PARLIAMO ANCORA DI LONGANA

I BORGHI E LE PERSONE DIMENTICATE

Parliamo ancora di Longana

Una roulette russa. E per l’ennesima volta c’è scappato il morto.

Un altro morto tra la Ravegnana e Longana. Quanti ancora? Un’altra famiglia che maledice quel già stramaledetto incrocio per il quale nessuno ha mai fatto e continua a non fare assolutamente niente perché non accada mai più. Vi sono luoghi nel Forese, e sono tanti, che danno lo spessore del tempo e dell’abbandono e certamente Longana è tra questi: il suo Borghetto storico, la Pieve romanica dell’Undicesimo secolo dimenticata, la mancanza di servizi, il piccolo parco giochi e il campo di calcio in stato di abbandono, la pericolosità dell’incrocio e della fermata dei pullman sulla Ravegnana, l’illuminazione che non c’è all’incrocio tra Via Santuzza (Statale 45 in località Longana) e la Ravegnana. Da circa 11 anni abito a Longana, diventato purtroppo uno dei tanti “dormitori” del Forese di Ravenna, e come me altre 450 persone. Persone appunto, famiglie quindi. Lavoratori che devono raggiungere il posto di lavoro, genitori che devono scorrazzare i figli, anziani che vorrebbero arrivare a piedi ai servizi essenziali, bambini e ragazzi che vorrebbero incontrarsi lontano dalle auto, persone che ambirebbero a muoversi in bici verso Ravenna e che per farlo devono decidere se rischiare la vita o di qua o di là e perfino cani che non sanno cosa sia una passeggiata senza guinzaglio. Penso che il dibattito politico abbia senso solo se al centro ci sono le persone con i loro bisogni, aspirazioni e diritti. Diceva Albert Einsten: “L’uomo e la sua sicurezza devono costituire la prima preoccupazione dell’avventura tecnologica”. Ma, mentre tutto progredisce, a Longana e non solo, il tempo si è fermato. Ravenna ha un pezzo di periferia dove i cittadini hanno gli stessi doveri di tutti, ma diritti ridotti all’osso.

Vorrei elencare sinteticamente i principali punti critici a Longana, certamente presenti in diverse parti del territorio del forese.

Pericolosità dell’incrocio Via Ravegnana-Via Santuzza

 – Il piano stradale di Via Santuzza, passaggio obbligato per i Longanesi, si è abbassato notevolmente riducendo al minimo la visuale quando ci si immette sulla Ravegnana. – L’illuminazione all’incrocio è a dir poco insufficiente: una semplice lampadina al posto di lampade al fosforo gialle indispensabili sempre ed essenziali in caso di nebbia. – La segnaletica stradale all’imbocco di Via Santuzza, che elenca i paesi ai quali porta, non solo non contiene la scritta Longana, ma oltre tutto non è posizionata all’incrocio ma in Via Santuzza ed è impossibile da vedere per chi transita sulla Ravegnana anche perché ormai quasi illeggibile.

– L’incrocio si trova non lontano da due curve della Ravegnana dalle quali le auto arrivano spesso a velocità elevata. Forse due rilevatori di velocità potrebbero farle rallentare?

Pericolosità delle fermate degli autobus

Per le fermate degli autobus non esiste una pensilina rientrante e quindi al sicuro dalla strada. La fermata è costituita da un palo con il cartello degli orari. Gli abitanti di Longana sono costretti ad attraversare la Ravegnana e a sostare sulla strada sperando di non venire travolti. È sconcertante. Vorrei fare presente che il nuovo Codice della strada, all’art. 352, definisce chiaramente il concetto di fermata per consentire la salita e la discesa dei passeggeri. Le fermate di Longana sono smaccatamente illegali.

Mancanza di una pista ciclabile che unisca Longana a Ravenna, o almeno a Ghibullo e a San Marco

 Un progetto sulla viabilità del Forese non c’è da sempre. Circa 5 anni fa alcuni dirigenti della Regione vennero ad illustrare, in Consiglio territoriale, di cui allora facevo parte, i risultati di un progetto regionale di ricerca sulla viabilità e la sicurezza delle strade di tutte le Province dell’Emilia Romagna. Ravenna era al primo posto per la pericolosità delle strade e per la mortalità. Non solo i cittadini di Longana ogni giorno devono scegliere se rischiare la vita all’incrocio e sulla Ravegnana o sull’angusto argine di San marco ma, se vogliono usare la bicicletta, hanno solo due scelte:

– raggiungere San Marco percorrendo la veloce e pericolosa Santuzza (che non contiene nemmeno uno spazio dedicato alle bici) per poi pedalare sull’argine del fiume, che non è una pista solo ciclabile, ma dove passano le auto dei residenti;

– raggiungere Ghibullo dalla Ravegnana a proprio rischio e pericolo, per immettersi sull’altro argine.

Mancanza di un parco giochi per i bambini, spazi pubblici per riunirsi e area di sgambamento per cani.

Il Borgo è sempre più animato da bambini e ragazzi e per loro non ci sono luoghi dedicati, ma solo le strade, uno parchetto desolato e senza ombra, un campetto di calcio parrocchiale quasi in disuso. E i cani? E i loro proprietari? Tutti a spasso sempre col guinzaglio sperando di non incontrare un grande cane libero che possa aggredire quello più remissivo. Ma uno sgambatoio come a San Marco e a Villanova di Ravenna, no? La pressione dei cittadini per ottenere spazi per i figli, il recupero del piccolo parco giochi, uno sgambatoio per i cani, servizi adeguati, una viabilità sicura e tanto altro, è sempre più forte.

Per “protestare” contro l’abbandono del Borgo stiamo raccogliendo le firme degli abitanti, che invieremo al Sindaco di Ravenna e alle diverse autorità provinciali e regionali. È un rito che si ripete ogni 3 -4 anni e, come sempre, il timore è che sia ancora una volta vano. Penso sempre di più che la politica ha senso se fatta per prendere decisioni in nome dell’interesse comune. La richiesta di giustizia ed equità da parte dei Longanesi mi fa molto pensare alla “utilità” dei nostri dibattiti interni sulle strategie politiche e agli innumerevoli incontri con le “altre sinistre”. Dice Alain Touraine, sociologo francese tra i più importanti a livello mondiale, nel suo libro “La globalizzazione e la fine del sociale” – Ediz. Il Saggiatore, che consiglio di leggere: “Oggi occorre partire da una esigenza etica che si trasforma in azione concreta e in istituzioni. La democrazia, che oggi appare svuotata di senso, potrà ritrovare un significato solo se sapremo creare dei soggetti democratici. Siamo come in un teatro dove il pubblico osserva una scena senza attori. Occorre che ogni spettatore si faccia carico della scena rivolgendosi a se stesso e agli altri spettatori.” Al centro della nostra riflessione devono esserci i diritti fondamentali, che costituiscono il sociale, in un’epoca dove sempre più economisti stanno sostenendo che bisogna ridurli in nome del progresso. Nel piccolo Borgo diverse persone si stanno impegnando attivamente perché ritengono profondamente ingiusto che i cittadini di Longana e di tutto il Forese abbiano meno diritti dei cittadini di città, meno servizi, meno di tutto con tutti i disagi, i rischi e i costi aggiuntivi, oltre alla frustrazione di sentirsi invisibili, afoni, inutili. Oggi occorre ripartire dai diritti e dalla loro difesa come avviene in diverse parti del mondo. Anche il Papa usa spesso il “vocabolario dell’etica”. Occorre mettere al centro dell’azione politica l’individuo e la comunità con i loro diritti e bisogni espliciti ed impliciti (mobilità sostenibile, sicurezza, scuole, asili, Internet, servizi dignitosi e tanto altro). Vorrei concludere dicendo che alla base del disagio e della rabbia della popolazione ci sta una esigenza profonda di essere ascoltati e non ignorati come avviene spesso e con insofferenza, da parte delle autorità pubbliche.

Franco Montani

da L’Argine, numero 9 – dicembre 2020 

Comunicazione informale non troppo periodica di
“Ravenna in Comune – Zona 7”

[L’incidente del 21 novembre scorso in via Ravegnana a Longana – foto Fiorentini]

#FrancoMontani #RavennainComune #Longana #lArgine

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