LA CRISI ECONOMICA PEGGIORERÀ: È INDISPENSABILE PREVENIRNE LE CONSEGUENZE

Si cominciano a sommare i dati economici negativi relativi al nostro territorio.

Cosi riporta Unioncamere Emilia-Romagna per quanto riguarda le attività manifatturiere nella nostra Regione: «La crisi prodotta dalla pandemia da coronavirus e delle misure di protezione adottate ha provocato un terribile shock e colorato di rosso intenso l’economia, tanto da determinare la più profonda caduta della produzione mai sperimentata. L’accesso ai mercati esteri ha permesso in parte di contenere la tendenza negativa. Dopo la discesa del 10,4 per cento nel primo trimestre 2020, nel secondo il volume della produzione è crollato del 19,4 per cento. Questo emerge dall’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2020 […]. Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna si è ridotto di un quinto (-19,4 per cento) rispetto all’analogo periodo del 2019, raddoppiando la perdita del trimestre precedente (-10,4 per cento). Il valore delle vendite è diminuito del 19,3 per cento, mentre il fatturato estero ha mostrato una migliore tenuta e ha contenuto la correzione (-13,7 per cento), pur con una maggiore velocità di caduta. […] L’arretramento è evidente in tutti i settori industriali».

E sul fronte dell’occupazione? Questo è il quadro fornito dalla Camera di Commercio di Ravenna: «in provincia di Ravenna le ore complessive autorizzate di CIG fra gennaio e maggio del 2020 (ovviamente per la causale COVID-19 sono concentrate ad aprile e maggio) sono state 9,5 milioni, con un incremento senza precedenti del +646,7%, rispetto allo stesso periodo del 2019; nel primo semestre (gennaio-giugno) le ore sono salite a 11,9 milioni e la variazione percentuale pari a +812,1%, di cui l’ordinaria +3.315,2. L’ordinaria è risultata oltre il 70% del monte complessivo; inoltre, le ore in deroga erano zero tra gennaio e giugno 2019, mentre nel corrispettivo semestre del 2020 ammontano a 3,1 milioni di ore, tutte concentrate nel secondo trimestre ed in particolare nel mese di maggio. […] Diamo comunque uno sguardo ai dati del primo trimestre 2020: in provincia di Ravenna le ore complessive di Cassa Integrazione autorizzate sono state 415.221, con un aumento, rispetto all’analogo trimestre del 2019, del +152,8%. Il trend di crescita rilevato in regione è stato pari a +35,6%; complessivamente in Italia invece si riscontra una diminuzione del -5%. Da rilevare che anche prima dell’era Covid, nella provincia ravennate si riscontrava una tendenza di crescita consistente delle ore di CIG autorizzate e già nel 2019, proseguendo poi nel primo scorcio del 2020, la Cassa Integrazione in provincia di Ravenna aveva iniziato la sua risalita».

Com’era prevedibile in un contesto del genere parte in salita l’ipotesi di un Patto per il lavoro tra Regione, Confindustria e Sindacati, visto che i segnali di ripresa evidenti in agosto per l’assessore regionale Colla non si stanno concretizzando. Anzi. Riferendosi all’indagine sull’economia regionale di Unioncamere Emilia-Romagna, il Presidente regionale di Confindustria ha dichiarato: «Le conseguenze della caduta della domanda si rifletteranno nel mercato del lavoro, con effetti negativi che riguarderanno in modo trasversale molte professioni e che rischiano di impattare in modo più diretto su giovani e donne. Dall’indagine emerge la preoccupazione degli imprenditori sull’occupazione: 3 imprese su quattro prevedono stazionarietà nei livelli occupazionali e il 17,5% si aspetta un calo entro fine anno». Questo, in un contesto italiano in cui il Presidente nazionale di Confindustria ha già avvisato: «Quando scadrà il divieto dei licenziamenti per le aziende sarà un momento critico. Temo che ci sia la necessità di riorganizzare le imprese, questo vuol dire ristrutturare. Io temo purtroppo che ci sarà non dico un’ondata, ma un numero molto importante di licenziamenti».

le cose vanno meglio sul piano delle relazioni industriali con 10 milioni di lavoratori con contratto scaduto. A livello locale sono in stato di agitazione i lavoratori del settore alimentare. Ieri è partito un primo pacchetto di scioperi ed un picchetto davanti all’oleificio Tampieri di Faenza. E poi sono naufragate le trattative per i metalmeccanici. Così c’è stato sciopero in Marcegaglia giovedì e sono state annunciate altre iniziative in altre aziende del territorio. Per l’edilizia avevamo già detto dello stato di agitazione dichiarato in CMC. E poi ci sono gli scioperi all’ENEL di Porto Corsini. E sono precipitate le ore lavorate in porto a causa del tracollo dei traffici. E si potrebbe continuare, purtroppo.

Come Ravenna in Comune continuiamo ad allertare l’Amministrazione comunale. Non si aspetti che l’aumento dei senza lavoro portino al collasso le strutture della rete sostegno di competenza comunale. Lo abbiamo già detto: non è con le body cam ed i taser che si risolve la povertà. Occorrono invece azioni mirate alle famiglie in difficoltà e soprattutto interventi di prevenzione dove già si sa che la crisi affonderà più a fondo il coltello nella carne viva della collettività.

[Ravenna in Comune è da sempre dalla parte dei lavoratori. Nella foto: il capogruppo della lista in consiglio comunale, Massimo Manzoli, interviene ad un picchetto davanti alla Marcegaglia durante uno sciopero nel 2017]

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Unioncamere Emilia-Romagna: la pandemia ha determinato una crisi economica senza precedenti

Fonte: RavennaNotizie del 9 ottobre 2020 Ravenna e Emilia Romagna: grave crisi economica

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Ravenna, cassa integrazione alle stelle col lockdown

Fonte: CorrierediRomagna del 6 ottobre 2020 Ravenna: boom della CIG

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