Sono appena trascorsi dieci anni dalla strage di Odessa.
Tre mesi dopo il golpe realizzato in Ucraina con il concorso occidentale, sfruttando le proteste di Maidan, in molte parti del paese si svolgevano manifestazioni contro quanto era accaduto. Ad Odessa si formò un accampamento, chiamato Campo Kulikova, davanti alla Casa dei sindacati. Era stato creato da chi si opponeva al golpe di Maidan e chiedeva l’indizione di un referendum per trasformare l’Ucraina in una Repubblica Federale. Il 2 maggio 2014 ci fu l’attacco dei Pravoseki, nome che riassume tutti quei gruppi di destra organizzati appositamente per sopprimere con la forza le proteste di Campo Kulikova. I manifestanti pro referendum si rifugiarono nella Casa dei sindacati che i Pravoseki poi incendiarono. Molti all’interno cercarono di salvarsi lanciandosi nel vuoto. Giunti a terra alcuni morirono per l’impatto, altri vennero colpiti, spesso a morte, dai Pravoseki inneggianti Slava Ukraïni (Gloria all’Ucraina). Lo stesso accadde a quanti furono portati all’esterno attraverso l’opera dei vigili del fuoco, infine intervenuti. Nessuno sa quanti siano stati gli effettivi morti oltre ai 48 ufficialmente dichiarati. Duecentocinquanta i feriti.
Oltre che per quanto avvenuto in quei giorni, la strage di Odessa è anche un simbolo dell’azzeramento, quando non del ribaltamento, intervenuto nell’informazione, non solo in Ucraina, anche in Occidente su quanto si verificò. Un anno fa la CGIL ha scelto o comunque accettato lo sfondo di quella Casa dei sindacati di Odessa per una photo opportunity, comprensiva ovviamente di bandiere ucraine, senza capire (probabilmente) il significato di ciò a cui si stava piegando. Nell’occasione la strage di Odessa non ha trovato alcuno spazio tra le dichiarazioni rilasciate dal Sindacato. Il silenzio è sembrato inserirsi in una logica di “rimozione politica” di queste vicende per consentire che la narrazione dominante scivolasse via liscia ancora una volta. Una narrazione che fa partire la storia dal 24 febbraio 2022 in Ucraina così come dal 7 ottobre 2023 in Palestina. Una semplificazione che falsifica la realtà e non consente la sua comprensione.
Una sola interrogazione venne presentata da un parlamentare europeo italiano su questi fatti e sul comportamento da tenersi da parte della Commissione europea. Si era nel novembre del 2014:
«Il 2 maggio scorso, ad Odessa, è avvenuta una strage, davanti e all’interno della Casa dei sindacati, che ufficialmente ha provocato 48 vittime. Tuttavia, secondo stime non ufficiali, i caduti potrebbero essere anche 150, cui vanno aggiunte diverse centinaia di feriti scampati per poco all’eccidio. I morti sono tutti di nazionalità ucraina e di etnia russa.
La versione ufficiale delle autorità ucraine è stata da più parti messa in discussione. Tuttavia, le autorità di Kiev e di Odessa non hanno, a quanto è dato sapere, effettuato alcuna indagine approfondita, né individuato alcun colpevole.
Numerosi indizi suggeriscono che non è stato il presunto incendio dell’edificio a uccidere coloro che si trovavano all’interno, lì rifugiatisi per non essere massacrati in strada, bensì sono stati colpi di arma da fuoco o armi di altro genere. Esistono filmati che mostrerebbero poliziotti sparare sui disperati che cercavano di fuggire dalle finestre e tutte le prove disponibili indicano che gli assedianti intendevano uccidere.
A fronte di tale inaccettabile massacro, può la Commissione far sapere se ritiene opportuno esprimere una ferma condanna dell’accaduto e adottare posizioni in materia di politica estera che aiutino a prevenire il ripetersi di simili drammatici eventi?».
L’interrogazione, preparata da Giulietto Chiesa, era stata presentata dal leghista Matteo Salvini. La risposta della Commissione venne per bocca della piddina Federica Mogherini, all’epoca Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione europea:
«Nelle sue conclusioni del 12 maggio 2014 il Consiglio Affari esteri ha dichiarato quanto segue: “I tragici eventi di Odessa del 2 maggio, che hanno provocato la morte e il ferimento di numerose persone, devono essere investigati in modo accurato e tutti i responsabili devono essere consegnati alla giustizia. Il Consiglio incoraggia il panel consultivo internazionale del Consiglio d’Europa a seguire tale indagine quale mezzo per assicurarne indipendenza e trasparenza”. La decisione adottata nel novembre 2014, in seguito al consenso espresso dal governo ucraino nel settembre 2014, di far rientrare nel mandato del Gruppo internazionale di esperti anche l’indagine sugli eventi di Odessa, contribuirà a garantire un’indagine accurata e a consegnare i responsabili alla giustizia».
Come ben sappiamo le indagini ucraine non sono arrivate a nulla né hanno portato a condanna delle responsabilità per la strage. L’Unione Europea non ha avuto nulla da obiettare. Quasi nessuna notizia è apparsa sulle colonne dei principali giornali italiani nel decennale della strage. Inutile cercare commenti in quel Governo nazionale che ora conta lo stesso Salvini tra i ministri. Inutile cercare anche nell’Amministrazione locale ravennate. E ancora più inutile cercare una condanna o almeno un ricordo in quell’associazione chiamata “Malva” – ucraini di Ravenna APS. Troppo impegnata a promuovere la propria presidente Kateryna Shmorhay che è stata candidata in una lista presente alle prossime elezioni europee (il cui nome è tutto un programma: “Stati Uniti di Europa”)? Forse. Lei però della strage di Odessa, in effetti, qualcosa dice, condividendo queste parole (non sue ma, appunto, condivise sul suo profilo fb) nel giorno dell’anniversario:
«10 anni fa, ad Odesa, la Russia subiva una dura sconfitta contro il popolo ucraino. La tragedia della casa dei sindacati divenne una delle storie più mistificate dalla propaganda russa, stravolgendo le responsabilità e le dinamiche. Ora lì c’è un rifugio contro i missili russi. In foto patrioti ucraini aiutano i filorussi a salvarsi dall’incendio divampato a seguito del susseguirsi di scontri, che i filorussi avevano iniziato nel centro storico di Odesa. Dopo aver teso un agguato ad un corteo di patrioti ucraini, uccidendo dei patrioti, i filorussi vengono sopraffatti e si ritirano in parte nella casa dei sindacati. Da li cominciano a piovere cocktail molotov che vengono rigettati indietro. Alla fine divampa un forte incendio, durante il quale perdono la vita 42 persone. Come vediamo dalla foto i patrioti ucraini cercarono di soccorrere i filorussi che si erano barricati nell’edificio a tal punto da finire in trappola».
Sulla strage della Casa dei sindacati di Odessa si è fondata l’Ucraina del dopo Maidan. Pretendere che quei morti siano onorati almeno con la verità sul loro assassinio, evidentemente, è troppo sia per gli insegnanti di democrazia occidentali che per la loro discepola ucraina. Come Ravenna in Comune abbiamo la certezza che senza la comprensione della dinamica storica che ha condotto a questo e ad altri avvenimenti post URSS, però, continueranno a mancare gli elementi minimi su cui costruire una soluzione diplomatica al conflitto lasciando che a parlare siano solo gli eserciti russo ed ucraino con l’unica lingua che conoscono.
[nell’immagine la fotografia tratta dal profilo fb di Kateryna Shmorhay, dell’agenzia Reuters, è stata pubblicata in origine da The Guardian il 3 maggio 2015 in un articolo che descriveva i fatti illustrati dall’immagine in tutt’altro modo da quanto condiviso dalla presidente di Malva benché recepisse già all’epoca molti elementi di quella che sarebbe divenuta la versione degli assalitori della Casa dei sindacati]
#Ravenna #RavennainComune #Odessa
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I dieci anni dimenticati dell’incendio di Odessa: quel rogo è all’origine della guerra in Ucraina
Fonte: il Fatto Quotidiano del 3 maggio 2024
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2 maggio, 10 anni dalla strage neonazista di Odessa. “Se mi puoi vedere vivo, è perché sono stato fortunato”
Fonte: L’Antidiplomatico del 2 maggio 2024
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Ukraine clashes: dozens dead after Odessa building fire
This article is more than 10 years oldTrade union building set alight after day of street battles in Black Sea resort city