CO2: NON È (SOLO) UNA QUESTIONE DI SOLDI

Si continua a parlare, per fortuna, del “più grande deposito al mondo di CO2” che l’ENI di Descalzi vorrebbe realizzare a Ravenna. Diciamo per fortuna in quanto tanti altri temi di fondamentale importanza per la nostra stessa vita entrano e escono troppo rapidamente dalla cosiddetta “agorà mediatica”. Come accaduto con la dichiarazione di emergenza climatica, ad esempio. Oppure non vi entrano nemmeno. Pensiamo alla mancata elettrificazione delle banchine del porto, per capirci.

Torniamo alla “più grande discarica al mondo di CO2”, come invece l’ha definita Ravenna in Comune. Siamo l’unica forza politica a sedere in Consiglio Comunale ad avere posto un “no secco”, senza condizioni o distinguo, alla sua realizzazione. Il centrodestra o tace o si dice d’accordo. Il centrosinistra per bocca del Sindaco si è pure detto d’accordo. Alcuni partiti in maniera entusiastica. Ravenna Coraggiosa avanza riserve di principio ma sembra concentrare i distinguo sull’aspetto della natura pubblica o meno delle risorse economiche necessarie.

Che il tema dei “soldi” sia importante è fuor di dubbio. Abbiamo sempre convenuto anche noi sul fatto che un intervento del genere non potesse essere finanziato dal Recovery Plan (o Next Generation EU). È chiaro che non si devono sottrarre importanti fondi pubblici al finanziamento di una vera transizione energetica. Ma non è che se ENI si finanziasse l’operazione con stanziamenti propri tutto andrebbe bene, per quanto importante possa essere l’aspetto della natura dei finanziamenti. In tutto il mondo le multinazionali del fossile stanno puntando sulla sperimentazione della captazione e stoccaggio di CO2 nonostante i costi proibitivi che la rendono insostenibile una volta implementata. Abbiamo scritto poco tempo fa della chiusura dell’unico impianto funzionante in USA. In territorio americano ce n’è solo un altro, in Canada, con cui lo statunitense Petra Nova condivideva il titolo di impianto più grande al mondo. Il punto è che costano tanto, funzionano male e non valgono il denaro speso.

ENI (che poi così privata non è, visto che Descalzi è stato nominato dal governo 5S+PD+LEU) ha già dichiarato che intende comunque realizzare il deposito di Ravenna anche se non riuscisse a mettere il costo a carico dello Stato o dell’Europa. Il motivo per ENI e per chi non vuole abbandonare il fossile è che in questa maniera può andare avanti come prima. Si riempiono la bocca di verde (greenwashing) ma continuano imperterriti a stipulare nuovi contratti per continuare ad estrarre petrolio e gas (business as usual). Il racconto è che petrolio e gas sono indispensabili (oggi, domani e dopodomani… tra 50 anni chissà) e utili, quel che guasta è il di più di CO2: basta aspirarla via e inscatolarla da qualche parte e il gioco è fatto.

No. Il gioco non funziona così nel mondo reale, che non è quello della borsa (dove ENI cresce). Il tempo per abbandonare il fossile (tutto il fossile perché anche il gas produce CO2) è quasi scaduto. L’inevitabile periodo di transizione doveva essere già iniziato e, invece, è rinviato al futuro. Tra neanche 10 anni, nel 2030, dovremmo aver già ridotto le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 ma non si può credere che chi vive di petrolio, come ENI, se non obbligato, imbocchi di suo la via di uscita dal fossile. «Contiamo di terminare gli studi tecnici e le necessarie verifiche del quadro regolatorio per il 2025 e» solo «poi passare all’esecuzione» ha “promesso” l’Amministratore Delegato del cane a sei zampe. Senza fretta, dunque.

In Consiglio Comunale (dove peraltro è stato approvato un nostro specifico emendamento sul PAESC) il nostro Consigliere Comunale, Massimo Manzoli, ha ribadito la «pragmatica inutilità di impianti che continuano a investire sul fossile giocando sul bilancio di CO2».

Per noi di Ravenna in Comune il no all’impianto di ENI e non ai soli finanziamenti pubblici per realizzarlo è la cartina di tornasole per valutare chi parla di conversione energetica.  

[Nell’immagine: l’impianto di stoccaggio di CO2 di Petra Nova chiuso dopo tre anni di fallimenti]

#MassimoManzoli #RavennainComune #Ravenna #rinnovabili #CO2 #ENI

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Ravenna. I commenti delle forze politiche sull’approvazione del PAESC e sul progetto d’impianto di stoccaggio CO2

Fonte: RavennaNotizie dell’11 dicembre 2020 

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Ravenna Coraggiosa “molla” il Pd
«No all’impianto Eni di stoccaggio»

Fonte: Il Corriere di Romagna del 18 aprile 2021

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