PRESSING DEI CLAN SULLE AZIENDE DELLA ROMAGNA

Riportiamo di seguito, integralmente, l’intervista del nostro consigliere, Massimo Manzoli, a Metropolitan Magazine in occasione della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” che si celebra annualmente oggi, 21 marzo.

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Infiltrazioni mafiose in Romagna, Manzoli: “Pressing dei clan su aziende”.

In occasione della Giornata nazionale delle vittime della mafia, MMI intervista il consigliere comunale Massimo Manzoli sulle infiltrazioni mafiose

Il 21 marzo è la Giornata nazionale delle vittime innocenti della mafia. Cogliamo l’occasione per approfondire il tema delle infiltrazioni mafiose al nord, in Emilia e in Romagna. Lo facciamo con Massimo Manzoli, consigliere comunale della lista civica Ravenna in Comune. Classe 1983, ingegnere meccanico, attivista per Emergency e curatore di “Emilia-Romagna, Cose Nostre”, dossier sulle mafie in Emilia-Romagna assieme a Gaetano Alessi e Davide Vittori.

Infiltrazioni mafiose possibili grazie alle aziende della “zona grigia”

MMI: L’attuale crisi economica e l’emergenza sanitaria causate dal Covid stanno favorendo il rischio delle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna?

M.M.: “Le mafie, tutte le mafie, sono legate a doppio filo a una parola che è emergenza. Qualsiasi essa sia. Nei momenti di emergenza la cittadinanza ha bisogno di risposte in tempi rapidi e il sistema legale a volte è inefficace. Si ricorderà il terremoto che colpì l’Emilia-Romagna. Nacque il sistema della white-list, ottimo ma poco supportato da strutture tecnico-economiche. Incapace, di conseguenza, di distinguere in tempi rapidi aziende pulite da aziende grigie.

Dagli appalti del post terremoto del 2012 …

Alla necessità emergenziale di spostare tonnellate di detriti risposero le aziende legate ai clan (già presenti sul territorio) che riuscirono ad accaparrarsi molti lavori. Tanto che secondo denunce della Cgil, un terzo delle macerie sarebbe stato spostato da aziende grigie.  Ma anche il post terremoto è stato funestato da infiltrazioni e illegalità. Una su tutte la vicenda di Augusto Bianchini, onnipresente negli appalti del post terremoto del 2012, così tanti che per finire le commesse utilizzò amianto miscelato con terre da scavo in diversi comuni colpiti dal sisma, tra cui San Felice sul Panaro, Concordia sulla Secchia, Mirandola, Finale Emilia, Reggiolo, San Biagio e Massa Finalese. Il miscuglio velenoso venne utilizzato nelle scuole e altre strutture pubbliche.

… all’operazione Farmabusiness

Ora stiamo nuovamente vivendo un momento di emergenza e nuovamente l’attenzione deve essere sul pericolo mafia. Il problema attuale è che all’emergenza sanitaria che già sta mostrando dati preoccupanti di infiltrazioni (l’operazione Farmabusiness ha visto arresti di esponenti legati alla ‘ndrangheta anche in Regione legati alla distribuzione all’ingrosso di medicinali) si è aggiunta l’emergenza economica che sta mettendo in ginocchio tanti settori. I campanelli di allarme sono evidenti: almeno 10 delle 13 recenti interdittive antimafia nel riminese riguardano tentativi di infiltrazione nel turismo, uno dei settori più in difficoltà”.

Gioco d’azzardo: il caso Terry Bell nel ravennate…

MMI: A proposito del territorio romagnolo, nel 2017, nel corso di un’intervista, aveva evidenziato il tentativo di infiltrazioni mafiose nelle sale slot (il caso Terry Bell) e nella zona costiera. Come si è evoluto il fenomeno rispetto a quel periodo?

M.M.: “Purtroppo non vi è stata un’evoluzione reale rispetto a quel fenomeno e i rischi di avere un settore dell’azzardo fortemente infiltrato ci sono. Tanto che mi risulta che Terrabusi Holding (gruppo di Faenza che gestisce le sale da gioco Terry Bell) è stata colpita da interdittiva antimafia. E’ finita sotto controllo giudiziario, ha fatto ricorso al Tar per veder annullata l’interdittiva. Il Tar a marzo 2020 ha però respinto tale ricorso.

… e l’operazione Doppio Gioco con 23 arresti in diverse Regioni tra cui l’Emilia Romagna

Nel 2021, dopo un anno di lockdown o quasi è evidente che il settore azzardo sia tenuto in vita dal mondo online e i controlli diventano ancora più complessi. Il caso più recente che ha coinvolto la Regione è l’operazione “Doppio Gioco” che ha visto l’arresto di 23 persone tra Sicilia, Emilia-Romagna, Puglia ma anche in Germania, Polonia e Malta (paradiso delle aziende del gioco d’azzardo)”.

Il caso Black Monkey e la sentenza della Corte di Cassazione

Non può mancare un commento sulla recente sentenza della Corte di Cassazione di Bologna sul processo Black Monkey. L’operazione così denominata dalla Guardia di Finanza e dalla Dia, nel gennaio 2013 aveva portato a emettere 29 ordinanze di custodia cautelare e all’arresto di Nicola Femìa, condannato in primo grado a 26 anni e 10 mesi per associazione mafiosa, con una importante base nel paesino romagnolo di Sant’Agata sul Santerno.

Diventato collaboratore di giustizia poco prima della sentenza, emessa nel febbraio 2017, aveva portato a conoscenza degli investigatori un vero e proprio business delle slot. Il tutto gestito con azioni che parevano avere tutti i crismi del metodo mafioso: pestaggi, ricatti, intestazione fittizia di beni. Ma il processo in secondo grado, ha però portato la Corte di Cassazione di Bologna, proprio due giorni fa, ad emettere la sentenza che l‘associazione di Femia non era mafiosa, anche se talvolta ricorreva a metodo mafioso. Respinto, quindi, il ricorso della Procura generale di Bologna. Per Femìa, inoltre, l‘accusa di associazione ‘ndranghetistica era già caduta in appello a ottobre 2019. Ridotta anche la pena, passata da 26 anni e 10 mesi del primo grado a 16 anni.

MMI: Cosa pensa di questa sentenza?

M.M.: “Tutte le sentenze vanno rispettate ma anche lette nel contesto in cui nascono. L’altro ieri è arrivata la parola definitiva della Cassazione a conferma della sentenza della Corte d’Appello. Ci dice che l’associazione di Femìa talvolta ricorreva al metodo mafioso ma che ‘i collegamenti ed i rapporti di Femia con esponenti di organizzazioni mafiose non sono determinanti per dare la medesima qualificazione al gruppo da lui costituito. Che, una volta sorto ed in piena operatività, deve acquisire autonoma vitalità, non mutuabile dal carisma soggettivo del capo e tanto meno dalle relazioni personali di quest’ultimo‘.

Manzoli: “Sempre meno attenzione mediatica al fenomeno delle infiltrazioni mafiose nelle slot”

Purtroppo la reazione delle grandi e piccole aziende del settore dopo l’indagine è stata quasi nulla, come praticamente nulle erano state le denunce e le segnalazioni da parte di chi viveva, negli anni precedenti, quel settore “drogato” da una semplice associazione che agiva talvolta con metodo mafioso. E questo non lo dico io ma lo si evince dalla cronaca quotidiana fatta dall’aula da giornalisti e testate di informazione. Una scia di silenzio che si è prolungato nei “non ricordo” molte volte detti nelle aule di tribunale e che, purtroppo, continua ad allungarsi. Nonostante ci sia stata la sentenza definitiva della Cassazione, nonostante aziende del settore del nostro territorio siano state colpite da interdittive antimafia, anche l’attenzione mediatica sul tema sembra totalmente scemata”.

Anna Cavallo

Fonte: Metropolitan Magazine del 20 marzo 2021

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