PER UNA VERA TRANSIZIONE ENERGETICA E CONTRO LA DISCARICA DI CO2

Contro il progetto di captazione e stoccaggio della CO2 e per l’accelerazione nella transizione energetica attraverso l’uso di fonti rinnovabili si terrà il giorno 10 dicembre 2020, dalle 14.30, a Ravenna, in Piazza del Popolo, una manifestazione del movimento dei Fridays for Future: NO CCS il futuro non si stocca. Saranno presenti anche altre organizzazioni impegnate nel contrasto al cambiamento climatico, da Legambiente al Coordinamento “Per il Clima Fuori dal Fossile”.

Di seguito riportiamo la dichiarazione del capogruppo in Consiglio Comunale di Ravenna in Comune, Massimo Manzoli:

È sempre bello scendere in piazza, ancora di più se la spinta arriva dalle giovanissime generazioni per provare a dare un significato concreto e reale alle parole “transizione energetica”.

Nel 2020 investire ancora nelle energie fossili significa bloccare le forme di transizione più innovative che già sono concrete in molti altri Stati europei. Potremmo avere di fronte a noi un’occasione unica data dai fondi che arriveranno per il “next generation eu”, gli investimenti che saranno finanziati diranno con chiarezza chi starà ancora dalla parte del fossile e chi da quella delle energie rinnovabili e di tutte le persone che oggi saranno in piazza.

Massimo Manzoli

Capogruppo Ravenna in Comune

#MassimoManzoli #RavennainComune #Ravenna #FridaysforFuture #NOCCS #ilfuturononsistocca

____________________________________

 

Gli ambientalisti in piazza per chiedere impegni decisivi sul PAESC: abbandonare il progetto di CCS di ENI

Gli ambientalisti in piazza per chiedere impegni decisivi sul PAESC. “Necessario abbandonare l’idea dello stoccaggio della CO2 da parte di ENI e dare invece forte spinta al rinnovabile”

Giovedì 10 dicembre dalle ore 14:30, Legambiente, Fridays for Future ed il coordinamento “Per il Clima fuori dal Fossile” di Ravenna, in Piazza del Popolo con un flash mob per chiedere impegni seri sul clima

Giovedì 10 dicembre gli ambientalisti tornano in piazza con scope e tappeti come lo scorso Climate Strike del 9 ottobre, per rappresentare ironicamente il progetto che ENI ha intenzione di sviluppare sul territorio di Ravenna: “catturare la CO2 prodotta dai combustibili fossili equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto senza risolvere i problemi.”

Nel frattempo, si terrà la diretta del Consiglio Comunale per l’approvazione e la discussione del nuovo PAESC (Piano Energia e Clima del Comune di Ravenna), un documento decisivo nel definire il ruolo della città nella lotta all’Emergenza Climatica. Il nuovo Piano si propone l’obiettivo di un taglio delle emissioni di anidride carbonica del 40% entro il 2030, un obiettivo che secondo gli ambientalisti è insufficiente.

“Per raggiungere gli obiettivi degli Accordi di Parigi, gli obiettivi definiti dall’Europa, quelli del Piano integrato Energia e Clima e gli obiettivi della regione Emilia Romagna che si propongono di raggiungere il 100% di rinnovabile al 2030 e l’azzeramento delle emissioni al 2050 è necessario accelerare fortemente i tempi. Non sono solo gli obiettivi politici a ricordarci di accelerare passo, ma anche gli eventi climatici estremi, che sono divenuti ormai la norma ”.

“E’ necessario quantomeno perseguire una riduzione di gas climalteranti pari al 60% aggiungendo tutti gli strumenti potenzialmente perseguibili per il raggiungimento di tale obiettivo. Obiettivo che il Comune di Ravenna già riportò all’interno della Dichiarazione di Emergenza Climatica nel 16 luglio 2019 e che evidentemente oggi il Sindaco Michele de Pascale, sta già dimenticando?”

Secondo gli ambientalisti all’interno del Piano sarà oltretutto importante dare particolare valore agli aspetti della partecipazione attiva da parte degli stakeholders per rendere più efficaci le politiche di indirizzo necessarie al raggiungimento degli obiettivi definiti.

Le associazioni e movimenti tornano poi sulla questione del progetto di Carbon Capture and Storage (CCS) proposto da ENI a Ravenna: “un progetto fallimentare, costoso energeticamente e dal punto di vista economico. Parliamo di 12 miliardi di euro che se utilizzati diversamente potrebbero contribuire efficacemente alla transizione energetica. Nient’altro che l’ennesima strategia dell’industria del fossile per giustificare l’utilizzo e l’estrazione di ulteriore gas”.

Secondo le associazioni, la priorità per una riconversione efficace del distretto ravennate deve essere quella del rinnovabile: dall’eolico offshore alla necessità di puntare sull’idrogeno verde abbandonando definitivamente nuovi investimenti sul fossile.

Infine, gli ambientalisti ricordano che venerdì 11 dicembre alle ore 11 si terrà un’ulteriore mobilitazione sotto i palazzi della Regione a Bologna, promosso da Fridays for Future per sottolineare la posizione di contrasto al progetto di CCS di ENI a Ravenna.

“L’uscita, in tempi non epocali, dalla vecchia logica del modello “estrattivista”, è possibile ed è necessaria per costruire un mondo vivibile per le prossime generazioni. Siamo grati alle ragazze e ai ragazzi del movimento Fridays for Future, che in tutto il Pianeta, e anche a Ravenna e in Emilia Romagna, si stanno mobilitando con questi ideali e questi obiettivi e a loro va tutto il nostro sostegno“.

Legambiente Ravenna – Fridays for Future Ravenna – Coordinamento “Per il Clima Fuori dal Fossile” Ravenna [comunicato diffuso il 9 dicembre 2020]

_____________________________________________________

IL FUTURO NON SI STOCCA! NO AL CCS DI ENI. Né a Ravenna né altrove

La crisi climatica sta devastando sempre di più il nostro pianeta e la diffusione del Covid-19 ha
rafforzato la necessità di un’inversione di rotta radicale sui nostri stili di vita e sulle politiche ambientali, eppure a 5 anni dagli accordi di Parigi del 2015 siamo ancora lontanissimi dall’intraprendere concretamente la strada per l’azzeramento delle emissioni di CO2, che in Italia dovrebbe avvenire entro il 2030.
Non solo: i grandi colossi energetici come ENI, con il sostegno del Governo italiano, della Regione
Emilia Romagna e i soldi europei, non sembrano essere davvero interessati, se non per slogan e
campagne di greenwashing, ad abbattere le emissioni, come dimostra il progetto di costruire a
Ravenna il più grande ‘centro di cattura e stoccaggio della CO2’ del mondo.
Attraverso la tecnologia del CCS (Carbon Capture and Storage – o Sequestration), ENI intende utilizzare i giacimenti di gas di sua proprietà a largo della costa ravennate, per riempirli di 300-500 tonnellate di CO2 ad altissima pressione prodotta dal processo di combustione dei loro stessi impianti, la cui produttività dunque non è messa in discussione.
Come attivisti e attiviste, associazioni, comitati e collettivi ambientalisti che lottano per l’abbandono
totale dei combustibili fossili, siamo contrari a questo progetto perché:
– il CCS non è un modo efficace per abbattere le emissioni, ma un espediente per continuare ad
utilizzare le centrali a gas mettendo di fatto la polvere sotto il tappeto;
– il CCS viene adottato in primo luogo perchè permette di estrarre ciò che resta nei giacimenti
ravennati al termine della loro vita produttiva, cosí da immettere sul mercato altre quantità non
trascurabili di combustibili fossili;
– il CCS è una tecnologia sperimentale ancora in fase di ricerca, altamente costosa rispetto ai benefici
economici (come già dimostrato in Norvegia);
– sviluppare il CCS significa investire miliardi di euro pubblici che sarebbe invece necessario e urgente
utilizzare per la transizione ecologica, tecnologie 100% green, energie rinnovabili;
– lo stoccaggio potrebbe provocare gravi effetti sismici nel territorio ravennate, già oggetto di
importanti fenomeni di subsidenza e di attività sismiche, a terra e offshore. Gli scandali, ancora non
chiariti, che hanno travolto l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, a cui compete il
monitoraggio dei terremoti e delle attività sismiche correlate agli stoccaggi, non mettono al sicuro dai dubbi i cittadini e le cittadine;
– Ravenna, il suoi preziosi mosaici e gli otto monumenti Unesco, non meritano di essere sede di
“esperimenti”;
– il progetto del CCS a Ravenna, qualora venisse approvato, diventerebbe un pericoloso precedente
che ENI potrebbe replicare in altri siti in Italia.
Lanciamo pertanto un appello pubblico, aperto a tutte le organizzazioni, singoli, scienziati e
personalità del mondo accademico per la costruzione di una grande campagna contro la costruzione del CCS di Ravenna per una allocazione dei soldi del Recovery Fund in progetti che permettono una transizione energetica e per un radicale cambiamento delle politiche energetiche del nostro paese.

Fridays For Future Italia

Per firmare l’appello cliccare QUI
________________________________________________________________________

Gli ambientalisti tornano in piazza con scope e tappeti: “Abbandonare l’idea dello stoccaggio della Co2”. “Catturare la Co2 prodotta dai combustibili fossili equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto senza risolvere i problemi”, attaccano gli ambientalisti

Fonte: RavennaToday del 9 dicembre 2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.