Occorre ripartire dalla cultura. Vi spieghiamo perché

Da sinistra, Tahar Lamri, Elettra Stamboulis, Raffaella Sutter e Gerardo Lamattina

 

La campagna elettorale di Ravenna in Comune è entrata nel vivo al Caffé del Teatro, con un incontro dedicato alla cultura ravennate a alle nuove soluzioni politiche possibili per rilanciarla, in rottura con le scelte del passato. L’atmosfera conviviale dell’incontro, quasi da grande famiglia, è stata ravvivata da alcuni rilievi polemici rivolti alla passata gestione politica del sistema culturale ravennate, accusata di negligenze, familismi e disattenzioni. Più in generale, si è rilevato un complessivo peggioramento della politica ravennate negli ultimi anni, e un forte bisogno di cambiamento.

Ed è qui che entra in gioco Ravenna in Comune. “Siamo qui oggi perché vogliamo iniziare una riflessione sul tema della cultura”, ha esordito la candidata sindaca Raffaella Sutter, “un tema che ci sta particolarmente a cuore. Ravenna deve diventare la capitale della Bellezza, per questo abbiamo scelto uno slogan per illustrare il nostro programma culturale, ‘Con la cultura si mangia‘, che vuole rovesciare quanto sostenuto da alcuni in tempi recenti. Per questo sono qui con alcune delle persone più significative del panorama intellettuale ravennate, Tahar Lamri, Elettra Stamboulis e Gerardo Lamattina.”

“La corsa per diventare Capitale della Cultura Europea, nonostante il suo esito negativo, ha visto la creazione di una forte identità della cultura ravennate, ed ha innescato dei movimenti che rischiano di andare perduti. Occorre dunque riflettere a fondo sulla cultura ravennate, sul suo ruolo, tenendo sempre a mente che cultura significa creazione di valori comuni e soprattutto creazione di lavoro. Da questo punto di vista, purtroppo, bisogna ammettere che ci sono ancora grandi lacune politiche, e che non si è fatto abbastanza per valorizzare alcune realtà culturali.”

Non bastano i mosaici, senz’altro importantissimi per la nostra città. Vogliamo parlare anche delle nuove realtà culturali, di quelle compagnie di giovani artisti ravennati rivolte alla contemporaneità, che sono costretti a lavorare con budget esigui e insufficienti, sempre più spesso privi di spazi adeguati per svolgere il loro mestiere. È inaccettabile, ad esempio, che a Ravenna manchino dei luoghi, come leresidenze artistiche, in grado di ospitare artisti stranieri; così come occorre una politica che abbia una visione generale della promozione artistica, che non lasci i gruppi da soli, che aiuti i precari – perché non è vero che l’arte è un hobby, come in molti pensano; infine, una politica che sappia fare marketing della promozione culturale.”

Quindi la Sutter cita l’ultimo spettacolo degli ErosAntEros, Come le lucciole, nel quale si sostiene che è proprio quando le condizioni economiche sono più avverse che bisogna investire sulla cultura, e non lasciarla indietro.

Posizione che Tahar Lamri senz’altro condivide: “Lo slogan scelto da Ravenna In Comune fa bene a rovesciare quanto sostenuto dall’ex ministro Tremonti, che con la cultura non si mangia, perché questa è una frase che è stata imposta all’immaginario collettivo in modo prepotente, ed è il frutto di unaegemonia culturale che, per così dire, è radicalmente anticulturale. Questa visione, che vuole ridurre la cultura a spettacolo, ci vuole fare dimenticare che la cultura viene prima di ogni altra cosa, e che è un universo composito, formato dalla produzione di idee, sì, ma anche dallo sport, dallo scambio interculturale. Il mondo della cultura è talmente vasto e complesso da non poter essere affatto segmentato.”

“Prendiamo quanto successo recentemente a Colonia, ad esempio: quei fatti dimostrano che l’unica risposta ammissibile a quei disordini è di tipo culturale, e non poliziesca. Io vengo dalla tradizione araba, e non posso fare a meno di ricordare Le Mille e una notte. Sharazad, per salvarsi la vita e per salvare il sovrano da se stesso ricorre alla narrazione, ovvero alla cultura. Una riprova che oltre a farci mangiare, la cultura è in grado di salvarci.”

“Il sistema culturale ravennate, ha continuato Lamri, “per quanto possa funzionare bene per alcuni, mi pare più un regime – nel senso buono – che una gestione vera e propria. Ci sono città, come Mantova, nelle quali le associazioni culturali ricevono molti meno soldi dal pubblico, città in cui non esiste il sistema delle convenzioni pubbliche. A Ravenna invece lo spazio per l’impresa privata culturale è davvero poca cosa.”…..continua a leggere

 

RASSEGNA STAMPA
Ravenna In Comune: testata ravennanotizie

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