SANITÀ PUBBLICA: IL PRIVATO È IL PROBLEMA, NON LA SOLUZIONE

In Regione la nostra sanità è al top. Peccato che la classifica sia quella delle ausl con più prestazioni sanitarie prenotate ma non ancora eseguite alla data del 6 dicembre 2021. In questa “speciale” classifica dei peggiori arriviamo primi, davanti a tutte le ausl emiliane, quella di Bologna inclusa. Certo, va considerato che l’auslona nasce dall’accorpamento delle tre province romagnole Ravenna, Forlì–Cesena e Rimini. Tuttavia la Romagna conta circa un quarto degli abitanti di tutta la regione (poco più della Città Metropolitana di Bologna, tanto per dare un’idea) mentre la lista delle prestazioni ineseguite da parte di Ausl Romagna pesa per più di un terzo di tutte quelle ancora da completare in Regione: 394.716 su 1.166.816 complessive.

Leggiamo dalla stampa: «In termini assoluti, la prestazione in cui le liste d’attesa assumono contorni tendenti davvero all’infinito è la radiologia dell’Ausl Romagna, con 81.092 prenotazioni ancora da smaltire». Segue oculistica, sempre con in testa l’auslona: «44.016 prestazioni ancora da erogare in Romagna». Scavando dentro le singole realtà che compongono l’Ausl Romagna, poi, si scopre che «a Cesena abbiamo delle criticità nell’ambito della risonanza magnetica nucleare della colonna». E poi «ci sono tempi lunghi anche per le risonanze e le ecografie ostetriche e ginecologiche a Forlì, così come per le visite diabetologiche». A Ravenna, invece, il tasto dolente è riuscire a fare una gastroscopia, ammette Carradori:

«Non ho numeri particolarmente critici, ma so che la gastroscopia ha delle problematiche derivanti dal fatto che il privato accreditato ha ridotto pesantemente la produzione endoscopica».

Torniamo sempre alla criticità di sempre: la nostra sanità pubblica, una volta di eccellenza, è stata progressivamente ridimensionata negli anni per lasciare spazio al privato convenzionato. In altri termini, le risorse pubbliche, che costituiscono la voce più importante del bilancio regionale, sono state dirottate sempre più sul privato, depauperando allo stesso tempo la possibilità della sanità pubblica di far fronte alle necessità di una cittadinanza la cui età media (e di conseguenza il bisogno di cure) aumenta di anno in anno. D’altra parte si parla di tanti soldi. E più il bacino è grande, più è grande il valore economico del business. La nascita dell’auslona si spiega in gran parte così.

Chiaramente le criticità già presenti in tempi normali sono esplose assieme all’emergenza pandemica. Ma il centro sinistra non vuole cambiare modello. A fine luglio, festeggiando l’arrivo in città di un grande gruppo privato della sanità che aveva appena acquistato in blocco le cliniche Domus Nova e San Francesco, de Pascale dichiarava:

«L’uscita dalla pandemia deve vedere una crescita significativa degli investimenti nell’ambito socio sanitario, ovviamente principalmente nella sanità pubblica, fronte sul quale siamo attualmente molto impegnati come Amministrazione, quanto nella sanità privata convenzionata, alla quale non possiamo che guardare con attenzione e in maniera costruttiva per integrare l’offerta di servizi nel nostro territorio».

Come Ravenna in Comune così commentavamo: «Insomma, il futuro per de Pascale, PD, PRI, Coraggiosa e compagnia cantante, assomiglia proprio tanto al passato che ha portato alla sanità presente che non funziona per niente». Perché il privato è il problema, non la soluzione.

#RavennainComune #Ravenna #sanità #AuslRomagna #covid19

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Liste di attesa in Emilia Romagna, oltre un milione di esami e visite arretrati

Fonte: Il Resto del Carlino del 19 gennaio 2022

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Romagna, le liste d’attesa scoppiano. In sospeso 400mila prenotazioni

Fonte: Il Resto del Carlino – Edizione di Ravenna del 19 gennaio 2022

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