IL DIRITTO DI ANDARSENE E QUELLO DI RESTARE – COSE FUORI DAL COMUNE

 

La decisione presa a Trapani è stata quella di non luogo a procedere nel caso dei cosiddetti taxi del mare. Non è un’assoluzione perché si sono considerati proprio assenti i presupposti per un rinvio a giudizio. È stata la stessa accusa a chiederlo e il giudice dell’udienza preliminare ha chiuso il procedimento nei confronti di tutte le persone cui, in precedenza, era stata imputata la commissione di presunti gravissimi reati. Dopo quasi sette anni è stato così smontato il teorema di una ipotizzata collaborazione tra gestione dei salvataggi dei migranti in mare e gestione del traffico dei migranti. Si è cancellato d’un colpo un fiume di fango che ha investito per tutti questi anni i volontari impegnati a salvare le vite umane equiparandoli a chi specula sul sistema di trasferimenti e schiavitù che ad oggi costituisce l’unico modo possibile di arrivare in Europa per i migranti. E questo solo alla fine di un’indagine costata tre milioni di euro, che Medici senza Frontiere ha descritto come «Un mastodontico impianto accusatorio basato su illazioni, intercettazioni, testimonianze fallaci e un’interpretazione volutamente distorta dei meccanismi del soccorso per presentarli come atti criminali».

Si tratta solo dell’ultimo atto di quello che, per via giudiziale, costituisce l’annientamento delle stesse basi del sistema criminale attuato dalla politica italiana, di centrodestra e di centrosinistra, che ha voluto colpire i migranti e chi li aiuta, simulando di avere nel mirino i cartelli criminali che speculano sui traffici. Prima della sentenza di Trapani c’era stata la sentenza di Reggio Calabria. In appello era stata ribaltata la condanna in primo grado di Domenico Mimmo Lucano ritenuto colpevole di numerosi abusi d’ufficio, diversi falsi, truffa aggravata, peculato e, soprattutto, l’essere il promotore di associazione a delinquere che aveva lo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti (contro la Pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio) legati alla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti. Tutto cancellato. L’associazione a delinquere? Dall’ampia istruttoria non è emerso nulla per ritenere provati nessuno degli elementi che, nella pratica giudiziaria, vengono valorizzati per dimostrare l’esistenza di una struttura associativa. La truffa? Manca la prova degli elementi costitutivi il reato. Il peculato? Non è configurabile per la gestione e destinazione di somme di provenienza pubblica, anche dopo la loro corresponsione, quale corrispettivo del servizio, pattuito a seguito di apposito contratto e prestato. Le conclusioni della corte non potrebbero essere più chiare: «A ben vedere, i dialoghi captati mettono in luce lo spirito di fondo che ha mosso l’imputato, certo di poter alimentare una economia della speranza, funzionale a quella che più volte Lucano ha definito essere la sua mission, ovvero poter aiutare gli ultimi. Una mission tesa a perseguire un modello di accoglienza integrata, ovvero non limitato al solo soddisfacimento di bisogni primari, ma finalizzato all’inserimento sociale dell’ospite di ciascun progetto». È la completa riabilitazione del modello Riace!

Si susseguono anche le decisioni di cassare il fermo amministrativo disposto nei confronti delle navi di salvataggio che violerebbero le regole loro imposte dall’Amministrazione italiana. L’ultima sospensione arriva dal tribunale di Crotone e si basa sulla considerazione che la Libia non è un porto sicuro e quelle della sua Guardia costiera non possono essere definite operazioni di salvataggio.

E poi si susseguono anche le mancate convalide dei trattenimenti disposti nei confronti dei richiedenti asilo. Non solo, la Corte di Giustizia europea, avendo ricevuto la richiesta di esaminare i casi con procedura d’urgenza da parte della Cassazione Italiana, ha respinto la richiesta: i migranti restano pertanto liberi di muoversi e non possono essere ingabbiati in quei lager chiamati in maniera fuorviante centri per il rimpatrio (CPR).

Per questi ultimi non ci sono ancora decisioni giudiziarie ma si moltiplicano le indagini sulla loro gestione. A seguito di queste molti di quelli ispezionati finiscono commissariati: Le accuse: trattamenti disumani, abuso di psicofarmaci, violenze, privazioni. Molti suicidi.

Come detto in Italia si sta demolendo per via giudiziale, sin dalle fondamenta, la mostruosità che si è costruita in anni e anni da centrodestra e centrosinistra per impedire che in Italia sia libero l’ingresso, il transito, la residenza o l’uscita delle persone non europee. Contestualmente in Europa il Parlamento Europeo in articulo mortis ha approvato il cosiddetto Patto sull’immigrazione e l’asilo presentato dalla Commissione che vuole fare rientrare dalla porta proprio quanto il diritto e la giustizia italiani stanno un po’ per volta mettendo fuori gioco buttandolo dalla finestra. Amnesty International non ha dubbi:

«Questo accordo farà regredire di decenni la legislazione europea in materia di asilo. Il suo esito più probabile sarà un aumento della sofferenza umana, in ogni fase del viaggio intrapreso in cerca di asilo nell’Unione europea. Dal modo in cui le persone verranno trattate dai paesi extra Unione europea, al loro accesso all’asilo e all’assistenza legale alle frontiere europee, fino all’accoglienza all’interno dell’Unione europea, questo accordo è progettato per rendere più difficile l’accesso alla sicurezza. Il Patto causerà quasi certamente la detenzione di fatto di un maggior numero di persone alle frontiere dell’Unione europea, comprese famiglie con bambini e persone in situazioni vulnerabili. Un numero maggiore di persone sarà incanalato in procedure di frontiera con garanzie ridotte, invece di ricevere una valutazione equa e completa delle proprie richieste di asilo.

Per l’Italia, il Patto sulla migrazione e l’asilo significherà mantenere sostanzialmente il tanto vituperato sistema di Dublino che, nella prassi, rende responsabili della gestione dei richiedenti asili gli stati di primo ingresso. Invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti e il rafforzamento dei sistemi di protezione, gli stati potranno semplicemente pagare per rafforzare le frontiere esterne o continuare a finanziare paesi non-Ue per impedire che le persone migranti raggiungano l’Europa. Concretamente, queste deroghe rischiano di portare alla violazione di obblighi internazionali in materia di asilo e diritti umani. Esse comprometteranno una risposta comune e umana alle persone che necessitano di protezione, esponendole a gravi violazioni dei diritti umani, e potranno normalizzare sproporzionate misure di emergenza alle frontiere europee, creando un pericoloso precedente per il diritto di asilo a livello globale.

Allo stesso tempo, questo accordo rafforza la dipendenza dell’Unione europea da stati esterni ai suoi confini per la gestione della migrazione, come si è visto nei precedenti accordi con Albania, Libia, Tunisia e Turchia. Invece di investire in un’accoglienza dignitosa all’interno dell’Unione europea e di ampliare percorsi sicuri e regolari per consentire alle persone di raggiungere la protezione in Europa senza dover ricorrere a viaggi pericolosi, questo Patto rappresenta un ulteriore passo verso l’esternalizzazione del controllo delle frontiere e l’elusione delle responsabilità europee in materia di protezione dei rifugiati».

Ravenna in Comune si riconosce pienamente nei valori della nostra Costituzione che riconosce i diritti fondamentali ad ogni persona, indipendentemente dal fatto che abbia la cittadinanza italiana o meno, impone che la condizione giuridica di chi non è cittadino non possa essere mutata dalla legislazione italiana rispetto a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, nonché sancisce il diritto di asilo per chi è straniero. Le istituzioni di rappresentanza politica in Italia e in Europa non ci rappresentano né possono rappresentarci, perciò, in materia di immigrazione in quanto si allontanano dai principi costituzionali. L’auspicio è che quelle che le sostituiranno siano più rispettose dei nostri valori costituzionali. Ad oggi siamo ancora all’interno del quadro che tratteggiavamo otto anni fa (Perchè l’accordo Ue – Turchia è un errore, 22 marzo 2016), di fronte a «Un’Unione Europea che, ergendosi a paladina dei diritti umani, ha approvato delle leggi estremamente tutelanti per tutti coloro chiedono protezione se provenienti da zone di guerra o da situazioni di gravi violazioni dei diritti umani. Ma che, paradossalmente, non ha mai previsto un modo per accedere a questi diritti se non quello di arrivare irregolarmente sul territorio europeo, a costo di viaggi pericolosissimi gestiti da trafficanti. Ravenna In Comune si unisce al coro di organizzazioni internazionali per una politica europea che promuova l’ingresso regolare dei migranti: occorre aprire dei canali umanitari dai paesi in guerra e da quelli confinanti, concedendo dei visti umanitari per un ingresso regolare, occorre ripensare radicalmente il regolamento di Dublino in un’ottica di solidarietà europea, occorre potenziare i meccanismi di ingresso regolare per chi invece vuole cercare lavoro o studiare in Europa sottraendo così anche queste persone al traffico di esseri umani». La consapevolezza è che, perché non sia una fortezza, l’Europa debba prima dismettere il proprio agire coloniale: il diritto di potersene andare da un posto è tale solo se in quel posto si ha prima ancora il diritto di restare. Restare vivi, stare bene. Anche, se non soprattutto, in campo migratorio vale l’invito di Vittorio Vik Arrigoni a restare umani.

[nell’immagine: Théodore Géricault, La zattera della Medusa]

#RavennainComune #Ravenna #migrazioni

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Iuventa, prosciolti tutti gli imputati

Fonte: ANSA del 19 aprile 2024

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