NON C’È FRETTA DI RIAPRIRE LE SALE SLOT

Tra le cose da tener presente al momento di assumere future decisioni da parte delle Amministrazioni nazionali e locali cui compete, ci sono le chiusure delle sale slot. Il blocco attuale in tutta Italia non è stato infatti prodotto in seguito ad una improvvisa illuminazione del legislatore ma dalla necessità di impedire la diffusione del contagio pandemico. Dunque, si tratta di una limitazione destinata a venir meno, come tante altre, con la cessazione delle stesse misure.

Andrebbe allora analizzato sin d’ora cosa ha comportato questa chiusura forzata. Ovviamente è cessato l’afflusso dei giocatori a queste sale. Ciò non significa che sia cessato il gioco d’azzardo, altrettanto ovviamente. Si è però modificato il canale.

Tanta parte del gioco si è trasferito online, un settore già esistente anche prima ma che ha conosciuto una vera e propria esplosione negli accessi durante la pandemia. Le stime, ovviamente solo stime, raccontano di un giocatore su tre che ha trasferito la propria dipendenza sulle piattaforme presenti in rete. Che, d’altra parte, funzionano con limiti e vincoli differenti da quelle delle postazioni fisiche. Restano poi in piedi tutte le altre alternative che, però, non sono equivalenti rispetto alle sensazioni prodotte dalle slot: gratta e vinci e simili. È rimasto attivo anche il gioco illegale, per sua natura più difficile da mappare. Non solo questo ma anche quello legale, d’altra parte, costituisce un settore di presenza della criminalità stando ai risultati volta a volta comunicati dalle forze di polizia. C’è anzi da attendersi che le perdite subite dal settore aumentino nel futuro la presa da parte di chi non ha problemi di liquidità e, anzi, ha il diverso problema di riciclare in qualche modo i proventi ottenuti illecitamente.

Se ci fosse un approccio in cui è data prevalenza al benessere della comunità, dunque, sarebbe utile riuscire ad indagare se e quanto la chiusura delle sale slot ha contribuito nella lotta alle dipendenze prima di riaprire. Contro un ritardo nella riapertura ci si può naturalmente attendere un’importante azione di chi tutela la categoria. Ancora più importante, però, sarà la valutazione data alla perdita di gettito per le casse pubbliche prodotta dallo stop. Facile temere che, sotto un profilo economico, più dei risparmi nelle cure alle ludopatie, venga dato rilievo al pesante segno meno nelle entrate da parte del Governo dei banchieri che ha appena giurato.

Come Ravenna in Comune esprimiamo fin d’ora, anche nei confronti dell’Amministrazione Comunale in carica (nei limiti delle competenze assegnatele), la richiesta di effettuare le valutazioni di cui sopra attraverso l’acquisizione di dati attendibili prima di premere il tasto “open” e far ritornare tutto esattamente come prima.

[nella foto: sala slot in via Faentina a Ravenna]

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