TRA PENNE NERE E FOCACCE CALDE LE CITTA’ NON SONO PIU’ DI/PER TUTTE (E TUTTI)

Per tre giorni a Rimini hanno battuto scontrini durante il raduno delle cosiddette penne nere. Ne sarebbero venute entrate per 150 milioni di euro per bar, ristoranti e alberghi. Si stimano anche tante molestie correlate “all’invasione”. Almeno 150 segnalazioni. Le dinamiche del “branco”, evidentemente, non fanno eccezioni per gli alpini. “Non una di meno” ha dichiarato:

«Per esprimere solidarietà a tutte queste persone abbiamo iniziato a raccogliere e condividere le loro testimonianze e la risposta è stata altissima, tanto quanto sconvolgente per il numero e l’intensità delle molestie ricevute.

Fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città.

Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che vuole donne, persone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto.

Siamo davvero stanche di sentirci prigioniere nella nostra città, siamo stanche di subire angherie mentre riprendiamo i nostri spazi, siamo stanche del fatto che per l’Amministrazione Comunale la priorità sia l’elogio dei turisti “importanti” piuttosto che rendere Rimini una città in cui valga la pena vivere.

In questo momento più che mai vogliamo ribadire che siamo contro ogni forma di esaltazione militare, di idea di pace associata alle armi e al terrore, di privatizzazione dello spazio pubblico, di ricatto sociale e violenza di ogni tipo.

Abbiamo interrogato l’amministrazione pubblica nella speranza di ricevere una risposta decisa, di sentirci ascoltate e credute ma non abbiamo ricevuto altro che un banale “abbiamo avvertito gli organizzatori”, “si tratta di poche mele marce”, “bisogna rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare” o nel peggiore dei casi il solito triste silenzio.

Questo silenzio è diventato assordante, come le urla e gli insulti degli alpini che riecheggiano ora nella nostra città e noi siamo stanche di aspettare una risposta che non arriva mai.

Vogliamo una città dove le persone siano al primo posto, dove il benessere dei cittadini e delle cittadine è la prima preoccupazione, dove lo spazio pubblico è di tutte e tutti».

A parte la sgradevole coincidenza con la proclamazione di una giornata nazionale in onore degli alpini, quello che riguarda Rimini, riguarda solo Rimini, o emerge a Rimini solo per l’intensità con cui si è presentato tutto ciò?  Ravenna può considerarsi indenne? Se, in riferimento all’atteggiamento della nostra Amministrazione Comunale, prendiamo ad esempio un vicesindaco che ancora qualche giorno fa si è speso in giustificazionismi dai quali perfino l’associazionismo di categoria si è dissociato, qualche legittimo dubbio si pone. Né ci è parso che, accogliendo ufficialmente gli alpini a Ravenna nelle stesse ore del divampare delle accuse di molestie, lo stesso Fusignani si sia preoccupato di spendere anche solo due parole per stigmatizzare l’accaduto. Del resto il problema si può confinare solo tra gli alpini?

Anche Ravenna in Comune vuole una città dove le persone siano al primo posto, dove il benessere dei cittadini e delle cittadine sia considerata la prima preoccupazione, dove lo spazio pubblico appartenga effettivamente a tutte e tutti. Con i soldi non si deve avere la sensazione di poter comprare tutto. Sentirlo dire anche dalla maggioranza che esprime la Giunta Comunale, certo, sarebbe meglio.

[nella foto: un vicesindaco tra le penne nere]

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Rimini, oltre 150 segnalazioni di molestie durante l’adunata degli alpini. L’Ana: «Sono infiltrati»

Fonte: Corriere di Bologna del 9 maggio 2022

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