I BISOGNI PRIMARI E LA LORO MANCANZA

Due notizie da Ravenna e Dintorni. Il tema è quello della povertà. Riguardano entrambe la necessità di fronteggiare una crescita delle situazioni di povertà che, già in aumento pre-pandemia, stanno crescendo in maniera esponenziale anche nella “nostra” Ravenna. Parlano di bisogni primari, quali sono “vitto e alloggio” e della loro mancanza.

La prima porta il titolo “A Ravenna non ci sono più centri diurni di accoglienza per senzatetto”: “A Ravenna al momento non c’è più un centro di accoglienza diurna a bassa soglia. Un luogo (in aggiunta ai dormitori) dove chi non ha una casa possa trovare rifugio, come lo era, fino allo scorso marzo “Tracce”, in via Cavour, vicino alla chiesa di San Domenico. Un luogo con servizi igienici, biblioteca, sala polifunzionale, postazioni internet, gestito dalla stessa cooperativa (La Casa, poi confluita in Progetto Crescita) che al momento si occupa di dormitorio e albergo sociale in via Torre.

Il referente, Fausto Maresi, ci conferma che “Tracce” è chiuso dall’inizio della pandemia. «Da marzo a maggio abbiamo però tenuto aperto il dormitorio tutto il giorno. Successivamente non siamo più riusciti ad aprire un centro diurno. Si tratta di un servizio con il Covid ad altissimo rischio. E la Curia, che è proprietaria dello stabile di via Cavour, aveva già deciso di riprendersi gradualmente gli spazi che ospitavano “Tracce”. Il tutto in maniera consensuale. Ora però c’è naturalmente grande difficoltà a reperire spazi adeguati per questo tipo di servizio. Servirebbero in città e a prezzi di affitto accessibili».

Anche il piccolo centro diurno della fondazione San Rocco, in piena epidemia, non è più attivo. «Stiamo valutando anche insieme ai Servizi sociali come procedere per risolvere la situazione, magari a partire già dall’anno nuovo», conclude Maresi”.

La seconda, invece, è intitolata “Alla Caritas il 50% di famiglie in più rispetto al 2019: «1 su 3 non era mai venuto»”. Di seguito uno stralcio: “Nel periodo Covid, da fine febbraio a ottobre, le persone (in rappresentanza di altrettanti nuclei famigliari) che si sono rivolte al centro di ascolto diocesano di piazza Duomo sono state il 50 percento in più rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019. In valori assoluti si tratta di 1.746 nuclei registrati a fine ottobre, contro i 1.100 circa dell’anno scorso. E quasi 2mila pacchi alimentari consegnati in più: 5.400 contro i 3.500 del 2019.

Dati ancora più preoccupanti se si considera che sono riferiti solo alla popolazione della città di Ravenna (quindi circa100mila abitanti) e non a quella più numerosa dell’intero comune, il cui bilancio Caritas è in grado di pubblicare solo nei primi mesi dell’anno nuovo.

«E una persona su tre che si è presentata in questo 2020 non era mai venuta alla Caritas – commenta Daniela Biondi, responsabile del centro di ascolto di Ravenna –, anzi, in alcuni casi era venuta, ma solo per darci una mano: mai si sarebbe immaginata di passare dall’altra parte».

«Si tratta – continua Biondi, rispondendo alla nostra domanda su quale sia l’identikit di questi “nuovi poveri” – di persone tendenzialmente giovani, sotto i 50 anni, quasi sempre con figli, la maggior parte italiani. Che avevano un lavoro legato in particolare al turismo o all’agricoltura e che con il Covid lo hanno perso praticamente da un giorno all’altro. Sono persone che ci dicono che fino a poco tempo prima stavano bene e che si presentano quindi con grande imbarazzo, si sentono umiliate».

Dopo il boom di richieste della scorsa primavera e il rallentamento in estate, solo nell’ultimo mese alla Caritas si sono presentati 20 nuclei famigliari nuovi. Un fenomeno che, secondo Biondi, non potrà che peggiorare con il passare dei mesi. «Credo sia inevitabile un effetto domino in tutta una fetta della popolazione che contava molto anche sulla cosiddetta “disoccupazione”, ma che, senza lavoro ormai da tempo, nei prossimi mesi non ci sarà più. E il problema sarà anche abitativo, perché molti sfratti al momento rimandati potrebbero diventare esecutivi il prossimo anno»”.

Il tema della povertà è una cosa seria e la risposta non può esser nel nuovo regolamento urbano di polizia che sembra considerarla degrado. Occorre intervenire sul fronte alimentare (mense) e potenziare il sistema di centri di accoglienza (diurni ma anche dormitori). Oltre a tutta la rete di protezione che va incrementata. I volontari sono da valorizzare come complemento dell’intervento pubblico che non può essere sostituito da quello privato. Come Ravenna in Comune abbiamo assunto l’impegno di una continua sollecitazione in tal senso rivolta all’Amministrazione Comunale. E questo continueremo a fare.

#MassimoManzoli #RavennainComune #Ravenna #povertà #degrado

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A Ravenna non ci sono più centri diurni di accoglienza per senzatetto

Fonte: Ravenna&Dintorni del 27 novembre 2020

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Alla Caritas il 50% di famiglie in più rispetto al 2019: «1 su 3 non era mai venuto»

Fonte: Ravenna&Dintorni del 28 novembre 2020

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