PARCO FLUVIALE DEI FIUMI UNITI

Quando si dice “ripartire”. Avviare subito il parco fluviale sarebbe una scelta intelligente Ritorniamo sul tema del parco fluviale, e ci ritorneremo ancora a costo di diventare insopportabili, perché crediamo che il suo avvio sarebbe quanto di più qualificante la nostra Amministrazione Comunale possa fare per il nostro territorio. Un bel po’ prima che esplodesse la “grana” del coronavirus, che tutto ha bloccato, erano state portate avanti conferenze di consultazione decentrate sul Piano Urbanistico generale, conclusesi poi in un’assemblea pubblica al quartiere Darsena. In tale percorso, venne più volte ribadito, non solo da molti intervenuti, ma dagli stessi conduttori dei gruppi di lavoro, dall’ Assessora all’urbanistica Del Conte e dal Sindaco stesso, che uno dei principali “fari” di ogni nuovo progetto urbanistico e di assetto del territorio dovrà essere l’insieme delle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. E si è molto descritto e spiegato che anche solo le diverse modalità di pavimentare un cortile, un parcheggio o una piazza possono fare una significativa differenza. E naturalmente una notevole importanza si è data alla valorizzazione delle aree verdi globalmente intese, in quanto produttrici di ossigeno, sequestratrici di anidride carbonica e veri e propri anticorpi nella qualità dell’aria. Se per il centro urbano questo vuol dire rivalutazione ed estensione di giardini e verde pubblico (come poi queste belle intenzioni stiano insieme a sconsiderati progetti, tipo quello di costruzione di un ennesimo megacentro commerciale a Fornace Zarattini, ce lo dovranno spiegare, ma questo è un capitolo a parte), fuori città si tratta di passare ad un percorso di rimboschimento, di (ri)naturalizzazione e di studio delle forme migliori di fruibilità.

Il progetto del Parco Fluviale dei Fiumi Uniti, che ha visto svolgersi un’interessante percorso partecipato denominato “Fiumi Uniti per Tutti”, può essere un passo in avanti fondamentale. Crediamo che l’avvio della “parte pratica” di questo disegno, e quindi la messa in opera delle prime realizzazioni concrete, insieme all’attivazione dei percorsi per il reperimento dei fondi necessari, debba cominciare da subito. Per esempio, si tratta di contattare gli agricoltori proprietari dei campi viciniori ai fiumi Montone e Ronco e far loro proposte concrete di rimboschimento di fasce di terra contigue agli argini, ovviamente prevedendo meccanismi di incentivazione. Si deve chiedere ai gestori di aziende agricole e agrituristiche di farsi parte attiva, costruendo con loro progetti di convivialità e turismo sostenibile ed educazione ambientale. Si devono cominciare a mappare i punti in cui possano realizzarsi aree di sosta. Si devono tracciare i primi percorsi da adibire a sentieri ecologici attrezzati. E le idee possono (e dovranno) essere molteplici. Dal momento che tutte queste cose sono in grado di mobilitare risorse, questo può essere uno strumento che va incontro, e alla grande, alle esigenze di ripartenza di quanti sono stati colpiti (si pensi agli agriturismi, per esempio) dalla crisi collegata alla pandemia.

Il Comune di Ravenna è in scadenza e fra un anno, giusto giusto, si andrà a votare. Se la Giunta e la sua maggioranza decidessero di lasciare in eredità a chi verrà dopo un lavoro già concretamente ben avviato nella realizzazione del parco fluviale, farebbero una gran bella figura, oltre che compiere un doveroso atto di rispetto verso l’ambiente e la popolazione del territorio.

tratto da l’Argine, periodico on line di Ravenna in Comune zona 7

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