A TUTTO GAS VERSO L’APOCALISSE

Ci siamo ancora dentro ma ne stiamo uscendo. E la prima cosa da fare è ringraziare caldamente volontari e operatori per l’immane lavoro fatto, per quello che stanno facendo e per quello che faranno ancora, visto che non è finito e continuano ad arrivare persone, anche da molto lontano, per dare una mano. Assieme ai ringraziamenti è doverosa la solidarietà nei confronti di chi è stato investito dalle acque, di chi è sfollato, di chi aveva a cuore la vita di chi non ne è venuto fuori, di chi ha perso la casa, l’attività, le cose, i ricordi. Il Prefetto di Ravenna già mercoledì l’aveva descritta con sintesi efficace poi ripetuta molte volte: «È una situazione apocalittica». Aveva fatto seguito un auspicio, «speriamo di salvare le persone», purtroppo solo parzialmente realizzato. A sua volta, Pierluigi Randi, il meteorologo (e Presidente dell’Associazione Meteo Professionisti) più sentito in questi giorni, la commentava così: «Il primo che mi dice che in fondo è tutto normale e che siamo i soliti catastrofisti da strapazzo finisce appeso al muro». Un altro meteorologo, Luca Lombroso (dell’Osservatorio geofisico dell’Università di Modena) è stato ancora più diretto di fronte alla inevitabile domanda rivoltagli sulle mancanze, sugli errori commessi: «Si evita, a livello statale, concorrendo con gli altri paesi Ue, di lavorare per la riduzione dei gas serra. È l’unica strada da percorrere. Ci piaccia o no».

Da Ravenna in Comune non ci si aspetta un bollettino dei danni e non lo faremo. Non è il nostro compito. Chi si è sentito dire di abbandonare casa in tutta fretta o, almeno, salire ai piani alti (o sul tetto) ha toccato con mano il senso degli avvisi di pericolo diramati nelle ore e nei giorni precedenti. Chi si è trovato l’autostrada bloccata, i treni fermi, i centri commerciali chiusi come i cimiteri, lo ha capito da solo. I danni espressi in euro verranno poi. Da Ravenna in Comune può venire solo l’aggiunta di quell’ultimo anello alla catena informativa che ancora viene occultato. Dire che tutto quello che ci arriva addosso in questa maniera è un evento eccezionale è verissimo. Va però aggiunto che questa “eccezionalità” è sempre più frequente. Ad inizio maggio era già avvenuto qualcosa di analogo per le zone interne. In gennaio e nel novembre precedente aveva colpito “eccezionalmente” la costa. A ‘sto giro ha beccato davanti e dietro, sopra e sotto… Non basta, perché accadrà sempre più spesso visto che la causa che ha prodotto lo sconquasso è attiva e si chiama cambiamento climatico provocato dall’innalzamento delle temperature. Certo, gli effetti sono amplificati da tante altre cose come ad esempio l’impermeabilizzazione dei suoli: nuove case, supermercati, piastre logistiche tutte autorizzate dall’Amministrazione che mettono Ravenna in testa alle classifiche di consumo del territorio. E altre ancora come la pianificazione urbanistica che antropizza (ossia piazza le attività e le residenze degli uomini) dove non dovrebbe: così si costruisce sotto gli argini, si raddrizzano gli alvei, si occupano gli spazi dove il fiume dovrebbe allargarsi nelle piene. E poi si manutentano i fiumi poco e male, eccetera eccetera (e lasciamo perdere la storia delle nutrie, per carità…).

Ci state ancora seguendo nel ragionamento? Bene, anzi male, perché siamo arrivati ai gas serra, cioè a quello che provoca la “cappa” che impedisce la dispersione del calore. In testa c’è la CO2 e a seguire il gas metano e poi altri in misura minore. Bruciare le fonti fossili per ricavare energia significa produrre CO2: il petrolio con cui si muove tutto, dalle auto alle navi agli aerei, ma anche il gas metano e gli altri idrocarburi con cui riscaldiamo le nostre case, gli uffici, i negozi e pure facciamo funzionare le fabbriche. Il gas metano, poi, è di per sé capace di produrre l’effetto serra in quanto la sua emissione in atmosfera crea quella cappa di cui dovremmo sbarazzarci.

E allora è giusto, doveroso, ringraziare e solidarizzare ma non possiamo fermarci qui. Non è speculazione politica ma politica con la P maiuscola pretendere quel cambio di passo annunciato dal Sindaco e mai praticato. Chi da oggi in avanti continua a propagandare un sistema basato sulla combustione e la dispersione in atmosfera del gas metano si fa complice dell’intensificazione di disastri come quello che ci ha appena colpito. Non è accettabile promuovere la realizzazione di nuovi gasdotti, rigassificatori, ingabbiatori di CO2 ed altri ammennicoli senza cambiare una virgola. Ravenna in Comune non può tacere che l’ultimo anello di quella catena che ci porta agli eventi eccezionali è quello stesso gas metano a cui Sindaco, Giunta, maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra ma anche governo regionale e nazionale ci vogliono legati mani e piedi. Tagliare oggi quell’anello non potrà evitare il prossimo disastro ma impedirà che gli eventi eccezionali diventino una consuetudine con cui convivere e far convivere i nostri figli. Non è troppo tardi per riconvertire il sistema alle energie rinnovabili ma lo sarà presto. Non abbiamo alcun diritto di rendere inevitabile la ripetizione di quanto abbiamo appena visto. Per allontanare la prossima apocalisse dobbiamo chiudere il rubinetto del gas!

#RavennainComune #Ravenna #gas #fossile #rinnovabili #alluvione

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Lo sgomento del meteorologo «Questa è la tempesta perfetta. In 35 anni mai visto nulla di simile».
Lombroso e il ciclone Minerva: è lo smaltimento della differenza di temperatura tra Est e Ovest. «Fenomeni temporaleschi sempre più estremi: in futuro pioverà meno, ma in modo violento»

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