I PROFETI DEL METANO SONO CAUSA DI SCIAGURE

Nei giorni scorsi Giannantonio Mingozzi ha ritenuto talmente fondamentale un comunicato dell’Associazione internazionale di chi mangia vendendo gas metano da rilanciarlo a proprio nome. Il comunicato originale dice, sostanzialmente, che, per quanto riguarda l’associazione, di fare a meno del gas non si dovrebbe nemmeno pensare. Più precisamente, facendo riferimento al rapporto della stessa associazione pro gas denominato Global Gas Report 2024, in quel comunicato viene detto che «Con l’espansione dell’accesso globale al GNL, il gas naturale è destinato a superare il carbone entro il 2030 e il petrolio entro il 2050». Nell’approvare tutto ciò Mingozzi ci aggiunge, da parte sua, la richiesta che vengano rilanciate le estrazioni (antieconomiche oltre che fuori dal tempo) davanti alle nostre coste: «dobbiamo contribuire ad aumentare le capacità energetiche dell’Italia con il reperimento delle risorse adriatiche». Peccato che l’ISPRA (cioè l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, cioè l’istituto pubblico cardine per la definizione delle politiche del Ministero dell’Ambiente) nel suo Rapporto 2024 su «Le emissioni di gas serra in italia. Obiettivi di riduzione al 2030» ci ricordi le conclusioni a cui è pervenuta la COP28 (cioè la 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) sottoscritte da Italia e Unione Europea: «Accelerare e ridurre in modo sostanziale le emissioni da altri gas serra (oltre la CO2), in particolare le emissioni di metano entro il 2030». Dunque proprio l’opposto dei sogni di Mingozzi e della lobby del metano.

Giova ricordare con l’occasione il curriculum di Mingozzi: già vicesindaco in odore di primato per permanenza sul seggio, grazie alla tradizionale collaborazione senza condizioni del suo partito, il PRI, con il PD, è stato nominato in forza della stessa collaborazione Presidente della società che gestisce il Terminal Container di SAPIR. Questi sono i meriti “accademici” che lo fanno parlare (oggi, come ieri e l’altro ieri) in favore della lobby del gas.

Non perderemo tempo ad andargli dietro nelle sue ormai abituali sparate sui “furti di metano”, che in realtà non esistono visto che è la stessa ENI a vendere i propri pozzi al di là dell’Adriatico quando lo trova conveniente: giusto per confermare quanto preoccupi al cane a sei zampe “l’interesse nazionale”! Per il resto ci rifacciamo alla magistrale replica del coordinamento ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile: «Vi fidereste se l’associazione dei produttori di sigarette proclamasse che il fumo di sigaretta non fa male, e che anzi sarebbe opportuno incrementarne l’uso, la produzione e la vendita? Noi qualche dubbio lo avremmo. In realtà nel 2023 il consumo di gas in Italia è stato il più basso da anni…».

Rinviamo al nostro sito per leggere integralmente il comunicato di Mingozzi e la replica del coordinamento ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile (al quale ultimo Ravenna in Comune aderisce). E, a proposito di scegliere tra l’interesse di ENI e quello della popolazione, come Ravenna in Comune ricordiamo che tra i comunicati di Mingozzi non si riescono mai a leggere due righe che stigmatizzino le conseguenze delle estrazioni di ENI per i danni che causano, tra gli altri, alle aree costiere. L’Angela Angelina, di cui più volte è stata promessa la chiusura, persino dall’ormai ex Sindaco de Pascale, è causa diretta dell’impressionante subsidenza che colpisce Lido di Dante e dintorni. Ma è tutta la costa adriatica comunque ad essere soggetta al fenomeno. Eppure Mingozzi nega perfino l’evidenza. Lui dice di farlo per la tutela dei posti di lavoro nel settore off-shore. Noi crediamo che senza investire nella riqualificazione del settore saranno proprio quei posti di lavoro a continuare inesorabilmente a calare come accade da decenni: è responsabilità di ENI che preferisce portare posti di lavoro in Egitto ed all’estero pur di guadagnare di più. Non è invece colpa degli ambientalisti, caro Mingozzi: né i governi nazionali né quelli locali sono sensibili infatti a politiche di tutela del territorio, come dovresti ben sapere, vista la prolungata frequentazione dei salotti del potere.

[nell’immagine: Angela Angelina e le estrazioni di metano che continuano a pochi chilometri dalla costa]

#RavennainComune #Ravenna #metano #gas

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Mingozzi (PRI): “Stiamo perdendo il gas-metano dell’Adriatico, è essenziale riprendere le estrazioni e per nuove concessioni di ricerca”

L’Agenzia più qualificata in campo internazionale sull’andamento dei mercati di gas (International Gas Union) ha presentato in questi giorni a Stavanger il proprio Report 2024 che evidenzia una crescita limitata dell’offerta di risorse e per contro una domanda di consumo in aumento, Italia compresa, che alla fine del 2024 supera il fabbisogno industriale e familiare di oltre il 2%. “In poche parole avremo, nei prossimi 5 anni, un deficit dell’offerta del 22%, che sarà ancora più pesante in presenza di un’economia che cresce e di un’industria che si sviluppa; ciò senza contare che lo stesso consumo familiare di energia, pur vessato da rincari e aggiornamenti dei fornitori in gara tra loro, presenta sempre le incertezze del mercato per agire sulle scorte e per garantire il fabbisogno anno per anno. 

Nessuno è contrario a potenziare le fonti di energia rinnovabile, studiare nuove risorse green, aumentare la produzione di biometano, la cattura e lo stoccaggio di carbonio ed idrogeno, l’eolico e l’avvio dei rigassificatori, come ormai Ravenna insegna, ma tutto questo non sarà sufficiente perchè coprirà solo in minima parte la domanda in crescita; proprio perchè rappresentiamo un esempio di coraggio per tutto il Paese, compresi quei Comuni e quelle Regioni che fan finta di niente e aspettano che altri risolvano i problemi, occorre riprendere le estrazioni e la battaglia per nuove concessioni di ricerca in Adriatico – aggiunge -. Nei cinque anni che ci aspettano dobbiamo contribuire ad aumentare le capacità energetiche dell’Italia con il reperimento delle risorse adriatiche che vengono sempre più depredate dai Paesi dell’altra sponda che non ne hanno nè titolo nè proprietà e le estrazioni continuano in giacimenti che per noi avrebbero un’importanza straordinaria.

Non si capisce come questa necessità non rientri nel Piano Energetico che il Governo ha presentato alla Ue, nonostante le assicurazioni del ministro Pichetto Fratin, e non si capisce perchè non si parli più del gas metano dell’Adriatico da mesi, nè della bocciatura del Pitesai che aveva aperto qualche speranza; il rischio di perdere le risorse dell’Adriatico è per noi una priorità elettorale, per le Regionali e mi auguro anche per le successive comunali, affinchè si esprimano gli elettori e mantengano viva non solo la speranza ma anche i diritti di imprese e famiglie nei difficili anni che ci aspettano.

Giannantonio Mingozzi

Fonte: RavennaNotizie del 31 agosto 2024

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I regali dell’estate e il negazionismo sempre più spudorato

L’estate che sta finendo, con le sue temperature africane, la scarsità di precipitazioni alternata a fenomeni locali di piogge improvvise e d’intensità distruttiva, la desertificazione di vaste aree dovute alla siccità estrema, non è stata avara nel ricordarci che i cambiamenti climatici sono una cosa seria, e che – a dispetto di quanto vogliano sostenere i negazionisti di ogni sfumatura – il tempo a disposizione per provare a invertire la rotta è scaduto. Il mondo scientifico più qualificato da anni si sta sgolando a dire che la principale causa dello scenario che abbiamo di fronte è l’utilizzo dei fossili come fonte di energia, responsabili, in tutte le fasi del loro ciclo, di gran parte delle emissioni climalteranti. E senza iniziare a ridurre il ricorso ad essi non ci sarà alcun contrasto alla crisi climatica, e le prospettive saranno sempre più allarmanti, anche più di quanto paventato nelle previsioni maggiormente pessimistiche.

Purtroppo le conseguenze non sono cosette di poco conto, non sono curiosità per addetti ai lavori o per appassionati di tabelle statistiche: nel 2023 in Europa ci sono stati 47.000 (si, non avete letto male, proprio quarantasettemila) morti per le alte temperature . Si badi bene, per il calore, non stiamo parlando del totale dei morti per cause ambientali, che supera la cifra di trecentomila. Quarantasettemila morti per il calore. In verità, questa notizia non ha avuto grande risonanza mediatica, come non ne hanno avute tante altre riguardanti lo stesso tema.

Uno dei segnali che l’estate in corso ci ha mandato, per fare un solo esempio (neppure questo ha avuto grande risonanza mediatica), è rappresentato dall’ estinzione del ghiacciaio Flua del Monte Rosa. Ognuno si fermi un attimo a riflettere. Un ghiacciaio della seconda montagna più alta d’Italia, presente nella nostra geografia da migliaia e migliaia di anni, è scomparso e nessuno ce lo darà più indietro, e nessuno ci darà indietro l’acqua e tutti i servizi che questo monumento della natura ci offriva. E di esempi così se ne possono fare a centinaia.

Veramente c’è da chiedersi che cosa debba ancora succedere perché la coscienza collettiva (dalle singole persone alle sfere più alte della decisione politica) prenda atto che la “questione ecologica” – al cui interno quella climatica costituisce uno dei più importanti aspetti ma non certo l’unico – non è “uno dei tanti temi” di cui ci si debba occupare, non è una delle tante voci da mettere nella lista della spesa da programmare, bensì è la questione centrale, senza affrontare la quale tutto il resto rischia di essere definitivamente compromesso, con conseguenze immaginabili (e in parte anche inimmaginabili) che andranno a colpire tutte/i noi e soprattutto le prossime generazioni, comportando tragedie inenarrabili prevalentemente fra le fasce più deboli e più povere delle popolazioni.

Eppure… Eppure, come sul Titanic che affonda, si continua a ballare.

Si insiste pervicacemente nelle scelte che sono alla base del disastro. Per esempio, in questi mesi ci è toccato vedere la furia scatenata con cui si abbattono ovunque, anche nella nostra regione, enormi quantità di alberi, perfino riuscendo a rubricare queste scelte all’interno delle voci “valorizzazione ambientale”, “sostenibilità” o “transizione ecologica”, e avendo la faccia tosta di liquidare le critiche dicendo “tanto poi li ripiantiamo”. Quando anche le bambine e i bambini della scuola materna ormai sanno che per poterci fornire i servizi ecosistemici di alberi adulti e spesso monumentali, i giovani virgulti delle piantumazioni impiegheranno venti, trenta o più anni. E intanto si progetta di spendere fior di miliardi per l’impianto che dovrebbe catturare da alcuni insediamenti industriali l’anidride carbonica e stoccarla in fondo al mare, con decine e decine di chilometri di infrastrutture accessorie, quando la maggior parte degli esempi simili nel mondo ha prodotto risultati a dir poco deludenti.

Non solo, qualcuno ci vuole convincere che le fonti fossili colpe non ne hanno, anzi se mai non ne utilizziamo abbastanza. E’ il caso della recente presa di posizione del dottor Giannantonio Mingozzi del Partito Repubblicano, in pole position fra i sostenitori dell’estrattivismo a tutti i costi. A dire del nostro la scelta da fare con urgenza è quella di trivellare a più non posso i fondali dell’ Adriatico, per estrarre un’infima quantità di gas “nostrano”. E a sostegno della sua tesi cita quella che secondo lui è la fonte più prestigiosa, cioè l’ IGU (International Gas Union), l’organismo che raggruppa centocinquanta membri in ottanta Paesi, che si occupano del mercato mondiale del gas. Cioè l’ente che rappresenta l’industria del gas a livello globale.

Allora, domanda secca rivolta a chi ha la pazienza di leggerci: vi fidereste se l’associazione dei produttori di sigarette proclamasse che il fumo di sigaretta non fa male, e che anzi sarebbe opportuno incrementarne l’uso, la produzione e la vendita? Noi qualche dubbio lo avremmo.

In realtà nel 2023 il consumo di gas in Italia è stato il più basso da anni, attestandosi a 61,5 miliardi di metri cubi, con un calo del 10,1% sul 2022 e di oltre il trenta per cento sul 2005, anno del picco dei consumi. Dunque, la richiesta di gas è diminuita di quasi 7 miliardi di metri cubi in un solo anno e di venticinque miliardi in circa venti anni.

Le cause? Molte: le temperature invernali particolarmente miti, riduzioni dei consumi industriali, maggiore produzione da rinnovabili nonostante tutti i bastoni fra le ruote, ma anche una maggiore attenzione al risparmio e all’efficienza nell’ambito del riscaldamento. Chi voglia verificare, può trovare tutti questi dati, non già nei siti di noi “ambientalisti radicali” come sovente veniamo definiti, ma in quelli del Ministero dell’Ambiente e della Transizione Energetica, Dipartimento Energia.

In questo clima di “truffa comunicativa” che tende a voler spaventare il pubblico per convincerlo di quanto continuare sulla strada sbagliata sia inevitabile o addirittura indispensabile, continueremo a fornire un punto di vista scientificamente corretto anche se scomodo per la lobby estrattivista e i suoi riferimenti politici. Per quanto ci riguarda, l’avvicinarsi di un lunghissimo “momento elettorale” non è una buona ragione per occuparsi d’altro.

All’opposto, quella che promettiamo è un’altra stagione di lotta.

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”

Fonte: RavennaNotizie del 4 settembre 2024

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