Un’altra strage in mare. L’Europa deve fermare la guerra ai migranti.

Ancora morti nel Mar Mediterraneo. Un’imbarcazione in cui viaggiavano oltre 400 persone, provenienti soprattutto da Somalia ed Eritrea, si è rovesciata mentre cercava di raggiungere le coste meridionali d’Europa, probabilmente l’Italia. Non possiamo parlare di fatalità, non possiamo più sorprenderci. Dagli anni novanta a oggi sono morte nel Mar Mediterraneo più di 27mila persone, oltre 3700 nel solo 2015. Sono i numeri di una guerra, una guerra che l’Europa sta combattendo contro i popoli del sud del mondo, popoli che per decenni ha colonizzato e di cui ha sfruttato le risorse umane e naturali. E che costringe alla morte impedendo loro con ogni mezzo, anche con muri e filo spinato, di immigrare. L’Europa dei diritti umani, premio Nobel per la pace, deve cessare questa guerra. Da anni le organizzazioni internazionali, ma anche la stessa Commissione Europea, chiede di gestire i flussi migratori creando dei canali di ingresso regolari per l’Europa. Chi fugge da guerre e persecuzioni, e che ha diritto alla protezione internazionale e all’accoglienza, deve poter venire in Europa in sicurezza e in dignità tramite un visto per motivi umanitari. Chi fugge spinto dalla miseria, per cercare un’occupazione, deve poter ottenere un visto per ricerca lavoro, un progetto migratorio che si potrebbe autofinanziare con gli stessi soldi, migliaia di euro, che un migrante mette invece nelle mani dei trafficanti. Solo così si possono fermare le stragi in mare. Stragi a cui purtroppo parte dell’opinione pubblica è ormai assuefatta. Destò molto scalpore la strage del 3 ottobre del 2013 al largo di Lampedusa in cui morirono circa 390 persone. Già in meno ricordano la strage di un anno fa, il 18 aprile 2015, sempre nel Canale di Sicilia, in cui sono state date per disperse tra le 700 e le 900 persone, i cui corpi nessuno ha ancora recuperato.

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