IL VERDETTO

Siamo alle ultime battute nel processo in corso sui “fanghi” del dragaggio del porto.
Nell’udienza di inizio dicembre l’accusa lo ha ribadito: ci sono fanghi «ancora depositati nelle casse di colmata sine titulo» e questo nonostante tutte le autorizzazioni siano scadute e le casse siano state ormai tutte dissequestrate. «E dopo sette anni da tale scadenza, possiamo dire di essere davanti a una discarica abusiva», da cui conseguirebbe un illecito «abbandono di rifiuti».
Nella successiva e ultima udienza del mese scorso, le difese hanno sostenuto che, relativamente a quanto imputato ai loro assistiti, non sono ravvisabili reati.
La decisione del giudice è attesa a Ravenna al di là del procedimento penale in corso, perché con le casse di colmata ancora piene è impossibile conferire altri materiali al loro interno. Se non si svuota, dunque, non si scava. E se non si scava, non solo non può approfondirsi il canale, ma nemmeno gestire l’ordinaria manutenzione dei fondali, che si stanno progressivamente ed inesorabilmente insabbiando. Nonostante tutto questo si sappia da tempo, il Presidente Rossi dell’Autorità Portuale ha sempre dichiarato che non può esserci alternativa, di fatto scommettendo di riuscire comunque a svuotare le casse di colmata, riutilizzando i fanghi ormai asciutti nelle opere del porto o lì vicino. Il Sindaco ha a sua volta scommesso su Rossi.
Non sono pertanto solo i sei imputati a temere una sentenza a loro sfavorevole. Il settimo ad essere condannato potrebbe essere proprio il porto. E l’ottava potrebbe essere una condanna a morte per l’economia di Ravenna, già oggi in condizioni di gravissima difficoltà nel settore edilizio, energetico, ecc. ecc.
Oggi il verdetto.

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