A CHI JOVA?

Ci avviciniamo alle due date di un concerto. Se fosse uno dei tanti che la città e le località della costa o dell’entroterra hanno visto passare in questi anni e, presumibilmente, intercetteranno nei prossimi, non varrebbe la pena parlarne. Invece del concerto del cantante Lorenzo Cherubini abbiamo già parlato e torniamo a parlarne perché rischia di rappresentare uno spartiacque per il nostro territorio. Questo in quanto l’Amministrazione de Pascale «ritiene il Jova Beach Party un banco di prova fondamentale».

Il concerto, infatti, è frutto di una ben precisa scelta politica. Si tratta di una scelta che Ravenna in Comune e molte cittadine e cittadini non condividono perché, in buona sostanza, ripete quanto si sta vedendo sempre più spesso da parte di de Pascale e della maggioranza che lo sostiene: viene privilegiato l’interesse di pochi facendone pagare un costo elevato alla comunità e al territorio. Nel caso di Jovanotti è abbastanza facile mettere in fila gli interessi.

C’è l’interesse del cantante e dell’organizzazione che ne gestisce le sorti a massimizzare le entrate visto che, oramai, sono proprio le performance dei cantanti, i concerti insomma, a costituire una irrinunciabile ed importantissima quota degli incassi dopo che altri canali si sono enormemente ridotti. C’è anche l’interesse di de Pascale e soci e promuovere se stessi attraverso qualcosa che concentri l’attenzione distraendo da altro. C’è anche, naturalmente, l’interesse di alcuni selezionati imprenditori per le entrate garantite dall’afflusso di persone in occasione degli eventi musicali e per il più incerto flusso che potrebbe garantire alla località in futuro il collegamento pubblicitario al Jova Beach 2022. Qui, però, cominciamo già a vagolare più tra le speranze che tra le ragionevoli aspettative.

Di contro, appunto, abbiamo il totale disinteresse per il territorio, inteso in senso ampio, che tanto ha da perdere e poco o nulla da guadagnare, sia in termini economici che rispetto a valori non quantificabili in termini monetari. Un’avvisaglia si era già avuta con la distruzione di alberature (65 metri di tamerici) dall’oggi al domani operata in totale disprezzo delle regole che la stessa Amministrazione si è data per la salvaguardia del “verde”. Non che fosse una novità cosa rappresenta per l’ambiente la realizzazione di quel tipo di concerto su una spiaggia. Ampia e documentata l’informazione sul prima e dopo della precedente edizione nel 2019. Ciò in quanto il problema è rappresentato proprio dal realizzare un evento che concentra in uno spazio di tempo di poche ore decine di migliaia di persone (65mila in due giorni a Marina di Ravenna) in un piccolo spazio naturale totalmente inadatto ad ospitarle. Chi conosce il tratto di spiaggia di cui si parla, a ridosso della diga foranea sud, sa di quale budello, anche in termini di viabilità (quasi un cul-de-sac) stiamo parlando. Non è un’arena realizzata allo scopo di farvi affluire e poi defluire in sicurezza tanta gente, ma un ambiente naturale per quanto ordinariamente sottoposto ad una presenza antropica comunque di molto inferiore e di molto diluita a quella che il Jova Beach rappresenta.

Né ci sono ricadute commerciali che possano mettersi sull’altro piatto della bilancio. La capacità di accoglienza turistica del ravennate (non della sola Marina) rispetto alla richiesta era del tutto insufficiente. La difficoltà nel muoversi nelle giornate (ma anche prima e dopo) dei concerti ridurrà ulteriormente la possibilità di effettivi guadagni per altri settori commerciali. Certo il danno per il commercio abituale, rappresentato dagli ostacoli frapposti ai normali flussi turistici.

Elevato anche il rischio ed i costi sostenuti per provare a farvi fronte. Dal dispiegamento di forze dell’ordine alla rivoluzione nella viabilità, di fatto pressoché interrotta. Ne valeva la pena?

La risposta di de Pascale & soci è che di quanto accade al territorio non bisogna prestare attenzione, né alle obiezioni dei contrari. Si contrappone una bella campagna di marketing di sé stessi con frasi fatte tipo: basta nimby e basta no a prescindere. Se ci si fa caso ci si accorge che è la stessa scelta e la stessa strategia adottata per questioni come il rigassificatore o il deposito di CO2. Un “sapiente” mix di fake news, di propaganda becera e di dileggio delle opinioni contrarie per nascondere l’assenza di vantaggi per il territorio ed anzi i danni delle scelte dell’Amministrazione.

Ravenna in Comune non ha paura di contrastare il marketing mediatico prevalente. I concerti si facciano nelle arene e al posto dei rigassificatori si facciano finalmente partire le rinnovabili. La comunità non deve continuare a tenere incrociate le dita sperando che non succeda nulla di grave mentre il Sindaco si pavoneggia nella sua campagna elettorale infinita. Per restare in tema, potrebbe tranquillamente applicarsi a de Pascale il refrain di Jovanotti: «C’è qualcuno che fa di tutto per renderti la vita impossibile, c’è qualcuno che fa di tutto per rendere questo mondo invivibile». Con quel che segue.

[Nella foto: il post Jova Beach Party 2019 a Roccella Jonica. Dopo il concerto non resta, letteralmente, più nulla]

#RavennainComune #Ravenna #JovaBeach #rigassificatore

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Jova Beach a Ravenna

Fonte: Corriere Romagna del 4 luglio 2022

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