SEI OMICIDI DI LAVORO IN ROMAGNA

Un altro. Siamo arrivati a sei. Sei morti in Romagna dall’inizio dell’anno. Quasi un lavoratore morto per ogni mese del 2021 se si facesse la “media del pollo”. Perché, in realtà, ben cinque pesano tutti su questo luglio di merda. Quattro nel ravennate e due nel cesenate. Il primo dopo appena due settimane che era iniziato il 2021. Un ragazzo, Christian, di 26 anni. E chi l’ha ucciso (perché i morti su lavoro sono omicidi di lavoro) ne ha ucciso anche un altro anche se non viene messo nel conto. Si tratta di Andrea, un suo amico, che non ce l’ha fatta a sopportare la morte di Christian e si è lanciato dal tetto di una scuola pochi giorni dopo. E poi è stata la volta di Ion. E poi due morti lo stesso giorno in porto, prima Bujar e poi un marittimo di cui nemmeno si conosce il nome. Come non si sa come si chiamasse il lavoratore travolto da un trattore giovedì scorso. E adesso è stata la volta di Hicham. In una cava. Il giornale (“Tragedie sul lavoro: cresce la lista nera”, Corriere Romagna del 27 luglio) dice che «è morto per le ferite riportate in un agghiacciante incidente sul lavoro […].  All’improvviso qualcosa è andato storto […] il carico sospeso si è sganciato ed è franato di lato. Centrando in pieno con tutto il suo enorme peso Hicham».

Tutti impegnati in lavori manuali, tutti morti per cause da accertare. Così come sono ancora da accertare le cause che hanno portato all’uccisione di Emiliano, sotto una pressa, l’anno scorso. Ed anche Franco, nell’agosto scorso, anche lui al porto: nel suo caso una morte con ancor più “lati oscuri” delle altre. È raro che vengano chiariti. È ancor più raro che qualcuno sia condannato per quelle morti. È praticamente impossibile che sia il padrone: le rare volte è un manager o un direttore di stabilimento, oppure, per paradosso, un altro lavoratore.

Tutte le volte sentiamo dire che non è accettabile morire di lavoro. «Dobbiamo dire a gran voce che, in ogni caso, questo è intollerabile e non più accettabile. La salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici devono essere garantite come priorità assoluta» ha detto il Sindaco dopo la morte di Bujar. «Il nostro territorio è funestato in questi giorni da incidenti e infortuni sul lavoro gravissimi che pongono al centro delle agende istituzionali locali, ma anche nazionali, il tema della sicurezza sul lavoro ancora ben lontano dall’essere risolto pur vivendo nel 2021» viene invece dal Vicesindaco. E via via a chi tocca, volta a volta.

Non è nemmeno più un rito. È una farsa quella dei commenti del giorno dopo. Non ci stiamo. Non vogliamo più stare a questo “gioco”. Certo, siamo vicine e vicini alle famiglie e alle colleghe e ai colleghi. Certo, condanniamo tutto e specie il tirare al profitto che è la causa prima di queste morti. Certo, mettiamo in guardia dal giochino del padrone che vince sempre quando separa lavoratrici e lavoratori, per categoria, per appalto, o tra operai e impiegati come avvenuto solo l’altro giorno alla Marcegaglia. Ma non ci stiamo più a ripetere le richieste. Pretendiamo risposte.

Ieri pomeriggio si è riunito l’Osservatorio per la sicurezza e la legalità sul lavoro di cui più volte abbiamo parlato. Abbiamo posto domande e messo in dubbio l’efficacia dello strumento così com’è e la volontà di andare oltre la facciata. Il Sindaco ha risposto al nostro Consigliere, Massimo Manzoli: «Non credo che spostare l’osservatorio dalla Prefettura, che è l’ente preposto alla sicurezza, al Comune possa essere davvero incisivo» ha detto. Lo dimostri. Oggi spiattelli i dati che dovrebbe aver ricavato dalla riunione di ieri, a cui era presente il Vicesindaco. E poi chiami le autorità preposte, dall’Ispettorato alla Ausl, dai Carabinieri alla Finanza, dall’Autorità Portuale alla Capitaneria di Porto e le altre. E dica che sulla base di quei dati si aspetta che incrementino le ispezioni, assumano il personale occorrente se manca, protestino con chi glielo impedisce se hanno vincoli superiori. E che poi, alla riunione successiva dell’Osservatorio, diano conto di quanto richiesto. Dopo 15 giorni, un mese al massimo se vogliamo passare ferragosto. Non dopo un anno come questa volta.

Non crediamo sarà in grado di farlo. Abbiamo letto il comunicato rilasciato dopo l’incontro promosso dalla Prefettura. Parla di impegni futuri, di protocolli da rivitalizzare e della necessità di riunirsi ancora. Chiacchiere. Se non accadrà null’altro, come temiamo, insisteremo a pretenderlo dal Sindaco. Giorno dopo giorno. Incessantemente. Uno stillicidio di comunicati, i nostri, come quello degli annunci di morti che non accettiamo più di subire. Ci stiamo apposta. Anche perché se non lo fa Ravenna in Comune, dentro le istituzioni non c’è nessun altro a farlo. È poco? È quello che possiamo fare noi. Quello che possiamo fare dall’opposizione. È la nostra parte. Dal Sindaco, dal Vicesindaco e dalle altre istituzioni pretendiamo che facciano finalmente la loro.

[Nella fotografia di Massimo Fiorentini: il mezzo meccanico che ha travolto Christian mentre lavorava per la ditta Ravenna Chimica, azienda del Gruppo Ciclat, impegnata in un appalto ottenuto da Hera Ambiente]

#RavennainComune #Ravenna #lavoro #infortuni #amministrative2021

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Prefettura: Oggi un incontro dell’Osservatorio sulla sicurezza e la legalità del lavoro

Fonte: RavennaWebTv del 27 luglio 2021

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Tragedie sul lavoro: cresce la lista nera. Un 38enne muore schiacciato nella cava. Doveva spostare dei macigni: il carico si è staccato all’improvviso. Lascia la moglie e due figli piccoli

Fonte: Corriere Romagna del 27 luglio 2021

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