GLI ANIMALI DELL’ARTE FANNO PAURA? METTIAMOLI IN GABBIA!

Ha avuto almeno il merito di far discutere d’arte la polemica creata, appunto, “ad arte” attorno ai gorilla di Davide Rivalta al palazzo di Giustizia. Un’opera che, dopo 18 anni dalla sua installazione, si pensava potesse essere considerata parte “naturale” dell’ambiente tribunalizio ed invece, da parte di qualcuno si è scritto: “Trovo agghiacciante questa ubicazione, per il luogo in sé e per come queste figure incombono su chi, per propria necessità o su chiamata, si presenta all’ingresso” [Angelo Barboni]. “Grazie” all’intervento si è riusciti a leggere di contestualizzazione e decontestualizzazione dell’opera d’arte, argomento non consueto sulle pagine locali: “I gorilla in questione sono sì fuori contesto, ma è proprio per questo che l’opera funziona, raggiungendo gli intenti dell’artista” [Alessandra Carini e Nicola Montalbini].

Opere di Ravaglia si sono ambientate in diversi luoghi ravennati in maniera stabile, come i bufali di fronte a Sant’Apollinare in Classe, o temporanea, come avvenuto con le installazioni dell’esposizione di Terre promesse, realizzata tra il 2012 e il 2013. Dal 2008 anche il palazzo dell’Autorità di Sistema Portuale ospita dei rinoceronti: “Davide Rivalta ha raggiunto esiti poetici ed estetici particolari con un wall drawing in cui  Rinoceronti ispirati dalla lettura del Milione di Marco Polo  galleggiano, preistorici e arcaici nella potenza semantica e sintattica del segno di Rivalta, su un’ampia parete della Sala Riunioni dell’Autorità portuale, che si apre così ad effetti scenografici dettati dalla studiata divaricazione della traiettoria prospettica” [Claudia Collina].

L’immagine che illustra questo articolo illustra quello che non c’è più: ora il branco di rinoceronti è stato separato nei suoi singoli elementi. L’ampia parete originaria, infatti, è stata eliminata dal Presidente Rossi, che ha costretto “in gabbia”, una piccola stanza, ogni rinoceronte. L’opera aveva vinto un concorso appositamente indetto dall’Ente Porto: “si dovrà rapportare al generale contesto architettonico dell’edificio e del sito in cui sarà inserita e dovrà essere appositamente studiata in funzione del contesto stesso”. Appositamente concepita per un effetto scenico oggi impossibile. Ancora contesti e decontestualizzazioni, dunque.

Consigliamo all’architetto Barboni, cui si deve l’allarme originario per le opere di Rivalta, («Ho visto dei bambini spaventarsi e piangere in braccio alla madre, che camminava in fretta e a testa bassa per schivare le figure minacciose») un giro nell’edificio di Via Antico Squero 31. Troverà che, ammesso possano “spaventare” i gorilla, i rinoceronti in gabbia nello “zoo” della Darsena non fanno paura a nessuno. Anche se, diventate figurine di un album, temiamo abbiano irrimediabilmente perso l’identità artistica loro riconosciuta con l’inserimento nel catalogo del patrimonio culturale dell’Emilia Romagna. 

[Nella fotografia di Paolo Genovesi da Artribune: i rinoceronti ancora liberi di scorrazzare per l’Autorità Portuale]

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Lista per Ravenna: «Le statue dei gorilla al tribunale fanno paura, meglio altrove»

Fonte: Ravenna&Dintorni del 19 dicembre 2020

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«I gorilla del tribunale non si toccano: l’arte contemporanea scuote il perbenismo»

Fonte: Ravenna&Dintorni del 22 dicembre 2020

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Lpr: «Sui gorilla l’architetto Barboni non si è espresso sul piano politico»

Fonte: Ravenna&Dintorni del 23 dicembre 2020

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