Iniziamo con una domanda semplice semplice. Cosa c’è di sbagliato nel servizio sanitario pubblico fornito alla cittadinanza ravennate? Perché che non vada bene è chiaro a tutti, no? Anche se c’è chi sostiene che dobbiamo riconoscenza per il fatto che potrebbe andare pure peggio. Prova sarebbe il cosiddetto turismo sanitario che, tra l’altro, porta denaro in cassa ma aggrava il problema, caricandosi di pazienti che ben preferirebbero essere trattati nella regione di residenza, se fosse possibile.
Quello che è certo è che abbiamo un problema con il pronto soccorso che si cerca erroneamente di risolvere con interventi di edilizia e con i CAU. Abbiamo un problema di file di attesa per visite ed esami che, in alcuni casi, costringono a procurarsi in anticipo l’agenda del prossimo anno. Abbiamo ambulanze e automediche che scompaiono. È aperta ufficialmente la caccia al medico di base. Non basta? Allora abbiamo anche un buco colossale che viene riempito a suon di tasse, ticket et similia. Si comincia anche a tastare il polso sull’opportunità di salassare gli over 65. Si potrebbe continuare…
Chi ne porta responsabilità? “Il Governo nazionale di centrodestra” ripetono ossessivamente, come fosse un mantra, sia il centrosinistra ravennate che siede a Palazzo Merlato, che quello che aspira a sedervisi dopo il 25 maggio, ed anche quello che si è anticipatamente trasferito a Bologna. Sicuramente il centrodestra favorisce la demolizione del pubblico a favore del privato. Ma il centrosinistra è esente da responsabilità?
La nostra sanità pubblica, un tempo ritenuta di eccellenza, è stata messa in crisi da gente come de Pascale che sostiene convintamente la sanità privata a scapito di quella pubblica. Come Errani, papà di quella mostruosità chiamata Ausl Romagna e da Bonaccini che dopo di lui è venuto garantendo continuità di comportamento. Come Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna dopo aver condiviso tutte le scelte demolitorie operate nella sanità regionale negli ultimi trent’anni. È il centrosinistra, che amministra la Regione e Ravenna da decenni senza soluzione di continuità, ad aver coscientemente costruito, pezzo a pezzo, il disastro che ora abitiamo, con le stesse politiche pro privato che addebita al centrodestra nazionale.
Come detto dalla nostra candidata Sindaca, Marisa Iannucci:
«La sanità privata in Emilia-Romagna è incentivata da scelte politiche che, anziché rafforzare i presidi pubblici e i servizi essenziali, finiscono per promuovere un sistema a due velocità, che genera profonde disuguaglianze, con cure immediate e di qualità per chi può permetterselo, e interminabili liste d’attesa e disservizi per la grande maggioranza della popolazione.
Questa deriva privatistica della sanità regionale contraddice radicalmente i principi di equità, solidarietà e universalità sui quali si fonda il diritto fondamentale alla salute, sancito dalla Costituzione italiana. È urgente dunque respingere con forza queste politiche e mobilitarsi collettivamente per difendere e rilanciare una sanità pubblica gratuita, universale e di qualità per tutte e tutti».
Cominciamo da Ravenna votando Marisa Iannucci e Ravenna in Comune alle prossime elezioni del 25 e 26 maggio.
[nell’immagine: la sanità privata e quotata in borsa del Gruppo Garofalo, che a Ravenna possiede Domus Nova e San Francesco, e il centrosinistra che ci va a braccetto mentre parla a sproposito di tutela della sanità pubblica…]
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Sanità Emilia-Romagna, contributo per gli over 65