inquinamento atmosferico causato dai nuovi processi industriali in via di definizione al polo chimico.

Sicuramente meno qualità della vita.

 

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