UN PIANO DEL GAS CHE OFFENDE MATTEI

Ravenna ha un legame particolare con il nome di Mattei. Non solo per l’albergo e la strada che lo ricordano in quello che era il “villaggio” da lui voluto e che, pure, avrebbe ben potuto essergli dedicato. A lui si deve la traiettoria economica e sociale seguita dal nostro Comune nel dopoguerra, ben diversa dall’essere incentrata sull’agricoltura come era stato fino ad allora. Il porto moderno e il petrolchimico sono frutto del piano di Mattei. Un piano che ha anche segnato profondamente il territorio, distruggendo intere aree pinetali, per edificare il gigantesco stabilimento da cui avrebbe preso il via la svolta industriale della Ravenna del secondo novecento. Un piano che ha rappresentato un’opportunità di vita migliore per tante persone. Un piano che legava assieme l’estrazione delle energie fossili alla produzione di materie plastiche. Un piano che, agli occhi di oggi, appare con criticità irrisolte ed altre che si sarebbero dovute da tempo correggere. Agli occhi dei suoi contemporanei era però un piano all’avanguardia per quegli anni. Luci ed ombre, dunque, ma da noi la memoria di Mattei è tra quelle che reggono ancora il confronto tra le figure del secondo dopoguerra.

Proprio per questo il suo nome non merita di essere appiccicato a quella “roba” che viene spacciata in giro come “piano Mattei”. Un piano abbastanza sconosciuto nei dettagli e di cui è noto soprattutto l’intendimento di fare dell’Italia l’hub europeo del gas ossia il punto di accesso per la rete dei gasdotti di collegamento con il nord Europa. In pratica il distributore del metano per quei paesi che già ora sono molto più avanzati dell’Italia nell’impiego delle energie rinnovabili e che nel prossimo futuro contano di ridurre ancora di più il consumo delle fonti fossili. Il perché il mondo giri verso le rinnovabili, nonostante gli sforzi delle potentissime lobby del fossile di rallentarne il movimento, è noto: la crisi climatica che l’uso del gas peggiora sensibilmente. Quello stesso gas che, all’epoca di Mattei, rappresentava invece un modo innovativo di riscaldare e dare energia. Ora il gas è il passato che non si riesce ad abbandonare solo perché gli interessi economici di poche persone condizionano le giuste azioni verso la transizione energetica del resto dell’umanità.

Ravenna merita di mantenersi al passo con i tempi, di essere al centro di investimenti sostenibili sia economicamente che ambientalmente perché ancorati al futuro e non al passato, di incrementare l’occupazione collegata alle nuove energie interrompendo l’emorragia di posti di lavoro legati all’industria estrattiva. Soprattutto merita di essere all’avanguardia nella difesa del proprio territorio dalle ingressioni marine, dai disastri ambientali e, al contempo, nell’innovazione produttiva ed energetica. Il piano che il governo Meloni continua ad etichettare infangando il nome di Mattei è, in realtà, il piano dell’ENI di Descalzi. Non c’è niente di innovativo ma solo conservazione dei vecchi modi di far soldi, collaudati ma insostenibili. Ravenna in Comune crede nell’innovazione che ancora il nome di Mattei evoca e perciò diffida quanti rappresentano il passato e gli interessi di Descalzi & co. (si chiamino Meloni o Bonaccini o de Pascale, poco cambia) dal continuare a dilapidarne il valore. Perché se oggi fosse Mattei a guidare l’ENI guarderebbe alle energie rinnovabili e alla plastica verde e si sarebbe lasciato da tempo alle spalle le rovine del fossile.

#RavennainComune #Ravenna #gas #ENI #Mattei #rinnovabili

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Meloni vuole gas dall’Africa mentre l’Europa corre sulle rinnovabili: quale sarebbe il Piano?

Fonte: Today del 6 febbraio 2023

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Il governo Meloni sta usando il mito di Mattei per le sue ambizioni energetiche. Il Piano Mattei dovrebbe rendere l’Italia l’hub europeo del gas, ma per adesso la retorica supera la sostanza

Fonte

Fonte: Esquire del 2 febbraio 2023

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