ANGELA ANGELINA: PRESA PER IL PITESAI

È stata una promessa da marinaio, pardon, da petroliere quella con cui de Pascale nel 2017 aveva promesso come imminente la chiusura dell’Angela Angelina. Lo ammette adesso lo stesso de Pascale: «Mi piacerebbe poter pensare che la svolta sulle politiche energetiche impressa da questo governo potesse significare anche l’anticipo della dismissione di Angela e Angelina. Oggettivamente però penso che, dovendo conservare ogni potenzialità di estrazione, non sarà questo il momento in cui si farà un provvedimento ad hoc per questo decommissioning». Insomma, se anche il Sindaco che rappresenta la comunità che più soffre per l’attività della piattaforma, viene meno alla sua stessa reiterata promessa, non c’è più speranza.

Eppure non è in discussione il danno arrecato dall’estrazione a poche miglia dalla costa soprattutto per quel territorio che ha al proprio centro Lido di Dante. Il ruolo dell’Angela Angelina è stato riconosciuto lo scorso anno dalla Regione nell’espressione del proprio parere sul PITESAI: «non paiono essere affrontati in maniera adeguata gli impatti sulle zone costiere dovuti alla subsidenza e all’innalzamento del livello del mare. Si consideri ad esempio che la concessione Angela-Angelina, entro le 12 MN, determina tuttora tassi di subsidenza superiori a 15 mm/anno nel tratto di costa interessato». E già nel 2016 il Consiglio Comunale aveva votato un ordine del giorno proprio per chiudere la piattaforma: «superamento dei punti di estrazione più vicini alla costa, a partire dal pozzo Angela Angelina del quale si deve prevedere la totale cessazione con netto anticipo rispetto alla concessione in essere». Era talmente scontato il danno che sia PD che PRI non avevano avuto esitazioni a votare a favore.

De Pascale, però, come detto, si disinteressa della rappresentanza della comunità costiera e privilegia invece i soli interessi di ENI e della lobby del fossile legata al cane a sei zampe. Tante volte è andato in giro per i palazzi romani, è lui stesso a raccontarlo, ma solo a vantaggio dei petrolieri: «a battermi per il rilancio della produzione nazionale» specifica. Di aver insistito già che c’era per la chiusura dell’Angela Angelina nel rispetto della volontà dei cittadini, dei loro rappresentanti in Consiglio Comunale e perfino di quanto da lui stesso promesso, non c’è traccia nel suo racconto. Per quanto racconta, anzi, pensa che: «l’occasione per anticipare la dismissione di un punto di estrazione sbagliato, come quello di Angela Angelina, si sia persa con la moratoria del 2018. Prima si stava concependo un piano di sviluppo delle estrazioni oltre le 12 miglia, di smontaggio delle piattaforme in disuso. All’interno di quella strategia si poteva concepire una dismissione anticipata. Con il blocco operato nel 2018, nei fatti, si è deciso di mantenere l’esistente. Dal ministero, anzi – conclude de Pascale – si era prospettata la possibilità di mettere a gara la concessione, qualora Eni avesse rinunciato in maniera anticipata alla propria». Come dire che la responsabilità di non aver chiuso l’Angela Angelina ricadrebbe proprio su chi voleva chiuderla. Dal voltafaccia alla presa per il naso, anzi per il PITESAI, il passo è breve.

Eppure alle elezioni dello scorso anno de Pascale è stato rieletto Sindaco sulla base di un programma elettorale che raccontava una storia di diverso impegno da parte sua: «come più volte auspicato anche dal Consiglio Comunale, va eliminato il punto di estrazione Angela e Angelina per l’eccessiva vicinanza alla costa e i suoi effetti nell’area molto fragile di Lido di Dante, Lido Adriano e foce Bevano». Come Ravenna in Comune non avevamo riscontrato le condizioni per presentarci al voto. Dopo le elezioni abbiamo dovuto prendere atto che la metà dei nostri concittadini ha voltato le spalle alla possibilità di esercitare la scelta di una rappresentanza: tra non voto, schede bianche e nulle la protesta è arrivata al 49,9% del corpo elettorale. Quando la politica ai massimi livelli del nostro Comune si fa palesemente beffe della volontà dei cittadini che è chiamata a rappresentare si crea un danno enorme alla democrazia. È un danno altrettanto evidente di quello causato dalle mareggiate e dall’ingressione marina prodotte dalla subsidenza indotta dall’Angela Angelina. Come Ravenna in Comune, nonostante tutto, continuiamo a credere nei fondamenti democratici della nostra Repubblica. Perciò siamo convinti che anche di questo danno de Pascale prima o poi sarà chiamato a rispondere davanti al tribunale elettorale della nostra comunità.

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La crisi energetica allontana la chiusura dell’Angela Angelina. Il nuovo decreto apre a un maggior sfruttamento dei giacimenti in essere. Difficile la dismissione al 2027

Estrazioni di metano: si mira a sfruttare maggiormente le piattaforme esistenti, per attenuare la febbre del caro bolletta. E questo allontana, nei fatti, la dismissione degli impianti più vicini alla costa, come Angela Angelina. Ora anche il traguardo della chiusura nel 2027, che faceva parte di un accordo firmato da Comune ed Eni cinque anni fa, sembra ottimistico.
Nel decreto approvato ieri in Consiglio dei Ministri viene statuato «l’aumento della possibilità di stoccaggio di gas, dell’autorizzazione alla produzione di gas naturale (senza nuove trivellazioni) per lo più in Sicilia ma anche nelle Marche e nel Ravennate. Questo introducendo poi un calmieramento del prezzo di vendita nazionale». Parola del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, a conferma di un passo annunciato e atteso da giorni. Non si parla, come era stato detto con più forza nei giorni successivi alla approvazione del Pitesai, di “raddoppio”. Ma «la direzione è quella giusta ed è questo l’elemento da salvare. Era presumibile che si sarebbe andati – spiega il sindaco Michele De Pascale – ad una mediazione. Non mi pare sia però il caso di fare le bucce: si è finalmente cambiata direzione e questo è ciò che importa».
L’ambito ravennate sarà pertanto fondamentale per l’aggiunta di quei 2,2 miliardi di metri cubi di produzione di gas nazionale che, nel breve periodo, il governo mira col nuovo provvedimento ad aggiungere alla quantità ridimensionata dell’ultimo anno, poco più di 3 miliardi totali, minimo storico per l’upstream italiano. Quota che sarà utilizzata per aiutare le aziende energivore e le famiglie in difficoltà.
La crisi energetica, così, allontana anche l’auspicio che si era concretizzato nel 2017 con l’accordo con Eni per una dismissione dell’impianto di estrazione di fronte alla costa di Lido Di Dante. Era temporizzata al 2027 e peraltro nel Pitesai approvato viene enfatizzata proprio l’impossibilità di nuove concessioni estrattive entro le 12 miglia. «Mi piacerebbe poter pensare – commenta De Pascale sul punto – che la svolta sulle politiche energetiche impressa da questo governo potesse significare anche l’anticipo della dismissione di Angela e Angelina. Oggettivamente però penso che, dovendo conservare ogni potenzialità di estrazione, non sarà questo il momento in cui si farà un provvedimento ad hoc per questo decommissioning». Il sindaco di Ravenna ritiene che «l’occasione per anticipare la dismissione di un punto di estrazione sbagliato, come quello di Angela Angelina, si sia persa con la moratoria del 2018. Prima si stava concependo un piano di sviluppo delle estrazioni oltre le 12 miglia, di smontaggio delle piattaforme in disuso. All’interno di quella strategia si poteva concepire una dismissione anticipata. Con il blocco operato nel 2018, nei fatti, si è deciso di mantenere l’esistente. Dal ministero, anzi – conclude De Pascale – si era prospettata la possibilità di mettere a gara la concessione, qualora Eni avesse rinunciato in maniera anticipata alla propria».

Fonte: Corriere Romagna del 19 febbraio 2022

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Estrazioni del gas, il Comune chiede la chiusura anticipata della piattaforma Angela Angelina. Si tratta della struttura più vicina alla costa, tra le 47 attive in Emilia Romagna per l’estrazione di gas entro le 12 miglia, ed opera a soli 2 chilometri dalle spiagge di Lido di Dante

Fonte: RavennaToday del 2 aprile 2016

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