LA PRIMA COSA BELLA – LA RONDA DELLA CARITÀ

Riprendiamo integralmente questa bella intervista di Federica Ferruzzi per Setteserequi a Francesco “Zebra” Rivelli della Ronda della Carità. Ci sembra importante farne il primo racconto dell’anno per la nostra rubrica.

A fianco della Ravenna illuminata a festa, con i negozi aperti per gli acquisti e l’albero allestito in piazza, ce n’è una che non si vede. È quella che ogni domenica sera si palesa ai volontari della Ronda della Carità, che si ritrovano nei locali della Caritas di piazza Duomo per fare incetta di coperte e prodotti alimentari da distribuire a chi vive in strada. A raccontare l’attività del gruppo è Francesco Rivelli detto «Zebra», 25 anni, che esattamente da cinque si occupa dei meno fortunati. «Ci incontriamo nella sede di Caritas per fare l’inventario di quello che abbiamo e preparare tè caldo da distribuire in strada. Siamo volontari, giovani e meno giovani, alcuni studenti universitari, ma il numero è in calo. Le forze si sono ridotte e, ovviamente, meno siamo, più tempo ci mettiamo». Anche la durata delle uscite è variabile e dipende dalla voglia di parlare di chi si incontra. «Al contrario – prosegue Rivelli -, l’utenza è aumentata e arriviamo anche a 12-15 persone per volta». A cambiare in questi anni sono stati anche i luoghi in cui incontrare chi vive in strada. «L’unico posto che è rimasto invariato è il porticato della Coop di via Faentina, dove stazionano tre persone di origine ungherese con due cani. Altri luoghi che si sono aggiunti nel tempo sono il parco Badiali, in zona Nullo Baldini, dove incontriamo spesso un italiano che dorme lì, oppure il quartiere del centro iperbarico, dove un rumeno dorme in una casa abbandonata. Ultimamente abbiamo registrato qualche “utente” in più anche in centro, come nel caso di una signora ucraina che staziona vicino al liceo artistico, o come il ragazzo di Roma che ogni sera si rifugia nel porticato di vicolo Corradini». Le storie sono quelle di chi ha perso il lavoro, è rimasto senza famiglia o ha divorziato. «L’utenza è aumentata e cambiata. I serbi che stavano vicino al cimitero non ci sono più, così come se ne è andato il signor Arturo, che sostava con la roulotte sotto il ponte di via Faentina. In molti hanno dovuto lasciare la propria casa e hanno figli. Purtroppo tanti bevono, la condizione non è facile anche a livello psicologico». Difficile, in molti casi, reinserirsi in società. «Dipende molto dalla loro volontà, questo è un tasto dolente – racconta il responsabile -. Alcuni vorrebbero un aiuto a modo loro, altri si fanno aiutare ma senza continuità, dipende sempre dalla situazione e dai momenti che stanno vivendo. Negli ultimi tempi un signore rumeno ha avuto un principio di tubercolosi, un altro era caduto da una scala e per forza di cose si sono dovuti appoggiare a qualche struttura, ma poi se ne sono andati». Chi vive in strada molto spesso si conosce e, in tanti casi, segnala nuove persone alla Ronda. «Di molti abbiamo il contatto telefonico, prima di iniziare il giro li contattiamo per vedere dove sono. Oltre alle coperte e al te lasciamo anche pizza e dolci che ci dona il forno Forcelli di via Garigliano, che integriamo con quello che ci offre la Caritas». Per distribuire prodotti, però, servono braccia che, al momento, mancano. «Diciamo che siamo rimasti in non più di sette-otto volontari, speriamo di reclutarne qualcuno di nuovo. Ogni tanto arrivano gruppi scout accompagnati dai loro responsabili o giovani di varie parrocchie che si stanno avvicinando al progetto: speriamo che qualcuno si unisca a noi in maniera continuativa».

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Ravenna, L’attività della Ronda della Carità nella Ravenna invisibile

Sorgente: povertà a Ravenna

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