IL GIOCO DELLA GUERRA E IL GIOCO DELLA PACE – COSE FUORI DAL COMUNE

Oggi i cristiani cattolici celebrano la loro festività maggiore che, invece, i cristiani ortodossi festeggeranno tra poco più di un mese. Prima di allora cadrà la festività ebraica di Pesach. Siamo durante il mese sacro per le comunità musulmane. Tra qualche giorno sarà Songkran, il capodanno del calendario lunisolare buddista, e il Rama Navami, la celebrazione induista della nascita di Rama. E potremmo proseguire con altri momenti festivi che continuano ad essere onorati o lo sono stati, sia oggi che nelle giornate ad oggi prossime, dai più svariati credi e religioni dello sparpagliato genere umano. Eppure nessuna attribuzione di sacralità al periodo contribuisce a far cessare o almeno sostare il gioco della guerra a cui partecipa gran parte dello stesso genere umano.

Pochi giorni fa il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deliberato la cessazione delle operazioni militari durante il Ramadan da parte di Israele contro i palestinesi che abitano nella striscia di Gaza. Nessuna conseguenza ne è seguita: i massacri da parte dell’IDF (Israel Defense Forces) proseguono ininterrotti con inalterata ferocia. Due anni fa è stata invocata una tregua pasquale nel conflitto ucraino. Senza esito. E così non si è nemmeno più riproposta. Si registrano contemporaneamente altri 50 conflitti considerati ad alta intensità dei 161 che complessivamente insanguinano il mondo.

La domenica di Pasqua del 1511 tra il Ronco e il Montone morirono circa ventimila persone in quella che passò alla storia come Battaglia di Ravenna. Altre duemila perirono nel sacco della Città che seguì la Battaglia.

Così scrisse l’Ariosto:

«Io venni dove le campagne rosse

eran del sangue barbaro e latino

che fiera stella dianzi a furor mosse.

E vidi un morto all’altro sì vicino

che, senza premer lor, quasi il terreno

a molte miglia non dava il cammino.

E da chi alberga fra Garonna e Reno

vidi uscir crudeltà, che ne devria

tutto il mondo d’orror rimaner pieno».

«Mi è occorso del tempo per accettare l’idea che una “strategia di guerra” possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del “Paese nemico”», ha invece detto Gino Strada.

L’augurio che ci sentiamo di fare come Ravenna in Comune è che vengano infine giorni di pace e che tutte le bambine e i bambini possano tornare a fare quello che è il loro compito in ogni posto del mondo: giocare.

Buone feste.

[Nell’immagine, l’opera di Edda Mally, Ali di Pace, installata nel Parco della Pace di Ravenna]

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