ESPROPRIO BALNEARIO

È notizia recentissima che il Comune di Cervia ha rotto l’argine e ha fatto venir giù la diga. Fuor di metafora: ha iniziato a rilasciare le proroghe delle concessioni delle spiagge demaniali. C’è una norma italiana (l’ultima Legge di Bilancio) a prevederlo ma c’è anche una norma europea (la Direttiva Bolkestein), che la legge italiana deve rispettare, a dire che non si può. Infatti prevede che gli Stati membri effettuino «una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e trasparenza» e dispone inoltre che l’autorizzazione sia rilasciata «per una durata limitata adeguata» senza la possibilità di prevedere un rinnovo automatico «né accordare altri vantaggi» al gestore uscente. Altro che proroga automatica! Si tratta della terza volta negli ultimi 10 anni che lo Stato Italiano ha chinato il capo di fronte alla potentissima lobby dei balneari: la prima volta spostò il limite al 2015 poi, dietro l’incalzare delle pressioni della lobby, lo spinse più avanti, sino al 2020 e ora, calando un’altra volta le braghe, ha dato altri 15 anni! L’Italia si è già vista contestare le proroghe precedenti e non c’è possibilità che il film scorra diversamente questa volta. Solita trama: contestazione dell’infrazione, condanna e multa. 

Secondo il Dossier Spiagge 2019 di Legambiente, le concessioni demaniali italiane sono 11.104 per stabilimenti balneari e 1.231 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici. La media italiana è di un 42% di coste sabbiose occupato da questi due tipi di concessioni. L’Emilia-Romagna arriva al 69,3%! Non basta: nella nostra regione la Legge Regionale n. 9/2002 ha imposto un limite minimo (ed irrisorio) solo del 20% della linea di costa dedicato a spiagge libere, un limite decisamente inferiore a quello stabilito in Puglia e Sardegna dove si raggiunge il 60%. E la fregatura è dietro l’angolo, perché il limite non si applica per singolo comune ma per l’intera costa. Per cui è solo grazie alle aree protette della fascia a nord di Comacchio che la “regola” regionale viene rispettata. Ma non è ancora finita, visto che per il 10% l’Emilia-Romagna si ritrova delle acque costiere non balneabili. Che, non sorprendentemente, riguardano più spesso le spiagge libere che quelle concessionate. In buona sostanza, nella nostra Regione è diventata merce rara una spiaggia al contempo libera e balneabile. Arrivati a questo punto si deve ringraziare che ancora non siano stati messi su muri per impedire l’accesso, come ad Ostia! 

Quanto costa un metro quadro di spiaggia? Il litorale ravennate è stato ritenuto “normale” per cui i canoni di concessione valgono 1 euro e 32 centesimi per la spiaggia tal quale e 2 euro e 20 centesimi per le parti “coperte” (bar, cabine e ombrelloni tutti impiantati dal concessionario). L’importo è per metro quadrato di concessione su base annua. Solo se a venir concessionati sono fabbricati dello Stato l’importo trova un qualche allineamento con valori di mercato per fabbricati privati di tipologia analoga. 

La normativa italiana che disciplina la materia, dal Codice della Navigazione in giù, parte dal presupposto che le spiagge siano risorse pubbliche, cioè di tutti. Ossia che l’utilizzo libero sia norma e la concessione eccezione. La realtà come si è visto è ben diversa. Ricordiamo i numeri: 70% di costa regionale in mano a privati che corrispondono, almeno a Ravenna, 1 euro e 32 centesimi l’anno per metro quadro! Si tratta di valori a dir poco contenuti che, grazie agli ultimi 10 anni di proroghe, costituiscono un ben misero corrispettivo a fronte della garanzia di sfruttamento di una concessione per almeno un quarto di secolo. Solo dopo si parlerà di “gare”… salvo ulteriori proroghe.

Come Ravenna in Comune non siamo notoriamente ideologicamente schiavi del concetto di libero mercato e della sua invisibile manina. Riteniamo ci possano essere valide ragioni perché una risorsa pubblica sia allocata senza gara e mantenuta in assegnazione per periodi anche lunghi. Può trattarsi di progetti aventi caratteristiche del tutto peculiari, di attività con ricadute benefiche sulla collettività, di accordi per garantire un reddito da lavoro in situazioni di particolare criticità, ecc. Si può anche prendere in considerazione una sorta di “scambio” in caso di investimento di risorse private dove il pubblico non riesce a reperirle. A patto, ovviamente, che si tratti di situazioni “vere” e non di motivazioni addotte a posteriori per giustificare trattamenti di favore.

Nel caso delle spiagge, però, ci troviamo di fronte a proroghe a pioggia, in assenza di qualunque vantaggio per il pubblico. La narrativa degli importanti investimenti affrontati dal privato e della necessità per questi di un loro ammortamento… è, appunto, una storiella in mancanza di qualunque controllo o di riferimento e valutazione specifica: la proroga è per tutti. Soprattutto la proroga non fa distinzioni tra chi gestisce direttamente lo stabilimento balneare e chi, invece, lo affitta lucrando la rendita di posizione al momento dell’incasso di un lauto canone di affitto avendo pagato un irrisorio canone di concessione. Per 25 anni: alla faccia del rischio imprenditoriale!

Intanto associazioni e comitati cittadini raccolti in un coordinamento nazionale da Legambiente, hanno lanciato una campagna «per difendere il diritto di accesso alla spiaggia e fermare le proroghe». Le prime diffide hanno interessato il Comune di Rimini, altre seguiranno. La proroga è «in evidente contrasto con le regole europee» come “confermato da una sentenza della Corte di Giustizia europea”, per cui il passo successivo annunciato dai firmatari delle diffide in caso di risposta negativa o di assenza di risposta da parte dei Comuni è il ricorso al Tar, con la possibilità di arrivare fino ai giudici europei. Un iter che potrebbe tuttavia essere anticipato dalla stessa Commissione Ue, che ha già annunciato l’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia. 

Teniamo a mente tutto questo quando sarà il Sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, anche lui cervese tra l’altro, a cedere alle richieste dei balneari locali e annunciare a sua volta la “buona notizia” dell’aggiunta di altri 15 anni senza gara alla durata delle concessioni rilasciate dal Comune di Ravenna! Come Ravenna in Comune non mancheremo di ricordarlo…

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Sorgente: Medri allunga le concessioni ai bagni al mare

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