Sui richiedenti asilo Ravenna s’e’ dimostrata impreparata

Un gruppo di 15/20 profughi pakistani vive accampato sotto i portici del’Engim , di fronte alla Questura da mesi. Se ne occupano gli avvocati di strada , le associazioni e i cittadini della Rete contro il razzismo e la xenofobia, singoli volontari. Aspettano che venga dato loro l’appuntamento per poter fare richiesta di asilo. Chi li dovrebbe accogliere ed occuparsi di loro? La normativa (Decreto Legislativo di recepimento delle direttive europee sull’accoglienza e sulle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale del 18 agosto 2015, n.142., in vigore dal 30 settembre) prevede per i richiedenti asilo un sistema di prima accoglienza nei centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA) , un sistema di seconda accoglienza predisposto dagli enti locali e finanziato dal Ministero dell’interno (c.d. SPRAR), ed infine ,accoglienza straordinaria, cioè è prevista la possibilità di allestire strutture temporanee, individuate dalle prefetture, per fare fronte ad arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti che possono esaurire le disponibilità ordinarie nelle altre strutture governative o nei servizi predisposti dagli enti locali. Inoltre il decreto prevede che le misure di accoglienza si applichino a tutti i richiedenti protezione presenti sul territorio nazionale che hanno manifestato la volontà di chiedere protezione, quindi non nel momento in cui si verbalizza la domanda, ma prima, quando si è in attesa di un appuntamento della Questura.
I pachistani che dormivano sotto i portici dell’Engim sicuramente quindi avrebbero diritto ad un’accoglienza straordinaria. Il paradosso è che il porticato è diventato una “struttura di accoglienza straordinaria autogestita”; infatti i pakistani non sono sempre gli stessi; alcuni dopo aver “alloggiato” a Ravenna, sotto i portici, hanno potuto far domanda alla Questura di Bologna e poi sono rientrati a Ravenna in strutture già all’interno del sistema di accoglienza per richiedenti asilo,ed altri ne sono arrivati.
Se la competenza giuridica nella gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo è della Prefettura , sicuramente il Comune di Ravenna è assolutamente inadeguato nella sua risposta a quella che non è un’emergenza imprevedibile, ma uno scenario sicuramente oggi assolutamente programmabile. E’ programmabile perché da tempo Ravenna avrebbe dovuto ampliare i servizi a bassa soglia e di primissima accoglienza per senza dimora, assolutamente insufficienti ; perché Ravenna, come hanno fatto altri comuni dovrebbe dotarsi di un protocollo operativo, in accordo con Prefettura e Questura per affrontare con tempestività la primissima accoglienza. All’interno di un protocollo di accoglienza, in una chiara cornice pubblica, potrebbe poi concretizzarsi la solidarietà di associazioni e di cittadini; ad es. dopo una prima permanenza in una struttura collettiva si potrebbe prevedere un’ospitalità diffusa presso famiglie, come altri Comuni stanno facendo e come anche qui alcune associazioni e cittadini hanno proposto.
Evitare che un gruppo di persone stazioni per lunghi periodi sotto un porticato non è solo una questione di umanità e giustizia , ma anche , e questo è un tema caro a questa giunta Matteucci, di sicurezza e di ordine pubblico. L’apertura della struttura già funzionante gli anni passati per il “piano freddo” doveva essere anticipata per poter dare una risposta minima di primissima accoglienza, mentre solo questa mattina (23 ottobre) è stata annunciata con un twitter dal Sindaco , come da tempo associazioni e cittadini impegnati nella Rete antirazzista chiedevano. Ha prevalso la paura che ne “arrivassero degli altri” , il timore che la nostra città non sia in grado di esprimere solidarietà, ma solo paura e razzismo.
Si sta tradendo , con questa assenza di strategia del Comune, non solo una storia di governo della città (Ravenna è stato uno dei primi comuni ad aderire al sistema nazionale di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, SPRAR), ma anche una storia di coscienza civile e politica della sinistra di questa città. Pensiamo a partigiane come Lea Bendandi, Sultana ,la signora dei treni della felicità che nel 1947 organizzò l’accoglienza dei bambini poveri del sud presso famiglie di Russi.; pensiamo alla solidarietà ed accoglienza, da parte della rete delle cooperative rosse, nel ravennate, dei rifugiati cileni, che sfuggivano al regime di Pinochet negli anni ’70.

2 comments to “Sui richiedenti asilo Ravenna s’e’ dimostrata impreparata”
  1. E’ vero che Ravenna si è trovata impreparata e piuttosto ottusa, pur essendo per ora irrisorio il numero delle persone in arrivo. Questo giudizio però non riguarda solo le istituzioni , ma il tessuto sociale in generale.
    Voler essere una proposta di alternativa per la città e il suo territorio deve significare anche impegnarsi a ricostruire un livello di solidarietà alto nello svolgersi della vita quotidiana E questo deve riguardare tutte e tutti, e in particolare coloro che si pongono come proposta per un modo nuovo di governare.

  2. Sarebbe significativo che il Dott. Russo, Prefetto di Ravenna, intervenisse e procedesse, se necessario, all’esproprio temporaneo dei locali necessari ad affrontare l’emergenza

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