ZERO MORTI SU LAVORO NON PUO’ ESSERE SOLO UNO SLOGAN

Omicidio di lavoro a Suviana. Nessuno si azzardi a dire che bisogna aspettare le cause prima di protestare o anche solo per pronunciare condanne politiche. Non c’è fatalità che tenga. Le “fatalità” imprevedibili sono poche e ben determinate e la scienza giuridica le ha già catalogate da tempo: guerre, insurrezioni, sabotaggi, terrorismo, attacchi nucleari, maremoti, eruzioni vulcaniche e giù di lì. Terremoti e alluvioni non sono una fatalità perché i luoghi di lavoro devono essere realizzati con criteri antisismici e in aree non soggette ad inondazione. Una centrale idroelettrica che si mangia sette vite (di cui quattro sono ancora ufficialmente considerate disperse) e risputa cinque feriti non è un mostro impazzito inspiegabilmente. Piuttosto è un luogo di lavoro, a Suviana, in quella che a torto è considerata una Regione di rango superiore alle altre in tema di sicurezza, dove è avvenuto quanto non poteva e non doveva avvenire. Al pari di qualunque altro cantiere, fabbrica, strada, ecc. dove ci si reca per lavorare o da cui si passa per lavorare. Punto.

Ravenna in Comune sostiene le lavoratrici e i lavoratori oggi in sciopero per tutta la giornata a Ravenna e in Emilia-Romagna. Zero morti sul lavoro è lo slogan principale della convocazione ed in cui ci riconosciamo pienamente. Non è un obiettivo irrealistico se si eliminano le cause di insicurezza e si possono tutte eliminare. Non ridurre ma eliminare. E poi si devono affrontare le concause, quelle che non producono direttamente la morte, il ferimento, il farsi male ma creano le condizioni che rendono più facile che ciò accada. A partire dai subappalti: a Suviana il giorno dopo non si sapeva ancora per chi lavoravano le persone coinvolte nell’esplosione, tanto per dirne una. E il segretario CGIL di Bologna che si chiede: «Scopriamo che uno è un pensionato di 73 anni, una partita Iva: che mondo del lavoro è?». Dove la risposta è che è il mondo che il neo liberismo e chi l’ha sostenuto e lo sostiene ha preparato per tutte e tutti noi che pur continuiamo ad opporci. Perché tra le concause rientra a pieno diritto l’indifferenza verso le violazioni che tanta politica, compresa quella che siede nella Giunta comunale di Ravenna, manifesta incontrando e celebrando quei cosiddetti imprenditori e i loro denari, senza riguardo per il loro curriculum di “incidenti” sul lavoro. Così come la deliberata violazione dell’impegno ad introdurre un Osservatorio sulla sicurezza e la legalità nel lavoro che incombe sul Sindaco di Ravenna senza che questi se ne preoccupi minimamente. Eccetera eccetera.

Si chiamano incidenti sul lavoro ma non sono incidenti. Sono eventi che conseguono ad azioni che, dopo esser state messe in conto che potessero accadere (il rischio), si è consentito che accadessero. Per cause immediate differenti ma per una causa prima chiamata profitto. Lo abbiamo già detto più volte del resto: «Cambiano le cause intermedie ma a provocare morti e feriti su lavoro è sempre l’aspirazione ad un profitto senza vincoli. Che si tratti di comprimere le manutenzioni o le misure di sicurezza o il rispetto dei contratti e delle leggi, alla fine è sempre l’aspirazione alla massimizzazione degli utili senza riguardo alla salute di chi lavora la causa prima dei cosiddetti “incidenti”. Fino a che i percettori degli utili, i padroni insomma invece delle figure intermedie appositamente messe a fare da filtro, non subiranno le conseguenze di una carcerazione, la voce “profitto” sui bilanci avrà sempre più peso dei costi imposti dalla “sicurezza”».

Ravenna in Comune invita le cittadine ed i cittadini a partecipare al flash mob organizzato dai sindacati (CGIL e UIL) oggi pomeriggio, 11 aprile, dalle 15.00 alle 16.30 in Piazza XX settembre a Ravenna. Invitiamo i politici e padroni sopra citati a tenersene lontani. Perché zero morti su lavoro non può rimanere solo uno slogan.

[nell’immagine: il luogo di lavoro dove si è verificata l’esplosione, 40 metri sotto il lago di Suviana, la centrale idroelettrica di Bargi]

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Suviana, l’esplosione alla centrale | Tre morti, un ferito in pericolo di vita. Quattro dispersi: chi sono. La Cgil: «Tra le vittime un 73enne con partita Iva»

Fonte: Corriere di Bologna del 10 aprile 2024

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