Informa la stampa che «Non si vede ancora nulla della diga a protezione del rigassificatore Snam, che sorgerà a 8,5 chilometri al largo del porto di Ravenna, ma sotto il livello del mare i lavori procedono velocemente. Sarà lunga 880 metri, larga 22 e consentirà un ormeggio sicuro alla nave rigassificatrice BW Singapore. Attualmente si sta completando il ‘campo prova’ per verificare il funzionamento della tecnica dei pali in ghiaia infissi sul fondale per consolidare il terreno e sorreggere il peso della struttura della diga.
Questa fase si concluderà entro giugno, mese in cui arriverà dalla Spagna il bacino galleggiante Kugira 2, uno dei più grandi del Mediterraneo, che ormeggerà al nuovo terminal Trattaroli e rimarrà a Ravenna per 16/20 mesi, il tempo necessario per i lavori». Questo significa che, sino al 2027, non ci sarà l’indispensabile opera di protezione «unica in Italia nel suo genere, perché completamente offshore», «il muro paraonde, che arriva a 10,50 metri sul livello del mare e sarà la parte dell’infrastruttura visibile dalla costa», «l’intera struttura, sopra e sotto il livello del mare, arriva a oltre 21 metri, ed è paragonabile a un edificio di 7 piani», frutto di un «appalto dal valore di oltre 200 milioni di euro».
Eppure, apprendiamo sempre dalla stampa «dal 26 maggio, messe a punto le procedure di rifornimento del gas naturale liquefatto, entrerà in funzione la parte commerciale del rigassificatore». Vale a dire, a scanso di equivoci, che le urne saranno state appena chiuse e, in caso di problemi o problemoni, l’elettore non sarà “disturbato” da inopportune notizie di malfunzionamenti. «Un investimento di Snam di 1 miliardo e 300 milioni di euro» che comporterà un corrispondente aumento delle bollette. Eppure ci era stato garantito che il “ragno” davanti a Punta Marina era una scelta obbligata proprio perché aveva già tutto. Si affittava un rigassificatore, lo si faceva attraccare alla piattaforma ex Enel, si girava il rubinetto ed ecco il gas scorrere lungo i tubi ed arrivare nelle case dei ravennati con enormi risparmi grazie a sconti in bolletta e, soprattutto, mantenendo al caldo le case. Una enorme fandonia che ha richiesto il rifacimento dell’impianto a mare, nuove tubazione a mare e a terra, un impianto a terra, dragaggi ad hoc, e una diga grande come un palazzo di 7 piani e lunga quasi un chilometro. Gli sconti non li ha visti nessuno, ovviamente. E per tre anni, da quel 2022 in cui si era annunciata la “soluzione” del rigassificatore, al freddo non è rimasto nessuno.
Ma comunque la diga è indispensabile oppure no? Se serve, allora perché il rigassificatore viene attivato senza? E, se non serve, perché spendere 200 milioni di euro? A queste domande non troviamo risposta sulla stampa. Così come non leggiamo se vi sono dei rischi per aver autorizzato l’operatività a 8 chilometri dalla costa, invece dei 22 a cui opera il rigassificatore di Livorno. Una petroliera davanti a Vado Ligure ha subito un attentato, così come è successo ad altre due petroliere che si ipotizza collegate alla Russia. I gasdotti Nord Stream 1 e 2 realizzati per trasportare gas russo sono stati pure danneggiati da esplosioni. Un servizio di Report ha rivelato come i russi (la Blue Sky di un oligarca vicino a Putin) c’entrassero anche con il rigassificatore di Ravenna…
Alle domande sui rischi che corriamo in seguito ad un procedimento che ha autorizzato un progetto non esente da “bug”, proveremo a rispondere grazie all’ingegnere Riccardo Merendi appositamente intervistato da Ravenna in Comune. L’ing. Merendi è noto a Ravenna per aver svolto una indagine indipendente sul progetto, trovando errori, acquisendo nuovi documenti che non erano stati resi pubblici, interpellando le Amministrazioni locali, regionali ma anche il Parlamento Europeo. Dalle ore 16.00 di oggi, sabato 17 maggio, sarà disponibile sul sito di Ravenna in Comune (www.ravennaincomune.it) e sulle altre nostre piattaforme social (youtube, facebook, instagram e tiktok) il dialogo che vede il nostro portavoce (e candidato) Paolo Secci interpellarlo su questi importanti temi. Per rispondere alla domanda: le procedure che hanno coinvolto più di 60 enti per autorizzare il rigassificatore a tempo di record ci garantiscono veramente da ogni rischio? Oppure hanno dato un risultato positivo “ad ogni costo”? E, se c’è “un costo”, conseguente alla possibilità che qualcosa vada storto, chi lo pagherà? Quella stessa cittadinanza che si dovrà sobbarcare “il costo” economico di una scelta politica condivisa da centrodestra e centrosinistra?
Ravenna in Comune invita tutte e tutti a collegarsi per avere finalmente risposte a domande importanti che nessun altro sta ponendo.
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Il muro anti-onde invisibile si fa largo sotto il livello del mare
Il guardiano del rigassificatore: un’opera colossale. Nessuna struttura visibile al largo, ma i lavori per la diga che proteggerà la nave BW Singapore procedono spediti. Intervento unico in Italia dal costo di oltre 200 milioni di euro, a 8,5 km dalla costa