L’ASTENSIONISMO E’ LA FEBBRE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA: BUTTAR VIA IL TERMOMETRO NON CI FARA’ GUARIRE

Ieri si sono tenute le elezioni politiche, quelle che dovrebbero darci una rappresentanza per cinque anni in Parlamento. Salvo elezioni anticipate, naturalmente. Oggi si discute già dei risultati di singoli partiti e coalizioni. C’è un dato che invece viene preso in considerazione nel dibattito post-elettorale solo nell’intervallo brevissimo che passa tra la chiusura delle urne e le prime proiezioni. Si tratta dei dati sull’affluenza. Che sono invece fondamentali perché misurano la salute della nostra democrazia. Sono il sintomo del fatto che non sta bene. In questo caso il termometro anche in questa consultazione ha continuato a segnalare lo stato febbricitante della democrazia italiana. Questa volta ha scelto di andare ai seggi circa il 10% del corpo elettorale in meno rispetto alle precedenti elezioni politiche. Il risultato partecipativo più basso di sempre in quelle che sono le elezioni fondamentali per la nostra Repubblica.

Ravenna vanta nella propria storia un passato di partecipazione da record alla vita democratica. A livello europeo conquistammo il trofeo europeo di civismo per la più alta partecipazione per ben tre volte: nel 1979, nel 1989 e nel 1994. I tempi cambiano anche da noi, però.  Alle politiche di cinque anni fa era andato a votare il 78,37%: 93.454 ravennati dei 119.247 che avrebbero potuto farlo. A queste elezioni nel nostro Comune si è presentato ai seggi solo il 71,33% del corpo elettorale di 120.156 votanti. In tutto, quest’anno hanno messo la scheda nell’urna 85.248 ravennati. Le altre e gli altri, chi per disinteresse e chi per mandare un segnale, ne hanno fatto a meno.

A questi dati si dovrebbe prestare un’attenzione superiore a quella degli abituali cinque minuti. Se perfino a Ravenna le urne vengono disertate, la malattia della nostra democrazia è grave. Le democrazie malate sono spesso sottoposte a cure drastiche. Interventi invasivi da tavolo operatorio. E vale anche per le democrazie quella famosa battuta per cui “l’operazione chirurgica è perfettamente riuscita ma il paziente è morto”. Le vicende che presero le mosse proprio cento anni fa dovrebbero pur ricordarci qualcosa.

La cura per la nostra malattia passa per una politica non autoreferenziale, attenta ai bisogni delle persone e all’ambiente in cui vivono. Né in Italia né a Ravenna è il genere di cura che si è visto praticare in questi anni. Anzi, a ben guardare, si è assistito ad un aggravamento della malattia dalla pandemia in avanti. La febbre dell’astensionismo sarebbe un sintomo della patologia in atto che una classe politica sana dovrebbe tenere bene a mente nella pratica di ogni giorno. Tuttavia, proprio perché abbiamo visto altre volte l’immediata distrazione rispetto al dato dell’affluenza, da parte nostra, come Ravenna in Comune, non c’è ottimismo. Anche la classe politica locale, come quella nazionale, non ci pare del resto in buona salute. È probabile che, anche questa volta, l’unico rimedio a cui si appiglierà sarà quello di buttar via il termometro.

[nell’immagine: una sezione elettorale a Ravenna]

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Seggi chiusi. E’ di circa 10 punti percentuali il calo dell’affluenza alle elezioni per il rinnovo di Senato e Camera: è il dato più basso per le elezioni Politiche nella storia della Repubblica italiana

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 25 settembre 2022

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