LA MAFIA SOTTO CASA NOSTRA

Pubblichiamo di seguito l’intervista rilasciata da Massimo Manzoli, capogruppo di Ravenna in Comune in Consiglio Comunale, a Guido Sani per Ravenna&Dintorni, uscita sul numero del settimanale in distribuzione da giovedì scorso. 

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«Le mafie si stanno adeguando e cambiano forma, bisogna rivedere la legge». Il consigliere comunale Manzoli, collaboratore del sito “Mafie sotto casa”: «Servirebbero più competenze in chi redige i bandi pubblici per evitare ulteriori sovrastrutture. Il rischio nel post-Covid? Molto alto e concreto»

Consigliere comunale per Ravenna in Comune, Massi­mo Manzoli da anni si occupa di contrasto alle mafie at­traverso associazioni di volontariato che lavorano nelle scuole e come co-redattore (insieme a Gaetano Alessi) del Dossier sulle mafie in Emilia-Romagna e collaborato­re del sito mafiesottocasa.com. Inevitabile quindi per lui intervenire nella vicenda della ditta Passerelli, incarica­ta dei lavori degli uffici comunali di via Berlinguer e del palazzetto dello sport. «Credo che la si­tuazione sia molto più complicata per gli uffici, rispetto alla situazione del palazzetto. Il Comune potrà poi even­tualmente citare in causa l’azienda per inadempienza, ma il cantiere si fermerebbe comunque. Tutto dipende se l’interdittiva antimafia sarà o meno controllata».

Ma era una situazione evitabile? «Per gli uffici non so, non credo, il bando risale ormai a tanto tempo fa. Mi chiedo invece se non fosse possibile pensare a un bando più stringente per quanto riguarda il palazzetto, in modo da evitare che un’azienda che, anche prima dell’interdit­tiva, aveva creato tanti problemi causando ritardi di va­rio genere potesse lavorare su due cantieri contemporaneamente nello stesso Comune. Va precisato che l’azienda in questione è sempre stata assolta in primo grado quando è stata portata in tribunale».

Anche al porto accade che la stessa azienda è incarica­ta di due interventi diversi: «La stessa impresa lavorerà per un privato, la Pir, per la realizzazione del deposito di Gnl, e alla realizzazione dell’Hub. Per quest’ultimo infat­ti, pur essendo un bando enorme, si sono presentate solo due cordate. C’è da chiedersi come mai ci sia stato così poco interesse». Nulla di direttamente collegato al tema legalità, dunque, ma più una preoccupazione per la gestione dei bandi in generale che riguardino opere pubbliche o somministrazione di servizi. «Lo abbiamo visto anche con il servizio biblioteche, un passo avanti rispetto al passato è stato fatto, ma qui un’azienda si è aggiudicata un servizio con un ribasso del dodici percento, mentre a Modena la stessa azienda è stata esclusa per eccessivo ribasso, in quel caso si trattava di un quattordici percento».

Ecco perché Manzoli ribadisce una proposta già formulata da Ravenna in Comune a inizio mandato: un osservatorio finanziato sul lavoro in provincia e insieme un lavoro sulla redazione dei bandi. «Secondo me – spiega Manzoli – quando si parla di appalti e cose pubblica ogni volta si costruiscono nuove sovrastrutture invece di guardare alle leggi che già esistono. Per esempio, un’otti­ma iniziativa era stata quella di creare white list di azien­de per la ricostruizione post terremoto, ma poi non se ne è fatto niente di veramente serio e sistematico perché mancavano risorse, persone, ore lavoro».

Il tutto mentre, racconta ancora Manzoli, i confini tra cosa sia legalità e illegalità, cosa sia mafia e cosa non lo sia si fa sempre più labile con le nuove tecnologie. «Per esempio, oggi è praticamente impossibile provare l’asso­ciazione di stampo mafioso per chi gestisce il gioco d’az­zardo online. O per esempio nei casi di caporalato, nel sentire comune si tratta di mafia, ma in realtà non sono quelle le accuse che si possono muovere. Gli stessi reati ambientali, non sono giudicati come reati di mafie, eppu­re Legambiente parla da tempo di ecomafie. Ecco perché abbiamo cambiato approccio rispetto al passato per il dossier che uscirà a fine estate: non solo e non più i reati di mafia passati in giudicato come tali, ma anche quei reati che sono percepiti come tali. Diciamo che se fossi un esponente di sinistra nella politica nazionale proporrei una revisione del 416 bis».

Ma il Covid che effetto ha avuto sul mondo dell’illega­lità e c’è un rischio particolare in questo momento in cui per rilanciare l’economia verranno avviati cantieri e im­messi soldi freschi nel sistema? «Certo il rischio c’è ed è forte, le mafie sono tornate ai loro traffici precedenti e so­no sempre pronte ad ampliare le proprie attività».

Guido Sani

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