DOPO 10 ANNI RITORNANO LE BOMBE NASCOSTE

Dieci anni meno due mesi fa, il 22 giugno 2010 alle 17.08, l’allora incaricato della CMC riceveva una telefonata: “C’è un bambino di un metro e mezzo imbrigliato nella griglia della draga. Un bambino nel senso di quelli che fanno boom”. Di quel ritrovamento le autorità non vennero avvisate e la bomba venne trasferita nelle poco profonde acque della Pialassa del Piombone. Accadde nel corso dell’ultimo dragaggio vero e proprio del porto. Per quella vicenda ci furono nove indagati di cui solo tre, pur rinviati a giudizio, vennero assolti. Per gli altri, tra cui l’allora segretario dell’Autorità Portuale (che per l’ente riveste ancora il ruolo di direttore tecnico), il processo svoltosi tre anni dopo si concluse con tre patteggiamenti e tre condanne in abbreviato con pene dai cinque ai dieci mesi. Molto peggio andò alla cittadinanza dei lidi. 4.000 residenti furono direttamente interessati dall’ordinanza che il Comune di Ravenna dovette emanare per la rimozione della bomba (700 chili di tritolo) dalla Pialassa del Piombone, lo spostamento lungo il Candiano, il parcheggio in mare, il trasporto fino all’altezza del Poligono militare di foce Reno e la successiva detonazione controllata. Due giorni che videro impegnati ben 350 persone. Fu interdetta la navigazione nel tratto di canale compreso fra l’imboccatura delle dighe foranee ed il canale di accesso alla Pialassa del Piombone compreso. Fu vietato l’ormeggio alle navi in una ventina di banchine; persone e veicoli non poterono avvicinarsi a meno di 200 metri dal ciglio delle banchine stesse, niente persone su pontili, moli e banchine e a bordo di navi ormeggiate in un’altra decina di punti, compresi alcuni cantieri navali e circoli diportistici. Danni mai quantificati e, soprattutto, mai fatti pagare ai responsabili.

Ora siamo da capo. Diciannove ordigni bellici, molti in grado di esplodere, sono stati ritrovati dalla ditta incaricata di bonificare un tratto di duna eretta a protezione degli stabilimenti balneari di Lido Adriano, nel tratto compreso tra gli stabilimenti balneari Giada Beach e Bagno Azzurra, dopo l’iniziale individuazione da parte del metal detector di un “cercatore di tesori”. Sono ordigni di fabbricazione italiana, tedesca e americana. Evidentemente, come nel caso del “bambino della Pialassa”, sono stati rinvenuti durante diverse opere di scavo e poi collocati tutti assieme all’interno della duna per disfarsene senza arrestare i lavori e senza pagare il costo di procedure condotte a termini di legge. Il costo in termini di pericolo per la popolazione e quello monetario per la bonifica, anche questa volta, risulterà elevato.

Tutto concorre a credere che, molto probabilmente, anche questa volta non si riuscirà a far pagare ai responsabili il prezzo di quello che appare come un vero e proprio tentativo di strage. Chiediamo però alle autorità competenti, le cosiddette forze dell’ordine, di fare tutto il possibile per individuare i criminali. E se per le indagini si dovesse per un po’ distogliere l’attenzione dai pericolosi camminatori seriali, non saremo noi di Ravenna in Comune a lamentarci col Sindaco!

#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #LidoAdriano #bombe

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Bombe Ravenna, il mistero degli ordigni trovati sulla duna

Sorgente: Ancora bombe pericolosamente nascoste

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Bomba “nascosta” nella piallassa Piomboni: raffica di condanne

Sorgente: condanne a dirigenti ap, cmc e piloti del porto

One comment to “DOPO 10 ANNI RITORNANO LE BOMBE NASCOSTE”
  1. Si tratta di eventi gestiti da una imprenditoria criminale che rimangono spesso occultati dall’omertà dei manovali e dalla regia del “colletti bianchi”; sulla fabbricazione italiana e tedesca conosciamo il genio criminale a monte; su quella americana-senza dimenticare Hiroshima e Nagasaki-occorre approfondire quel filone di storia partigiana -assolutamente credibile- di un eccesso di bombe “alleate” usate non contro i nazisti ma per “competere” con la Resistenza e limitarne la portata; ad ogni modo : oggi è più alla portata di mano individuare i responsabili dell’ultimo atto criminale ; prendo spunto da altri eventi, qualcuno vissuto personalmente per questioni di amianto : operai che hanno “confessato” di aver seppellito qui o là, quando, perchè e su ordine di chi…
    Gli esecutori materiali del fatto sono certamente in vita, se sono in casa per via del virus, quale “diversivo” miglior che scrivere un nuovo capitolo di “memorie di (Lido) Adriano” ???

    Vito Totire, rete ecologia sociale

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