IL LAVORO MENTRE IMPERVERSA IL VIRUS

Non siamo ancora arrivati al picco e quindi siamo ancora lontani dal dover affrontare la discesa ma le contraddizioni già esplodono soprattutto nel mondo del lavoro.

Qui ci troviamo con dipendenti pubblici chiamati al lavoro da casa, più o meno inventato di sana pianta, visto che per lo più non lo si è sperimentato prima. Lavoro agile dovuto alla necessità di togliere di mezzo la maggior parte dei contatti forieri di contagio, naturalmente. Là, invece, troviamo dipendenti pubblici in prima fila nell’emergenza che, al contrario, a stretto contatto con il contagio sono costretti a starci, riparandosi il meglio possibile. Se si può. Finché si può.

E poi ci sono gli impiegati del settore privato che si confrontano con il telelavoro e gli operai che continuano come prima perché col telelavoro le fabbriche non funzionano. Né si muovono col telelavoro le merci lungo tutta la catena logistica: dalle navi ai magazzini, dallo scarico al trasporto allo stoccaggio. Ci vogliono portuali, camionisti, facchini, lì presenti sul posto, sulla gru, sul tir, sulla pala meccanica.

E poi c’è chi sta con la mascherina nei negozi e nei supermercati e chi sta semplicemente a casa perché i luoghi di lavoro, che siano ristoranti o saloni di bellezza, sono chiusi e basta.

C’è chi percepirà la retribuzione come prima, chi la cassa integrazione, chi niente. Chi riuscirà a cavarsela e chi si ammalerà. Chi guarirà e chi morirà.

Ecco le contraddizioni. Dovute ad una prima volta, la pandemia, a contatto con qualcosa che c’è da tempo, l’enorme varietà delle condizioni di lavoro, creata ad arte per dividere il fronte dei lavoratori. Che, pertanto, reagisce in ordine sparso. C’è chi si adegua e basta e chi subisce perché non c’è altro da fare. L’USB ha indetto da giovedì due settimane di sciopero ad oltranza di tutto il settore dell’industria in Emilia-Romagna e di tutte le imprese operanti al loro interno. La Fiom Cgil di Ravenna lo ha proclamato dentro la Marcegaglia per la sola giornata di oggi.

Come Ravenna in Comune rivendichiamo da tempo che, per quanto dipende dal Comune di Ravenna, si eliminino le differenze di trattamento, si internalizzino le attività, si uniformino le condizioni di lavoro. Non lo si è fatto prima del Corona Virus; non si trovino scuse per evitarlo dopo. La pubblica amministrazione deve essere un esempio guida nel mondo del lavoro; non deve mimare le modalità padronali di gestione dei rapporti di lavoro. Da novembre 2019 sono venuti meno i blocchi alle assunzioni, quindi non ci sono più limiti sotto questo aspetto.

Anche noi siamo convinti che “tutto andrà bene”. Quello che Ravenna in Comune pretende è che accada per tutte e tutti.

#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #coronavirus #lavoro

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Coronavirus. Sindacato di base USB proclama sciopero di 15 giorni in ER per la salute e il salario

Sorgente: Lo sciopero di USB

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Fiom Cgil Ravenna proclama sciopero in Marcegaglia per 14 marzo, per tutela dei lavoratori

Sorgente: lo sciopero della fiom

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Scuole chiuse per il Coronavirus: “Lavoratori a rischio stipendio?”. Sul tema è intervenuto il capogruppo di Ravenna in Comune Massimo Manzoli, presentando un question time al sindaco de Pascale

Sorgente: Ravenna in Comune sulle differenze tra lavoratori

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