L’appello del gruppo Rottama Italia

Pubblichiamo l’appello del gruppo Rottama Italia di Ravenna


 

Lettera aperta
A proposito di Trivellazioni. e di pratiche democratiche

Alla cittadinanza
All’Amministrazione comunale “uscente”
Ai candidati Sindaca/o
Alla Stampa

Gli esiti del Convegno da noi promosso il 6 febbraio scorso – Trivellazioni. Economia-Lavoro-Ambiente – hanno meritato, da parte nostra, una prima attenta valutazione, che affidiamo a questa lettera aperta. Intendiamo infatti mantenere aperto, in città, uno spazio pubblico di riflessione su questioni cruciali per il presente e il futuro della nostra comunità.

Per il presente e il futuro del mondo intero.

Direbbe Piero Calamandrei, grande padre costituente: «C’è Repubblica se c’è la consapevolezza che siamo tutte, e tutti, nella stessa barca». Non è facile trovare rotte del tutto condivise. Ma che la barca sia una, è indubitabile e il 6 febbraio scorso è stato questo – forse – il punto di arrivo condiviso.

Infatti, il convegno del 6 febbraio scorso è stato, prima di ogni altra considerazione, una buona pratica democratica che ha creato l’effetto “un’unica barca”. Il nostro invito al confronto con due esperti indicati dal nostro gruppo, Alberto Bellini e Stefano Zamagni, è stato accolto dall’Amministrazione comunale, che ha indicato due esperti di sua fiducia, Pietro Cavanna e Mentino Preti, da un sindacato – abbiamo riconosciuto in sala sindacalisti della CGIL – da esponenti di varie forze politiche – sicuramente gli Ecodem, 5 Stelle, Sel, Verdi, L’Altra Europa con Tsipras, Ravenna in Comune – numerosi imprenditori, il presidente dell’autorità Portuale, Galliano Di Marco, molte lavoratrici e lavoratori interessati alla loro sorte futura, e, in buon numero, cittadine e cittadini appassionati di “cosa pubblica”. Un buon laboratorio di pratica democratica che ha visto l’attenta partecipazione di più di 200 persone per quasi quattro ore di intenso approfondimento, confronto e dialogo. Numerosi gli interventi dal pubblico.

Da questo punto di vista, dal momento che non c’è Repubblica se non c’è partecipazione, e non c’è vera partecipazione, senza adeguate conoscenze e informazioni, il nostro convegno è stato soprattutto un buon esempio di pratica democratica. Un’eccezione, in questi tempi di conflitti “urlati” e di facili slogan. Un esempio che però proponiamo alla città come pratica senza la quale la democrazia è solo, appunto, uno slogan.

Nel merito.

Gli interveti degli amministratori – Giannantonio Mingozzi e Libero Asioli – hanno ripetuto posizioni note, meno problematiche, ci è sembrato, rispetto agli interrogativi che Enrico Liverani, anche pubblicamente, si stava ponendo. Anche Pietro Cavanna, di Assomineraria, ha confermato pratiche già in uso e un futuro di interventi identici al presente, che danno per scontata l’erosione delle coste. Storia antica. Anziché evitare il danno, si dà per scontato il danno e si cerca una spesso impossibile medicina che curi il male, cioè l’erosione causata dall’uomo, come se non bastasse quella naturale.

Clamorosi, e d’altra parte ampiamente noti, i dati riconfermati da Mentino Preti. In duemila anni la subsidenza – ovvero la costipazione naturale del suolo – è stata di 2 metri e 20 cm, mentre negli ultimi 50 anni, con l’insediamento dell’industria chimica a Ravenna che ha nell’ Oil&Gas, uno dei suoi distretti strategici, ha visto un abbassamento del suolo dai 114 ai 150 cm. Oggi soprattutto nel punto nevralgico di Lido di Dante, di fronte alla piattaforma Angela Angelina, che dal 1997 preleva gas, si ha una erosione di 2 cm all’anno, una velocità inusuale rispetto ai tempi lenti degli eventi geologici , con un grave pericolo per i cambiamenti ambientali che ne conseguono. Basti pensare che per ogni 20 cm di abbassamento del suolo si ha un avanzamento del mare ed una perdita di 40/50 metri di spiaggia. I dati ARPA presentati dall’ingegnere Mentino Preti al convegno, ci dicono che dal 1984 al 2011, il suolo si è abbassato di 45 cm.

Vogliamo qui citare, alla lettera, il messaggio che ci ha inviato Stefano Zamagni, impossibilitato, all’ultimo momento, a partecipare al convegno: «Avrei difeso la tesi secondo cui, in un orizzonte temporale di medio-lungo termine, le trivellazioni in Adriatico non costituiscono una opzione razionale sotto il profilo squisitamente economico. Solo nel breve termine, non sarebbe così. Ma la grande politica non può condannarsi al “short-termism”».

Ecco il punto, la politica.

È nell’intervento di Alberto Bellini che il nesso fra scienza e politica emerge con forza. Il Fondo Monetario Internazionale afferma che l’attuale modello di sviluppo non è sostenibile dal punto di vista economico, poiché i costi legati agli impatti ambientali sanitari sono superiori ai margini di profitto. Questa è scienza teorica o oggetto primario per la politica? I dati di fatto. L’energia fossile non è rinnovabile. Esistono tecnologie per avere energia rinnovabile al 100%. Inoltre, le rinnovabili sono vantaggiose anche dal punto di vista economico. Nel 2015 in Usa ci sono più occupati nella produzione di rinnovabili che in “oil and gas”. Certo, la transizione non è praticabile dall’oggi al domani. Diamoci trenta anni di transizione. Ma non di più, dicono anche gli scienziati dei mutamenti climatici. La transizione non è quindi un problema tecnico – le tecnologie esistono – bensì sociale ed economico, che deve porre al centro sicuramente il lavoro, l’attuale lavoro e il futuro lavoro. Questo è il grande compito della politica, che deve darsi, con pratiche democratiche per un’ampia condivisione, un obiettivo strategico: il completo passaggio alle energie rinnovabili entro il 2050.

In conclusione, le varie voci presenti nel convegno hanno trovato un punto di condivisione per lavorare – a piccoli passi o in fretta? – alla transizione. Mancano ancora punti di incontro sui tempi e sulla possibilità, o meno, del 100% possibile di energie rinnovabili.

In conclusione. Per Ravenna, oggi.

Il nostro territorio è molto fragile, e questo è un dato di fatto. Se continua il trend attuale, in 25 anni la subsidenza avrà cambiato in modo radicale e irreversibile il territorio.

Le nostre proposte, scegliendo come criterio cardine il principio di precauzione, in ordine di preferenza, sono queste:

– La piattaforma Angela Angelina va chiusa e trasformata in pozzo strategico di riserva per eventuali e future emergenze.

– In alternativa, ridurre la quantità di gas estratto e procedere alla ri-iniezione di acqua. È possibile? Perché questa pratica, che anni fa era stata prevista, non è stata effettuata? Può questa tecnologia comportare rischi sismici per il territorio?

Chiediamo inoltre a chi ha responsabilità di governo, nel presente e nel futuro, di coinvolgere – da subito – tutta la comunità ravennate nelle sue varie espressioni, sociali, sindacali, imprenditoriali, scientifiche, culturali, civili in una vasta comune azione che connetta lavoro e occupazione – siamo d’accordo con Bellini, è, questo, aspetto centrale –, conoscenze scientifiche, innovazione tecnologica e forze imprenditoriali.

Da ultimo.

Ci impegneremo a sostegno del referendum NO TRIV. Esprimiamo netto dissenso da chi, a livello nazionale e locale, sta drammatizzando il referendum e cercando di comprometterne l’esito.

Non abbiamo trovato la Regione Emilia Romagna fra le Regioni che hanno chiesto il referendum, uno dei pochi strumenti che, in questo tempo di crisi di fiducia nelle Istituzioni e nei partiti, la Costituzione della Repubblica continua a garantire perché il “popolo sovrano” possa fare sentire la sua voce. Riteniamo – questo – un errore politico di sottovalutazione dell’importanza, per la democrazia, della partecipazione.

Ci attendiamo risposte ai nostri quesiti e proposte, in particolare da chi si candida al governo della città.

Ci rivolgiamo in particolare alla stampa affinché sostenga il difficile percorso di coscienza e conoscenza.

Abbiamo, nonostante le mille difficoltà, fiducia nelle pratiche democratiche “costituzionalmente orientate”.

Il gruppo ROTTAMA ITALIA di Ravenna

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