Le lavoratrici e i lavoratori “multiservizi” sono quelli che durante il lockdown hanno continuato a lavorare per pulire e sanificare ambienti lavorativi per consentire di operare in sicurezza. Per fare un esempio concreto si parla di chi in un ospedale garantisce il mantenimento di adeguate condizioni igieniche, dà da mangiare ai malati, sanifica le terapie intensive… Se bisogna per forza usare il termine di “angeli” per personale medico e infermieristico, va usato anche per queste lavoratrici e lavoratori. In cambio non hanno ricevuto niente, nemmeno il rinnovo del CCNL. Sono spesso vittime di precariato, di scarso rispetto della loro salute e sicurezza, di parcellizzazione delle attività non solo tra più luoghi ma anche tra più datori di lavoro, per via del sistema di appalti e sub appalti.
Sono circa 600.000 ad attendere da 7 anni il rinnovo di un contratto nazionale già economicamente “non ricco”. Tra i lavoratori, che chiedono un’equa retribuzione per il lavoro svolto e condizioni di lavoro accettabili, e i datori di lavoro, si dicono disposti a trattare solo in cambio di maggior flessibilità, si è di fatto bloccata la possibilità stessa di intavolare una trattativa per il rinnovo del contratto.
Da domani saranno in mobilitazione. Ravenna in Comune è al loro fianco. Chiediamo che dov’è il “pubblico” ad impiegare il loro lavoro si operi tenendo conto del fatto che le loro prestazioni sono indispensabili e altrettanto meritevoli di considerazione di quelle di chi è diretto dipendente del settore pubblico. Chiediamo che il settore pubblico, prima di tutto quello di competenza del Comune di Ravenna, smetta di comportarsi come un padrone privato nella stipula di contratti di appalto e avvii un processo di reinternalizzazione dei servizi consentendo la prioritaria possibilità di assunzione ai lavoratori già oggi impegnati in regime di appalto. Meno falsi elogi e più diritti.
[Nella foto: mobilitazione dei lavoratori del settore “multiservizi” davanti all’Ospedale di Ravenna]
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Puliscono uffici e ospedali per 7 euro lordi all’ora e contratti “spezzatino”: la protesta dei lavoratori del “multiservizi”
