CREPA MUSIVA

Ci fa piacere leggere i ragionamenti di Felice Nittolo, di Maurizio Tarantino e di Daniele Torcellini sulla Biennale Mosaico. Ci fa piacere in quanto si discute di arte, di politica, ovvero delle scelte che hanno dato corpo a RavennaMosaico2019 durante il periodo di svolgimento di quella che è la VI edizione. Questo consente a tutte e tutti di potersi confrontare direttamente con i temi affrontati attraversando le sale e dialogando direttamente con le opere tuttora esposte.  Ciò avendo a mente quanto un artista (ravennate per amore del mosaico, come lui stesso si definisce), un funzionario pubblico (il direttore del MAR ma anche della Classense) e un docente di storia dell’arte, cultura visiva e critica d’arte (curatore della mostra Mosaics nell’ambito della Biennale) dibattono.

Può stupire l’interesse di una lista di cittadinanza, un soggetto politico rappresentato in Consiglio Comunale, per “le cose d’arte”. Si sarebbe probabilmente considerato più in linea con la nostra identità un nostro intervento lungo i binari della polemica ingenerati dalla presenza a Ravenna di Chuck Close, fatto oggetto di accuse di molestie sessuali. Eppure, per noi, discutere di cultura e di politica non è così strano. Non a caso figurava tra “i semi del futuro di Ravenna” che cercammo di piantare durante la lunga campagna elettorale per le comunali del 2016: “Con la cultura si mangia. La cultura a Ravenna è vitale e vivace per cui si tratta di darle maggiore spazio. Ravenna in Comune si impegna: a rendere più trasparenti e soggette a criteri di valutazioni obiettive le convenzioni con i soggetti culturali; istituiremo Case della cultura come spazi di riunione, fruizione e progettazione culturale libera; creeremo un cartellone unico valorizzando la promozione e il coordinamento tra i vari eventi per dare visibilità nazionale e internazionale al sistema complessivo culturale sostenuto dal comune; favoriremo le residenze artistiche temporanee per aumentare lo scambio con esperienze di altre realtà”.

Applaudiamo pertanto per il livello alto della discussione, augurandoci che possa proseguire e svilupparsi sempre su questo tono e possa quindi essere di stimolo e di riflessione per la definizione del rapporto tra Ravenna, le sue istituzioni culturali e politiche e quello che è un po’ la cifra distintiva della nostra Città nel mondo. Sarebbe d’altra parte poco proficuo che a un tale apprezzamento facesse seguito un nostro appiattimento dietro una singola posizione. È allo sviluppo del ragionamento che a portiamo elogio per i frutti che può portare e ci auguriamo porti al futuro del mosaico a Ravenna. Si leggano le posizioni, le si confrontino, si aggiunga e si ampli il dibattito e grande sarà, potenzialmente, il guadagno per la “cosa” culturale di Ravenna.

Detto questo, però, ci permettiamo un appunto. Felice Nittolo, esplicita un rammarico o, più precisamente, avanza una critica: “se si voleva fare un’operazione culturale veramente utile anche per il nostro territorio, serviva un coinvolgimento verso le realtà artigianali musive”. E declina puntualmente questo rammarico/critica con riferimenti precisi ad elementi di criticità presenti nell’Accademia di Belle Arti e nell’Istituto d’Arte, a quel che erano e a quel che sono. Ed avanza una moltitudine di spunti, concludendo con la disponibilità (sino ad ora) non colta “di un confronto-dibattito pubblico su questi temi e sull’importanza del mosaico ravennate”. Ecco, sentir rispondere che a Nittolo è stato comunque riservato ampio spazio nella Biennale 2017 e che comunque anche quest’anno “a Felice Nittolo è stato ancora una volta riservato uno spazio assai significativo”, come se tutto si potesse ridurre ad una questione di spazio nella vetrinetta della promozione… Ecco, questo ci sembra una stecca nella sinfonia di cui abbiamo appena tessuto l’elogio. Quasi che non si possa sopportare qualcosa che si discosti appena dal “bene bravo bis”. Quasi che, in questa Città, ogni volta che un nome di prestigio non si limita ad aggiungere il proprio agli applausi scroscianti a scena aperta ma unisce il proprio nome ad una nota di critica, sia sgradito. Quasi che la critica al pensiero dominante debba tacere sempre dietro il ricatto, esplicito, di una minacciata esclusione dalla “vetrinetta”. O, in altri casi, da un finanziamento. Dalla messa a disposizione di uno spazio.

Grazie, anche per questo, all’artista che ha dato il via al ragionamento “fregandosene” delle conseguenze. È anche poiché non ogni artista ha le spalle sufficientemente larghe da potersene “fregare” che come Ravenna in Comune ragioniamo di cultura, di arte, di accesso alle risorse pubbliche. Perché, come appunto dicevamo, “con la cultura si mangia”.

#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #arte #cultura #biennalemosaico

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