PERCHE’ LE ARCHEOLOGIE INDUSTRIALI DELLA DARSENA SI OSTINANO A NON CROLLARE?

«Il Parco delle Archeologie industriali, localizzato in sinistra Candiano, è chiamato a caratterizzare il quartiere sul piano culturale, attrezzato per spettacoli all’aperto che possono trovare naturale prolungamento anche sulle aree di banchina e sullo specchio d’acqua antistante e anche caratterizzato come “polo aggregativo culturale”, che vedrà al suo interno la realizzazione di una “città dei ragazzi”. Il polo aggregativo culturale, che interesserà prevalentemente l’archeologia industriale presente all’interno del parco, dovrà qualificarsi quale spazio d’ispirazione per lavoro, incontri, formazione e sviluppo di idee innovative in campo artistico e culturale; offrire spazi di coworking dal design creativo, funzionali ed ecocompatibili; ambienti d’ispirazione condivisi, modulari, con la possibilità di accesso a meeting room, sale eventi, bar, aree relax. La conoscenza e il sapere che stanno alla base dell’internazionalizzazione della cultura e dell’economia ravennate trovano testimonianze e spazi di ulteriore rafforzamento nel cuore stesso della Darsena». [pag. 32]

«L’area e il relativo percorso culturale-ricreativo è posta nella parte centrale della Darsena in corrispondenza del Parco delle Archeologie, nel punto dove sono presenti i più significativi e suggestivi episodi di archeologia industriale. Dovrà per tanto caratterizzarsi quale luogo culturale d’eccellenza per peculiarità architettoniche e scenografiche e dovrà configurarsi quale passeggiata culturale e ricreativa caratterizzata dalla più suggestiva archeologia industriale che, insieme alle frontistanti banchine e specchio d’acqua sono occasione per la realizzazione di un polo culturale unico, di grande spettacolarità turistica». [pag. 37]

«All’interno del Parco delle Archeologie industriali è prevista una concentrazione di spazi per eventi culturali, ricreativi e sportivi. I fabbricati classificati di archeologia industriale dovranno essere destinati prioritariamente ad usi pubblici e/o di interesse pubblico integrabili con usi privati. [pag. 39]

«Sistema Archeologia industriale. Il POC Darsena persegue l’obiettivo di salvaguardare la memoria industriale del quartiere che vede nelle archeologie industriali la memoria più significativa». [pag. 51]

Sono alcuni passaggi della relazione al POC Darsena approvato dal Comune di Ravenna. L’idea alla base del POC è quella di valorizzare i due principali aspetti che caratterizzano la Darsena rispetto agli altri spazi urbani della città. Sono gli elementi che costituiscono la peculiarità del luogo originati dalla sua storia. Uno è l’acqua, naturalmente: il canale che l’attraversa e alle cui sponde si affaccia è la cifra caratteristica del quartiere. Non basta da solo a renderlo unico, però, in quanto sono tante le località attraversate da specchi acquei più o meno grandi. Il fatto è che la Darsena non è un moderno porticciolo turistico come ce ne sono tanti, ma l’insediamento originario dei traffici portuali che, fino alla redazione del POC, si era in larga parte conservato con poche alterazioni.

Questa visione è fatta propria, non a caso, da Ravenna Tourism che si presenta come il “Sito Ufficiale di Informazione Turistica – Comune di Ravenna”:

«Quando nel 1737 venne costruito il canale Corsini, dove ancora oggi si trovano le infrastrutture portuali, la Darsena divenne un’area produttiva molto attiva. Qui sorsero fornaci, cementifici, mulini, fabbriche di mangimi e fertilizzanti. Il paesaggio e la società di questa zona di Ravenna si trasformarono in maniera radicale.

Oggi quest’area rappresenta il fulcro dello sviluppo per la Ravenna del XXI secolo, dove nuove architetture incontrano l’archeologia industriale e la Street Art».

Oggi però l’Amministrazione de Pascale ha rinnegato tutto questo, compreso l’innovativo processo partecipativo da cui la programmazione urbanistica della Darsena è scaturita. Del piano il Sindaco conserva e valorizza solamente le speculazioni: dai palazzoni della lottizzazione Gamberini-Bagnari all’area commerciale della C.M.C. Queste vanno avanti e, anzi, è cura dell’Amministrazione la realizzazione di un nuovo impianto fognario dedicato da otto milioni di euro. La tutela dell’archeologia industriale, invece, può aspettare. Come del resto la bonifica delle inquinatissime acque del canale (cui le nuove fogne non apporteranno alcun beneficio, continuando anzi a scaricare le acque “bianche” nel Candiano a due passi dal centro).

La riprova, l’ennesima, della miopia di de Pascale & soci sta nel trattamento riservato all’antica fabbrica dei concimi chimici del Porto. «Edificato agli inizi del “900, presenta una struttura completamente in legno massello unica e di grande suggestione, ordita in modo da creare una sorta di basilica a tre navate caratterizzata da una spazialità molto interessante». Sono le parole con cui l’assessore Fagnani descriveva in Consiglio Comunale quell’unicità rappresentata dallo scheletro dell’edificio che si trova in via Antico Squero. Era il 26 novembre 2019.

A fine 2018 il tetto e le pareti laterali, che erano rivestiti di lastre di cemento amianto, furono “bonificati”. Vale a dire che le lastre vennero rimosse lasciando la costruzione priva di rivestimento con la struttura in legno completamente esposta agli agenti atmosferici. Ha comunque resistito per un anno, poi, la notte tra il 1° e il 2 ottobre 2019, due boati hanno svegliato il vicinato. Nell’edificio, che costeggia via Antico Squero, si è avuto il collasso della pilastrata della navata centrale ed il crollo della parete est con il coinvolgimento della struttura della campata limitrofa. Da allora il Comune ha chiuso la strada adiacente ed è rimasto in attesa che la proprietà facesse qualcosa.

Ci sono voluti quasi due anni perché il 14 aprile di quest’anno venisse riaperta almeno la ciclabile. Lo stesso giorno il Sindaco dichiarava: «Sono consapevole che la chiusura della strada abbia comportato notevoli disagi per i cittadini e quindi sono altrettanto contento che si sia potuti arrivare ad un’intesa con il soggetto privato proprietario dell’immobile per ripristinare, per ora, il transito delle biciclette e dei pedoni. Il prossimo passo, che avverrà a breve, sarà quello della presentazione, da parte dello stesso, di un progetto che consenta la riapertura della strada anche al transito delle altre categorie di veicoli, ancorché con un restringimento localizzato della carreggiata al fine di consentire l’installazione di idonee barriere di protezione».

A nostra volta, il giorno dopo, come Ravenna in Comune riprendevamo per l’ennesima volta l’argomento, che non abbiamo mai lasciato perdere in tutto questo tempo (assieme a Italia Nostra): «Ci fa piacere per quanto riguarda la riapertura della ciclabile interrotta dal 2019. Certo, aspettiamo che venga riaperta anche la strada. Ma dalla comunicazione non si capisce quale sia il contenuto dell’intesa del Comune con il soggetto privato. La “basilica” di legno della Darsena è stata dichiarata di interesse culturale dalla Soprintendenza. Già prima, però, era stata inserita nel parco delle archeologie del POC Darsena. E prima ancora era stata messa in luce come fabbricato da salvaguardare nell’ambito del progetto partecipativo “La Darsena che vorrei”. Insomma, come abbiamo detto più volte, il Comune non può permettere che il fabbricato sia lasciato crollare per il disinteresse della proprietà, che ora è nelle mani di una curatela, altrimenti siamo sicuri che Piero Branzanti, morto nel 2018, non avrebbe consentito questo prossimo disastro. Il Comune d’altra parte sta violando le sue stesse norme non imponendo interventi per la salvaguardia e il ripristino al privato». E così concludevamo: «Il Sindaco che con frequenza parla della valorizzazione della Darsena non può girarsi dall’altra parte».

Siamo stati ottimisti. Come al solito riponiamo troppe speranze in un Sindaco che ha reiteratamente dimostrato attenzione solo per gli interessi di pochi selezionati privati (singoli o cooperative poco cambia) e totale disinteresse per il patrimonio da preservare della città che amministra. Siamo arrivati a luglio e il Sindaco continua a starsene girato dall’altra parte. Chissà che anche le elettrici e gli elettori non facciano lo stesso, nei suoi confronti, in ottobre, alle prossime elezioni. Chissà se la grande basilica laica della Darsena sarà ancora in piedi per quel tempo.

[nell’immagine, tratta da Ravenna Tourism, La Darsena di Ravenna © Lonely Planet Italia: al centro la grande basilica laica in legno]

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Ravenna, riapre via Antico Squero. Ma per il momento solo la pista ciclabile

Fonte: Ravenna&Dintorni del 14 aprile 2021

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