SI SCALDA L’AUTUNNO: SCIOPERI PER IL CONTRATTO E PER LA SICUREZZA

Come sempre, come Ravenna in Comune diamo la precedenza alle notizie che ci provengono dal cosiddetto mondo del lavoro. Così segnaliamo che ieri hanno scioperato i lavoratori metalmeccanici per il rinnovo del contratto. Nella provincia di Ravenna sono stati proclamati scioperi di 8 ore dai delegati di fabbrica di Marcegaglia Carbon Steel Spa, Marcegaglia Ravenna Spa, Rosetti spa, Giuliani, Mariport, Icme, Senzani Brevetti, Cisa, Come, Fonderia Morini, Diamut, Aqseptence, Curti, Sigma 4, Kverneland, Stafer, Iemca, Ori, Twinergy, Horsa.

Si tratta di uno dei tanti contratti collettivi scaduti che non vengono rinnovati perché, in buona sostanza, il padronato vorrebbe abbandonare la contrattazione collettiva o, nella migliore delle ipotesi, ridimensionarne l’apporto, a favore di contrattazioni su base locale/aziendale. Così in Italia si arriva a 14 milioni di lavoratori che aspettano un contratto. Alcuni sono scaduti lo scorso anno: dalla meccanica, all’alimentare, alla cartotecnica, al legno arredo, alla ceramica. Molti aspettano da più tempo come le forze di polizia, i lavoratori portuali e i servizi ambientali, tanto per citarne alcuni.

A Ravenna il presidio era davanti alla fabbrica della Marcegaglia. Il segretario della Fiom-CGIL ha dichiarato alla stampa che il padronato sta “sfruttando la pandemia” per “mantenere costi bassi e lavoratori poveri”. Quegli stessi lavoratori, aggiungiamo noi, che vengono fatti lavorare senza tener conto della pandemia quando conviene alla proprietà e poi messi in cassa integrazione addossando la responsabilità alla pandemia quando alla proprietà conviene fermare alcuni reparti.

Sempre ieri erano in sciopero i lavoratori della centrale ENEL di Porto Corsini. “La vertenza proseguirà fino a quando non saranno ripristinate le condizioni necessarie per tornare a lavorare in sicurezza” dichiarano i sindacati. Perché nelle fabbriche oltre al tema dei contratti c’è quello della sicurezza, aggiungiamo noi. La pandemia non ha aumentato le garanzie ma le ha ridotte in un campo fondamentale che già da tempo, anche da noi, mieteva vittime. Nel 2019 la provincia di Ravenna era al secondo posto, in Emilia-Romagna, con 2,7 infortuni accertati ogni 100 lavoratori, mentre in Italia l’indice di rischio infortunio era di 1,7 ogni 100 lavoratori. E poi è arrivato il Covid che, per la Romagna ha comportato un migliaio di infortuni covid-correlati denunciati all’INAIL fino al 31 maggio, 200 solo a Ravenna. Secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna dei morti su lavoro, non tenendo conto degli incidenti in itinere e dei decessi dovuti a covid, ad oggi sono 40 i morti in Regione, a cui Ravenna ha “contribuito” con 4 lavoratori.

Come Ravenna in Comune non abbiamo dubbi: compito delle istituzioni è mettere il proprio peso sul piatto della bilancia a favore del soggetto che per cause diverse, ma tutte strettamente collegate alla precarietà del ruolo, sta diventando sempre più debole: il lavoratore. Se partiti come il PD continuano a ritenersi super partes, di fatto, favoriscono un solo soggetto: il padrone. Se le istituzioni non fanno niente dove potrebbero intervenire direttamente, cioè nel lavoro prestato direttamente nella pubblica amministrazione e negli appalti messi a gara dalla p.a., Comune in testa, aggravano la situazione. E questo, ancor più nella fase attuale, significa impoverire e mettere a rischio le vite di tante e tanti ravennati.

[La fotografia è relativa ad un altro sciopero in Marcegaglia. Quando Ravenna in Comune poteva esprimere una vicinanza anche fisica]

#MassimoManzoli #RavennainComune #Ravenna #lavoro #contratti #sicurezza

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Metalmeccanici in sciopero davanti alla Marcegaglia: “Gli industriali sfruttano la pandemia”

Fonte: RavennaToday del 5 novembre 2020

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Giovedì 5 novembre sciopero alla centrale Enel di Porto Corsini

Fonte: Ravenna24ore del 4 novembre 2020

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