RAVENNA AL BIVIO TRA INTOLLERANZA E ACCOGLIENZA

Oggi ritorna una nave di salvataggio, la Humanity 1 della ONG SOS Humanity, con le 125 persone salvate dall’affondamento per vento forte e mare grosso. L’occasione rende opportuna una domanda: Ravenna è città accogliente? Se si tratta di accogliere turisti probabilmente sì, anche se quando arrivano in crociera qualche limatura nell’organizzazione non guasterebbe.

Ma l’accoglienza vale anche per le persone che con un buon livello di astrazione si ricomprendono nel termine general generico di “flussi migratori”? A dar retta alle Istituzioni non ci dovrebbero essere dubbi. Per il centrosinistra che amministra l’Emilia-Romagna, il Presidente della Regione de Pascale garantisce che brilliamo per «civismo e spirito di accoglienza da sempre» e aggiunge anzi che Ravenna «è l’unico anello di una catena che funziona». L’assessore Regionale Paglia conferma che «Ravenna è terra accogliente e solidale». Il Prefetto di Ravenna Ricciardi garantisce che, proprio per quanto riguarda l’accoglienza, «tutto sta funzionando bene». Quanto al centrosinistra che vorrebbe mantenere l’amministrazione del Comune, il candidato a Sindaco e attuale segretario provinciale del PD Barattoni celebra «Ravenna, con la sua tradizione di accoglienza e solidarietà» e «una rete di organizzazione consolidata ed efficiente».

Ravenna in Comune, invece, di dubbi ne ha parecchi. Contestiamo da tempo la mancanza di un’organizzazione stabile, con una “macchina” costretta tutte le volte a ripartire da capo, scoprendo di volta in volta quale sarà la banchina di attracco, quale il centro per l’accoglienza medica e dove si svolgeranno le operazioni di polizia. Anche per i centri di accoglienza dei richiedenti asilo sostenevamo chi era in Piazza del Popolo pochi giorni fa per tornare a sollecitare un intervento dopo che, a tre mesi di distanza, restano segnalazioni di «mancanza di medicinali e di visite mediche; mancanza di mediazione linguistica; mancanza di fornitura di pannolini e prodotti per neonati; infestazioni di scarafaggi, topi e cimici da letto nei muri e nei materassi», ecc. Per quanto riguarda “l’animo” accogliente dei ravennati parlano da sole le valanghe di odio profuso a piene mani contro chiunque si ritrovi appiccicata addosso l’etichetta di “migrante”. E non solo, anche nei confronti di chi solidarizza, aiuta, presta saltuariamente o continuativamente una mano, si sprecano termini di intolleranza quando va bene, e offese pesantissime nella maggioranza delle esternazioni.

Potremmo anzi allargare il discorso a come viene accolto chi porta con sé qualche capo di abbigliamento o un’acconciatura o anche solo un complemento del vestiario che il pregiudizio faccia apparire come un non residente della “accogliente” Ravenna. Pensiamo a una coalizione di sinistra, dichiaratamente laica, che ha “osato” candidare per il ruolo di Sindaca del nostro Comune una donna ravennate di sinistra, dichiaratamente laica e pure femminista. Che per decisione autonomamente assunta si presenta in pubblico con il capo coperto da un velo e non fa mistero della propria religione islamica, considerandolo un fatto privato. Gli attacchi verbali e scritti, le offese e gli insulti, si sono sprecati sia nei confronti di Marisa Iannucci che di Ravenna in Comune e degli altri partiti della coalizione.

Ha dichiarato Marisa: «Viviamo in un paese laico in cui ognuno può professare qualunque o nessun culto. La religione è un fatto privato, ed è solo una parte della nostra cultura, di ciò che ci definisce. Accostare gli italiani di religione islamica all’Iran o all’Afghanistan non ha alcun senso: la quasi totalità di noi non ha nulla a che vedere con quei paesi. La comunità islamica ravennate ha più volte avuto una donna come propria portavoce, a riprova del fatto che non esiste un pregiudizio nei nostri confronti. Le italiane di religione islamica sono donne libere».

Oggi giunge in porto la Humanity 1 e scenderanno finalmente a terra, dopo un’ultima tappa di 1.500 chilometri, 125 persone non ravennati: donne che possono o meno portare il velo, uomini che possono o meno portare un copricapo. Se le Istituzioni credono nell’accoglienza che dichiarano come valore guida, condannino apertamente tutte le manifestazioni di intolleranza a cui non vogliamo abituarci. L’accoglienza va praticata e non solo enunciata a vanvera. L’articolo 3 e l’articolo 10 della nostra Costituzione parlano chiaro. Ricordiamocelo e ricordiamoglielo e continuiamo a testa alta. Il prossimo 25 maggio ci troveremo ad un bivio tra intolleranza e accoglienza. Oggi giunga comunque il nostro benvenuto alle sorelle e ai fratelli della Humanity 1.

[nell’immagine: un momento del salvataggio]

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Arriva un’altra nave carica di migranti soccorsi in mare

Il 13 maggio terzo attracco per la Humanity 1, una settimana dopo l’arrivo della nave Solidaire

Fonte: Ravenna & Dintorni del 12 maggio 2025

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