CIAO LUIS

Il 13 maggio 2014 era stato a Ravenna Luis Sepúlveda che oggi si è costretti ad annotare tra i tanti morti causati dalla pandemia ancora in corso. Aveva parlato di felicità, legata sia alle piccole cose che ai grandi valori. Per lo scrittore cileno che ha visto sia la nascita che la fine della dittatura nel suo Paese, che è stato pienamente cittadino del mondo e apolide e antifascista, lottatore e narratore, la felicità si declinava solo intercettandola sulla propria pelle. Attraverso esperienze personali.

Così, a Ravenna, aveva parlato di Lucas Chiappe e della sua azione di rimboschimento di una zona desertificata ai margini della foresta: più di sedici milioni di alberi piantati in dieci anni coinvolgendo il popolo mapuche. E poi di Pepe Mujica, il presidente povero dell’Uruguay, imprigionato dalla dittatura per 14 anni, due dei quali trascorsi in isolamento in un pozzo. Perché la grande idea di felicità – sosteneva Sepúlveda – è strettamente collegata alla giustizia sociale. Per questo, anche per questo, non va mai abbandonata la lotta per rendere migliore il presente e il futuro dei più deboli, dei dimenticati.

Ci mancherai, Luis

[l’immagine è un particolare estrapolato da scritturafestival.com]

#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #LuisSepúlveda

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