LA BALLATA DEL MARINAIO

C’è poca poesia in questo articolo, titolo a parte. Abbiamo più volte sollecitato il Sindaco e il Presidente dell’Autorità Portuale a che fornissero aggiornamenti sulla situazione dei lavoratori bloccati sulle due navi abbandonate dal loro datore di lavoro. Le navi, la Gobustan e la Sultan Bey, sono arrivate nel nostro porto, rispettivamente, il 16 giugno e il 16 luglio. E sono finite sotto sequestro per i debiti contratti dall’armatore, quel Mubariz Mansimov Gurbanoğlu proprietario del gruppo Palmali che, incarcerato in Turchia, non è più in grado di garantire la liquidità necessaria agli approvvigionamenti della sua flotta. Ci sono infatti almeno altre 13 navi sotto sequestro nei vari porti del Mediterraneo.

Le ultime notizie pervenute dalla stampa locale, prima del totale silenzio, circa 2 settimane fa, rendevano noto che per la fine di agosto sia il gasolio, indispensabile per il funzionamento dei servizi di bordo (poiché, come noto, le banchine del porto non hanno possibilità di fornire l’energia elettrica) che le provviste di cibo e acqua sarebbero terminate.

Né de Pascale né Rossi hanno ritenuto opportuno dare notizie che rassicurassero sulla sorte dell’equipaggio. 27 persone che, causa normativa di contrasto al Covid-19, ci era stato precedentemente detto, non potevano né sbarcare né rientrare presso i paesi di origine (extra UE). Preclusa, dunque, la possibilità di contattare direttamente i lavoratori.

Abbiamo però ottenuto informazioni da un ottimo articolo di Federico Formica per Repubblica (“In tre porti italiani il dramma dei marinai abbandonati dall’ex amico di Erdogan”). Le riassumiamo di seguito per quanto riguarda la situazione dei marittimi residenti coatti a Ravenna.

A quanto risulta entrambe le navi non hanno più ricevuto nulla dall’armatore ma sono state ugualmente rifornite sia di carburante che di acqua e viveri per altri 10/15 giorni circa. Per la Gobustan ci si aspetta che possa essere messa all’asta a copertura, oltre che dei debiti contratti con i fornitori, di oltre 200.000 euro di stipendi arretrati. Non parrebbe perseguibile, invece, questa strada per la Sultan Bey, il cui equipaggio continua dunque a sperare in un raddrizzamento delle sorti del gruppo Palmali. Per entrambi gli equipaggi è in corso, da parte del Comitato di welfare della gente di mare (organizzazione di volontariato), il tentativo di percorrere la problematica strada del rimpatrio (verifica dell’assenza della positività e volo aereo a seguito del ripristino dei collegamenti con i paesi di origine). Questo perché non pare possibile provvedere ad ulteriori rifornimenti.

Altro non è dato sapere se non interverrà qualche comunicazione da parte istituzionale. Come Ravenna in Comune invitiamo il Sindaco ad un monitoraggio attento della situazione. Ne va della sorte di lavoratori che si trovano in condizioni di estrema difficoltà sul territorio di Ravenna. Ma ne va, anche, della possibilità di gestire diversamente da quanto è stato fatto in altre occasioni la presenza di navi in abbandono nel porto. Ricordiamo che la condizione di cimitero delle navi arenate nel porto di Ravenna ha portato ad uno sversamento nelle acque della Piallassa Piombone, con conseguenze sull’ecosistema e sugli animali, e ad una richiesta di rinvio a giudizio per inquinamento ambientale per la quale si aspetta a giorni di conoscere la decisione assunta dal giudice.

Se anche in questo campo “prevenire è meglio di curare”, l’attenzione verso una situazione di disagio non è solo eticamente doverosa ma anche di sicuro vantaggio per l’ambiente e per la collettività. O la Berkan B non avrà insegnato proprio niente!

[La ballata del titolo è quella scritta da Coleridge, The Rime of the Ancient Mariner, che tratta di maledizioni di navi e di equipaggi]

#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #porto #Gobustan #SultanBey

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